Tra poco più di una settimana la televisione pubblica italiana compie 60 anni e con lei le trasmissioni televisive del nostro Paese. La Rai iniziò infatti le sue trasmissioni televisive ufficiali, dopo molti anni di esperimenti (partiti nel 1933), il 3 gennaio del 1954. Spettò a Fulvia Colombo, una delle due annunciatrici che la Rai aveva assunto nell'imminenza dell'inizio delle trasmissioni, ad apparire per prima sul video per annunciare l'inizio della tv italiana. La prima trasmissione venne dedicata proprio alla telecronaca in diretta dell'inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori di Torino e Roma.
Il palinsesto tipo del Programma Nazionale (così si chiamava all'epoca l'unico canale che assumerà solo nel 1982 il nome di Raiuno) copre soltanto alcune ore della giornata e comprende in sostanza un programma per ragazzi, il telegiornale e quindi uno sceneggiato o film o trasmissione leggera. Esordiscono sul piccolo schermo nomi destinati a fare storia: Mike Bongiorno, Lello Bersani, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Gianni Agus. La Rai bandisce un concorso per ingaggiare giovani di talento da inserire nella tv: entrano in azienda nomi del calibro di Umberto Eco, Angelo Guglielmi, Furio Colombo, Gianni Vattimo, Giovanni Salvi. La tv di servizio pubblico viene pensata non solo come occasione di intrattenimento, ma anche come strumento di educazione e informazione per combattere l'analfabetismo.
Nel '56 con la nascita di «Lascia o raddoppia?», il mitico quiz del giovedi sera condotto da Mike Bongiorno affiancato dalla valletta Edy Campagnoli, la tv consacra il suo carattere nazionalpopolare tanto che le strade in questa serata si svuotano e i cinema decidono di chiudere o di proiettare nella sale il programma. Un varietà, «Un, due, tre», uno dei primi nati della tv italiana (24 gennaio 1954) pone i primi problemi di scandali e 'censura': la ballerina Alba Aranova indossa una calzamaglia rosa che la fa sembrare nuda. L'intero Paese ne discuterà e lei tornerà in onda con costumi castigatissimi, previa autorizzazione dei dirigenti Rai. Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello verranno esplusi dalla Rai per aver preso in giro nello stesso programma il presidente della Repubblica Gronchi.
L'influenza più diretta della riforma sulla programmazione e' data dall'autonomia riconosciuta a reti e testate giornalistiche. I partiti politici più potenti si spartiscono la Rai: la prima rete e' 'controllata' dalla Dc, la seconda dal Psi, il tg della terza rete dal Pci, mentre la Dc prende anche la programmazione regionale con i relativi tg. Solo più tardi l'intera Raitre diventerà la rete della sinistra e nell'87 la direzione affidata ad Angelo Guglielmi che la renderà una rete di sperimentazione e servizio al tempo stesso varando una serie di programmi che resistono ancora oggi, da «Chi l'ha visto?» a «Mi manda Raitre», a «Blob», solo per citarne alcuni. Il boom delle emittenti private (da 68 nel 1976 a 600 nel 1981) costringe infatti la Rai a trasformarsi. Il palinsesto delle reti private arriva alle 24 ore su 24 e nell'81 anche le ore di trasmissione Rai arrivano a superare le 19. Inoltre la tv di Stato aumenta notevolmente la pubblicità e diminuisce i programmi culturali a favore dello spettacolo puro, dei grandi film hollywoodiani e dell'informazione.
GLI ANNI 80 - Nel 1980 un'emittente privata della Rizzoli fa il primo tentativo di attacco al monopolio informativo della Rai a livello nazionale. Il tg e' diretto da Maurizio Costanzo. Ma il 21 luglio dell'81 una sentenza della Consulta conferma il monopolio Rai delle trasmissioni su scala nazionale, limitando l'iniziativa privata all'ambito locale.
Dopo molte polemiche (perche' la Rai pubblicava dati, sempre sfavorevoli a Fininvest, rilevati con il suo sistema 'meter'), si arriva nel 1984 alla costituizione dell'Auditel, nel cui Cda siedono entrambi i gruppi. Ma i primi dati d'ascolto con il nuovo sistema verranno pubblicati solo nel 1987. Sempre nel 1984, si apre una lunga parentesi giudiziaria sul diritto delle tre maggiori reti private di trasmettere su scala nazionale. Il 16 ottobre, i pretori oscurano le tre reti Fininvest a Roma, Torino e Pescara: Berlusconi viene accusato di aver trasmesso a livello nazionale senza averne l'autorizzazione. Pubblicitari e telespettatrici di «Dallas» protestano insieme a Berlusconi e il governo Craxi emana un decreto che consente alle tre reti di trasmettere per un anno in attesa di una nuova legge. Dopo un mese il decreto cade per pochi voti. Ma il ministro Gava formula un nuovo decreto (che ottiene i voti per passare in Parlamento), che concede di trasmettere alle reti Fininvest ma non in diretta. Grazie a cassette registrate la Fininvest continua la sua corsa. Nel 1985 il decreto che consente a Berlusconi di trasmettere diventa legge e prevede una sorta di concessione provvisoria fino all'approvazione della legge di riforma di tutto il sistema.
