6. Padre

Creato il 06 maggio 2011 da Fabry2010

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La roccia è umida e porosa, pare sfaldarsi da un momento all’altro. E’ un punto in cui l’acqua fa un salto di circa mezzo metro, formando una piccola cascata. Yehochoua e Matityahou sono seduti sulla pietra bagnata e guardano la riva opposta: le tamerici fanno esplodere nuvole dense di rosa e verde, i fiori sono spighe delicate e lussuose come arredi nuziali, vergini che si offrono allo sposo con lampade di luce soffusa; il terebinto lancia vampe di fuoco con le sue bacche afrodisiache, il viagra dei poveri. Il cielo è una chiazza bianca che incombe fra acqua e terra come una presenza indecifrabile, un messaggio in una lingua sconosciuta.
Yehochoua ha una chioma lunga e nera che cade in disordine lasciando due o tre ciuffi sulla fronte, di cui uno raggiunge l’occhio sinistro, azzurro come l’acqua del Giordano; sotto il naso dritto e le labbra pronunciate, un pizzo rado dello stesso colore dei capelli.
- Mi affascina il gioco della schiuma; vi si leggono disegni sempre nuovi: tetti di case, una cupola gigante, un campanile che punta contro il cielo. C’è una città d’acqua che racconta la città di terra, rivelandone il lato variabile, pronto a convertire il proprio stato. Il fiume insegna che la vita è cambiamento, è un arabesco delicato, plasmato da un energia potente che lo incalza.
Matityahou ha un volto naturalmente sorridente; ricorda le cadute libere in kajak con gli amici di una volta, che lo invitano ancora per le mangiate sotto il fico.
- La schiuma benedice il coraggio, spinge a lanciarsi, per essere raggiunti dalla città dell’acqua.
In quel momento, un getto potente colpisce la roccia umida vicina ai loro piedi e un fiotto gelido li investe, lasciandoli sorpresi e gocciolanti. Nell’impatto sembra di sentire un suono, una voce, una mano che li tocca dal cielo, come un padre anziano e premuroso che si fa vicino.



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