6. L’incantesimo

Creato il 18 settembre 2011 da Fabry2010

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Quando i figli del droghiere mi dissero che con un negro non volevano uscire, mi sentii male per la prima volta.
Io ho un sogno, che un giorno questa nazione si leverà in piedi.
Mia madre mi disse di non impressionarmi: nessuno è più importante di te, figlio, non dimenticarlo.
E vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni.
Non pensare di valere meno dei bianchi; ma intanto arrivavano le telefonate, e ogni volta che il telefono squillava c’era un sussulto di paura, perché gli incappucciati non perdonano, la croce in fiamme sa contare bene le stazioni della passione negra.
Noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
E sei tra l’incudine e il martello, tra quelli che ti chiamano nigger e gli altri che ti chiamano venduto, perché vogliono la guerra, la violenza, perché un prete è dalla parte dei bianchi e vive del loro lurido denaro.
Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo furono padroni di schiavi sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Avevo deciso di fare il prete, non l’avvocato o il medico, perché un reverendo può parlare, può dire quale sia la distanza tra il desiderio e la realtà, tra la mano che dà e quella che toglie, avevo già sulle labbra le parole che avrei pronunciato alla mia gente.
Io ho un sogno, che un giorno persino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e di giustizia.
Anche se un giorno Malcom disse che chiamano nigger un negro laureato, io volli fare il prete e mio padre mi capì e mi portò nella sua chiesa, e mi fece predicare, pronunciai le parole che mi salivano dal cuore sulle labbra, in ogni notte.
Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la qualità del loro carattere. Io ho un sogno, oggi!
Tutte le parole mi tornarono alla mente quando salii sul pulpito e ricordai quello che dicevano di noi, che mio padre puzzava, da ragazzo, perché strigliava i muli, e non mi sentii mai così fiero di lui come quando seppi che era timido con le ragazze perché aveva paura che se ne accorgessero.
Io ho un sogno che un giorno, in Alabama, con i suoi malvagi razzisti, con il suo governatore dalle cui labbra provengono parole di veto e annullamento, che un giorno, proprio qui in Alabama, i ragazzini negri e le ragazzine negre sapranno unire le mani con i ragazzini bianchi e le ragazzine bianche come se fossero fratelli e sorelle. Ho davanti a me un sogno, oggi!
E mi vennero in mente i deliri sulla superiorità, le processioni degli uomini con le torce accese, la croce in fiamme, che un giorno accolse chi aveva amato soprattutto i disprezzati ed era morto in mezzo a loro.
Io ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati, e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli esseri viventi, insieme, la vedranno.
Pensai agli schiavi, ai deportati, che si gettavano in mare e morivano in bocca ai pescecani, pensai agli aneliti schiacciati, alle chimere svanite, alla bellezza che si trasforma in incubo, pensai alla folla che avevo davanti, vidi gli occhi fissare le mie labbra, perché aspettiamo sempre che qualcuno pronunci una parola, sappiamo che esistono parole capaci di rialzarci, di sollevare la pietra della tomba.
E’ questa la nostra speranza, questa è la fede con la quale mi avvio verso il Sud.
Mi tornò in mente il decalogo del sangue che parla da sé, della razza bianca che deve dominare, del negro che è inferiore e tale rimarrà, della terra che è dell’uomo bianco, dell’uguaglianza sociale e politica negata, delle briciole di cui il negro si deve nutrire, del più insignificante dei bianchi che è migliore del più elevato dei neri e che tutto è volere della divina provvidenza.
Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.
Le labbra pronunciarono parole che da sempre mi tenevo dentro, mi facevano male, tanto premevano, e nel momento in cui anch’io potei sentirle, come se parlasse un altro, vidi le facce della gente, capii che qualcosa si era mosso, sentii la pietra scricchiolare, il cuore aprirsi e mi accorsi che la stessa cosa succedeva a tutti, che nello stesso momento si era spezzato per tutti il sortilegio dell’odio, si era rotto l’incantesimo del male.



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