COSA DARE PER SCONTATO
Io che consiglio sempre di andare a fondo nelle cose, oggi vi dico che c’è una cosa che in queste settimane non solo potete ma che dovreste sempre dare per scontata. Date per scontato che per quante notizie sentiate non avrete mai il ventaglio completo degli avvenimenti che in Medio Oriente si stanno svolgendo in contemporanea, per il semplice fatto che i mass media non bastano più – o non sono mai bastati – a contenerlo. Vi consiglio vivamente anche la lettura del settimanale Internazionale, che offre ogni venerdì un’eccezionale raccolta dei principali articoli tradotti in italiano da varie testate mondiali, inclusi blogger. E comunque date per scontato che saprete sempre troppo poco o nulla di quello che sta avvenendo in Algeria, in Oman, delle rivolte soppresse ieri in Arabia Saudita, del Bahrein di cui non si parla quasi più. Date per scontato che in Yemen non è finita, che in Egitto nel marasma del brucia-e-salva si stanno trovando rapporti comprovanti contatti tra la CIA e i servizi segreti egiziani. Date per scontato che quello che trasmettono le TV di stato libiche è solo una minima parte della verità, che è tutta sul lato opposto di ciò che affermano le immagini scelte. Date per scontato che in Cina sta avvenendo una repressione poco documentata sulle sollevazioni popolari che vorrebbero aggrapparsi all’onda mediorientale, e che in Iran è in corso una rivoluzione, con manifestazioni, arresti, coprifuoco e si sventolano bandiere egiziane e tunisine anche se probabilmente non c’è più spazio per parlarne sui nostri giornali. Date per scontato che vi sono flussi migratori consistenti tra l’Egitto e la Libia di egiziani che perdono il lavoro e rientrano in patria, di libici che scappano alla morte, di aiuti umanitari prestati da un Paese arabo all’altro e di lavoratori africani emigrati in Libia che stanno vivendo giorni e notte d’inferno, perché sono fermi al confine egiziano nell’intento di scappare, ma vengono scambiati per i mercenari di colore impiegati da Gheddafi. Ogni mattina, date per scontato che ci sono migliaia di notizie che vi state perdendo e che nessuna di loro sarà priva di conseguenze per la vostra stessa vita – conseguenze che io non posso che vedere sotto una luce positiva: un riequilibrio globale, ma che come tutti i nuovi equilibri richiede una fase di assestamenti a suon di tempeste quando non di tsunami.
Mi rendo conto che l’Italia sta attraversando un periodo talmente fitto di eventi interni cruciali che immagino che nella giornata di un cittadino italiano medio non vi sia nemmeno lo spazio a volte per guardare fuori dalla finestra, da questa parte del mare. E’ comprensibile, io stessa non riesco a tenere insieme i pezzi di quanto mi sta succedendo attorno ogni giorno in Medio Oriente, e desidererei ardentemente giornate di quarantotto ore solo per riuscire a seguire la rivoluzione del mondo con maggiore dedizione, contemplandola senza correre, con un raccoglimento che contrasti un poco l’emorragia delle informazioni e della conoscenza. Ma è un’utopia che vola sempre più in alto sulla mia testa, come gli aquiloni del tricolore egiziano che passavano veloci fuori dal mio balcone al Cairo senza che io riuscissi a fotografarli.
Questo non essere mai abbastanza dentro le cose riguarda a mio parere anche e soprattutto i nostri capi di Stato europei, un po’ in imbarazzo su modi e tempi di intervenire nel mezzo di certi massacri in casa d’altri. Mi chiedo spesso, in questi giorni, cosa bisognerebbe fare se si sente che qualcuno sta subendo violenza di là dalla parete. E nonostante io aborra l’idea ipocrita di possibile “esportazione” di democrazia (come fosse possibile esportare innamoramento o destino), credo che intervenire a difendere una persona o una folla in pericolo mortale sia un istinto, collegato a buon senso, o più a monte, a un universale richiamo alla vita e alla sua salvaguardia.
Anche se ha un tono molto soft rispetto a quello che intendo dire (Libia, genocidi in corso, ecc.), vorrei qui citare un passo tratto da quest’articolo interessante di Presseurop.eu: “Ma senza volere essere pessimisti, l’impressione che regna è quella di un’Europa che fatica a essere presente agli appuntamenti significativi della storia. Una storia che la riguarda direttamente perché si svolge alla sua frontiera meridionale.”
Intanto, il consiglio militare venerdì ha stabilito che il 19 marzo in Egitto si terrà un referendum per emendare la costituzione (211 articoli, in vigore dal 1971), sospesa dal 13 febbraio. E finalmente per votare sarà sufficiente la sola carta d’identità.
A Dahab sul Mar Rosso giornata di commemorazione dei caduti della rivoluzione, al centro della baia (Lighthouse).