Da qualche giorno a questa parte si sono moltiplicati i massmediologi esperti di "Internet".
Tutti a fasciarsi il capo, strillando ai quattro venti che è in atto un complotto massonico-lobbistico (a tratti multimediale) e che "la settimana nera delle nuove tecnologie" porterà alla rovina il bel paese.
Obblighi sui fornitori di servizi, stretta di vite sui diritti d'autore, restrizioni alla circolazione delle informazioni... Un incessante balletto che perdura da anni e che, nel bene o nel male, sembra in larga misura inattuabile a chi comprende anche marginalmente la complessità della rete globale, sulla quale le ambizioni protezionistiche locali stentano da sempre a fare presa...
Diversamente, nessuno (tranne gli addetti ai lavori, che se ne sono accorti da tempo...) parla del vero dramma globale-totale, ovvero della recente e radicale modifica apportata da "Facebook" ad "EdgeRank", l'algoritmo che determina la visibilità dei "posts" sul "social network" più amato dagli italiani! :)
Ché a vederlo così, tutto bello fumettoso, ti vien voglia di farci amicizia... :P
Nessuno ne parla, dicevamo...
In tal senso, il silenzio dipende in larga misura dalla percezione del problema, che è correlata principalmente alla natura dell'utente medio di "Facebook" che 1) non ha la più pallida idea della funzione primaria del "faccialibro" e 2) non è direttamente coinvolto nel fenomeno, in quanto i "casual users" del suddetto "social network" non sono abbastanza inseriti negli ingranaggi del sistema per accorgersi delle variazioni dei giri del motore. Loro sono i passeggeri in cabina, che guardano placidamente il paesaggio scorrere parallatticamente oltre il finestrino e subiscono passivamente gli scossoni del veicolo. ;)
Ma per fortuna c'è il Marte che, diversamente dalla massa, un po' per "hobby", un po' per lavoro, ci sta dentro fino al collo e vi spiega la rava e la fava; così voi capite mentre lui passa il tempo e fa un sano esercizio catartico, che è tanto liberatorio... :P
Il Marte, da una quindicina di giorni a queta parte...
Ma cominciamo dal principio... L'annosa domanda è: «che cos'è "Facebook"?». Il "casual user" di turno vi risponderà: «È un sito "Internet" sul quale ti registri, allacci/riallacci relazioni sociali e rimani in contatto con i tuoi amici.».
Niente di più sbagliato.
In realtà "Facebook" è il più grande bacino mondiale di identità targettizzate ed accuratamente catalogate, quotidianamente messe in vendita per scopi commerciali. ...E, badate bene, quando dico "targetizzate", non parlo banalmente solo di nomi, cognomi, luoghi di nascita e dati anagrafici. No, no... "Facebook", come e più di "Google", conosce ANCHE i nostri orientamenti sessuali, la musica che ascoltiamo, i "films" che ci piacciono, i siti che sfogliamo quotidianamente, il nostro orientamento politico... TUTTO!
Ogni nostro "like" ci incasella in determinate categorie di utenti.
...E qui entrano in gioco i possessori delle "fanpages". Si, perché lo scopo primario di "Facebook" è proprio quello di convogliare l'utenza giusta sulla "fanpage" appropriata.
Problema: Pierino è un utente medio di "Facebook" che una volta ha condiviso sulla sua bacheca un video di "Godzilla". Quindi il "kaijū" radiottivo gli piace. Ora, un nuovo "film" sul tirannosauro atomico è in lavorazione e, per l'occasione, la sua casa produttrice ha aperto una specifica "fanpage" PAGANDO "Facebook" per avere nuovi visitatori. Domanda: a chi mostreranno la pubblicità di "Godzilla", su "Facebook"?
"Sto arrivando, Pierino!!!".
Esatto. Il "faccialibro" è una colossale operazione di puro "marketing" pubblicitario.
Chi ha una pagina "Facebook" oltre al normale profilo personale lo sa benissimo.
Detto questo, il "faccialibro" è altresì uno stupendo strumento di "SEO". Se Pierino possiede un sito "Internet" anche amatoriale, dovrebbe avere una corrispondente pagina "Facebook" grazie alla quale moltiplicare la sua visibilità. Se il sito di Pierino è commerciale, la "fanpage" è obbligatoria.
