Una narrazione a due voci, quelle di Laura e Massimo, un continuo avanti e indietro nell’arco temporale di dieci anni, per parlare di una storia d’amore, vera, attuale, amara, passionale… simile a quella di tante coppie.
La conoscenza e il primo approccio, l’innamoramento e la passione, il matrimonio e l’amore, e, infine, la crisi. Crisi che poi è l’inizio del romanzo. La storia prende avvio, infatti, con Laura che mette in “stand-by” Massimo, perché è talmente tanta l’abitudine che non sa più distinguere quello che ha da quello che vorrebbe avere.
Se Laura è una svagata cronica, irrazionale, istintiva, volubile e sempre disponibile, Massimo è un uomo razionale, misurato, che pianifica ogni cosa.
Due mondi agli antipodi. Eppure si trovano e pensano di potersi incontrare a metà strada. La débacle, però, è inevitabile se tutti e due smettono di essere se stessi fino in fondo per compiacere l’altro.
Laura e Massimo sono vittime della loro pigrizia e vigliaccheria, dell’indifferenza reciproca e dei silenzi che pesano più di un tradimento o di una bugia.
Il fatto che sia proprio l’accomodante Laura a mettere in pausa il rapporto, a ridiscutere la propria vita e di conseguenza quella degli altri, lascia tutti spiazzati.
Nessuno sa, però, che Massimo, l’uomo tutto d’un pezzo, granitico e prevedibile, non è esente da difetti e ha fatto l’errore di trattare sua moglie come una bambola invece che come una donna…
Il romanzo è un continuo alternarsi di errori, ripicche, porte chiuse e riaperte, in un oscillante insicurezza che è poi quella che attanaglia ognuno di noi.