59. Finestra

Creato il 07 aprile 2011 da Fabry2010

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Cesare nota un particolare curioso del romanzo che si forma giorno dopo giorno nella corrispondenza fra Teodora e Cavedagna: il dottore non ha elencato, per la prima volta, i sette temi trattati nell’ultima tranche della sua storia. Cosa l’avrà distolto da una struttura così regolare da costituire l’identità del testo stesso? Forse ha capito che i trucchi, le nervature segrete, non devono essere svelati, come la foglia che ha scoperto dentro il manoscritto, simbolo ambiguo che dice e non dice, suggerisce uno scenario inedito, uno sbocco a desideri inconfessati. E se l’avessero messa a bella posta per farlo vacillare, per fare spazio a manovre imprevedibili, all’intrecciarsi di trame diverse, l’insinuarsi di un testo alternativo, quello rubato, per esempio, nel faro in riva al mare dalla ragazza dai capelli rossi, così ambiguamente disponibile come la foglia ruvida e morbida, dentata e seghettata? O forse Cavedagna ha compreso che il romanzo non vale per la logica dei nessi e l’ordine perfetto delle parti, ma per l’anima di personaggi e situazioni, ed è su quella linea che dovrebbe lavorare, scavando nell’odio di Vangelis, la sua incapacità di godere della vita; nell’intensità di Cloe, che cerca nella corsa il ritmo giusto di pensieri e sentimenti o nei dubbi di Alberto, diviso tra razionalità e bellezza, nella passione di Viola, lanciata dietro i propri impulsi, con sprezzo di pericolo e buon senso. Cesare è confuso: si alza dalla sedia girevole, sfiora lo scrittoio di legno, il cestino della carta, una busta piena di libri e oggetti abbandonati – un misuratore di pressione, tre paia di calze elastiche, carte da gioco da utilizzare a capodanno -, aggira la spalliera della sedia, da cui pendono canottiere bianche e pantaloni, oltrepassa la bilancia su cui controlla il peso ogni mattina, e arriva finalmente alla finestra. Lo sguardo si posa sull’edicola, un parallelepipedo grigio, il frontone con la pubblicità di Ostia Oggi replicata quattro volte, la tenda bianca attraversata dalla scritta Libreria e Ricariche, le ante a vetri con la parte centrale gremita di merce di ogni tipo – birilli, binocoli, palloni -, scatole vuote e una sedia alla quale il giornalaio domanda un po’ di quiete nell’attesa fra un cliente e l’altro. Tra il piazzale e l’edicola c’è una folla di gente concentrata su un punto nel mezzo della strada, un’ambulanza e un’auto della polizia, la voce disperata di una donna che continua a gridare: Cosimo! Cosimo! senza che nessuno riesca a consolarla.



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