In tal senso, una volta che sei posizionato sui motori di ricerca e "Google" lavora a pieno regime indicizzando tutto quello che scrivi, il resto lo fa la tua pagina "Facebook". Annunci di aver scritto un nuovo pezzo con uno "stato" munito di "link" oppure con un'apposita foto. L'amico lo vede e lo condivide. Gli amici degli amici ci mettono i "likes" e la divulgazione dell'informazione ti porta decine/centinaia/migliaia di utenti sul sito, a seconda della viralità del tuo "brand"...
Inoltre, puoi anche pagare per promuvere la tua "fanpage". Ovvero: scegli il tipo di utente (fascia d'età, sesso, interessi, tipi di pagine abitualmente viste...) e "Facebook" pubblicizza in maniera oltremodo mirata la tua pagina proprio alla gente alla quale interessa, senza dispersioni...
Tutto molto bello. Tutto estremamente funzionale. Se hai un'attività "web", ci stai dentro alla stragrandissima...
Solo che nel Maggio 2012 "Facebook" s'è quotata in borsa ed ha incominciato a dover rendere conto del suo operato agli azionisti, invece che all'utente finale.
Morale: l'azionista pretende che il contenuto promozionale a pagamento sia privilegiato rispetto a tutto il resto. Non solo. Vuole poter pagare qualsiasi cosa, visto che il denaro non gli manca... Risultato: non molto tempo fa è stata inaugurata la possibilità di promuovere perfino il singolo articolo postato... Pubblichi una foto, un "link" oppure cambi semplicemente la copertina della tua pagina? Puoi farlo sapere al mondo pagando!!!
"Beh, bello... Io che c'ho il sito commerciale, adesso ho un'opportunità in più per farmi vedere, no!?".
NO! In meno, perché nel mentre che il montarozzo di zucchero escogitava questa nuova "feature", i rubinetti di "EdgeRank" venivano drasticamente chiusi per tutti, allo scopo di penalizzare il contenuto gratuito in favore del monetizzato. Risultato: se fino a due mesi fa avevi 1000 "fans" ed un tuo "post" qualsiasi veniva mostrato mediamente a 180 persone, oggi, con la nuova "policy", quelle 180 persone diventano 30 utenti scarsi e se vuoi tornare ai livelli di prima, o paghi o ti attacchi!
Dalle stelle ("Che bello! Il mio sito cresce regolarmente, giorno dopo giorno.") alle stalle ("Accidenti. S'è bloccato tutto e, per quanto mi sforzo, la situazione non sembra migliorare...").
All'atto pratico, centinaia di "webmasters" hanno visto crollare il traffico complessivo sulle loro pagine "Internet" del 40/50%, nelle ultime tre settimane.
Ai piccoli imprenditori, ai "bloggers" amatoriali ed alle "ONLUS" che si sono rivolti direttamente a "Facebook" per derimere la questione, sono stati candidamente richiesti investimenti anche fino a 10.000 €uro al mese per riportare il traffico ai livelli abituali!!!
Cioè, ci rendiamo conto?!
Se non fosse abbastanza chiaro, io non sono una multinazionale, che posso investire una cifra del genere. La gente comune, le partite "IVA" ed i piccoli imprenditori della rete, gli €uro non li grattano dai muri e se te ne danno non dico 10.000, ma anche solo 50, gli devi quantomeno garantire che l'investimento produca un guadagno... Se devo metterceli a fondo perduto per riportare la situazione solamente alla normalità, mi sento vagamente preso per i fondelli. Ma VAGAMENTE, eh? ;)
Senza contare il fatto che quando ci sono venuto, su "Facebook", ho sottoscritto una sorta di impegno contrattuale con il fornitore del servizio, registrandomi... Ché io lo sapevo, che non mi stavo registrando su un "social network"... :P
Il punto è che non avevo intuito che le clausole del contratto mutassero ad ogni alito di vento, altrimenti avrei firmato con l'inchiostro simpatico. :D