E nel 1987, con l'arrivo dei dati Auditel, un programma di Canale 5, il film «I due carabinieri», entra nella top ten con 13.495.000 telespettatori. Nell'88 inizia il lungo ed estenuante cammino della legge Mammì che nel 1990 stabilisce l'assetto del sistema (3 reti alla Rai e tre alla Fininvest) che andrà avanti, con poche modifiche, fino ad oggi.
Per far fronte alla concorrenza, che si era assicurata fin dall'inizio la presenza di Mike Bongiorno e di altri valenti astri nascenti della tv come Paolo Bonolis, la Rai vara una serie di contromosse: su Raiuno si inaugura la tv del mattino e il mezzogiorno di Raffaela Carrà. Nasce anche la lunga serie de «La Piovra», lo sceneggiato sulla mafia destinato a raccogliere 10 anni di successi e qualche polemica. Raiuno torna inoltre a programmare tutte le serate del Festival di Sanremo e non più solo la finale. Nell'86 il servizio pubblico inaugura anche Televideo: 200 pagine su Raiuno e Raidue visibili al pubblico schiacciando i pulsanti del telecomando.
Da metà anni '80 la concorrenza va avanti senza esclusione di colpi: nasce il telemercato (dopo Mike, anche Raimondo Vianello e Sandra Mondaini passano alla concorrenza, e la via Fininvest viene tentata con scarso successo anche da altre due colonne storiche della Rai come Pippo Baudo e Raffaella Carrà). La Rai allora si attrezza per sfruttare i suoi punti di forza. Il servizio pubblico, oltre ad assicurarsi una serie di comici di richiamo (da Beppe Grillo a Benigni, al trio Solenghi-Marchesini-Lopez) punta molto sull'informazione, dove le tre reti Fininvest sono molto più impreparate, non trasmettendo i tg. Sono gli anni degli approfondimenti di Biagi, di Zavoli, di Frajese.
Se gli anni '80 avevano registrato l'affermazione del competitor della Rai, gli anni '90 si caratterizzano per il consolidarsi del duopolio in un sostanziale equilibrio tra i due gruppi che coprono da soli il 90% del mercato televisivo italiano. Sul piano degli ascolti la Rai rimane sempre leggermente in vantaggio su Fininvest (che dal 1994 diventa Mediaset e viene quotata in borsa). Le tre reti di Berlusconi portano a casa però diverse vittorie, soprattutto grazie ai grandi film in prima tv e al calcio della Champions League. La Rai continua dal canto suo ad aggiudicarsi i diritti della Nazionale di calcio e negli anni dei Mondiali ('90, '94, '98) si assicura sempre la vittoria.
A fine anni '90 la sfida tv si combatte anche a colpi di 'format' importati dall'estero: game-show, prime serate d'intrattenimento e persino le fiction vengono riadattate al mercato italiano dopo aver riscosso grande successo all'estero. L'apoteosi di questo fenomeno si ottiene con i reality show. Da «Carramba che sorpresa» a «Grande Fratello», si apre un filone dalle uova d'oro: la tv spia dal buco della serratura emozioni forti e vita quotidiana come nel 'Truman show' cinematografico.
Il re dell'Auditel e' ancora il Festival di Sanremo, che nel 1999 decide di puntare sull'innovazione con Fabio Fazio, dopo una lunga era Baudo e un paio di edizioni affidate a grandi protagonisti della concorrenza (prima Mike poi Vianello). Fazio porta al Teatro Ariston le sue contaminazioni, a cominciare dalla presenza sul palco, nelle insolite vesti di presentatore, dello scienziato e premio Nobel Renato Dulbecco. L'anno dopo Fazio replicherà coinvolgendo Teo Teocoli e Luciano Pavarotti. Il decennio si chiude con il grande impegno Rai per il Giubileo: tra gli appuntamenti piu' importanti le dirette dell'apertura delle Porte Sante (tra il dicembre 1999 e il gennaio 2000) e la Veglia al campus universitario di Tor Vergata in occasione della XV Giornata mondiale della gioventu' (sabato 19 e domenica 20 agosto 2000).
Ma, parallelamente alla guerra degli ascolti, negli anni '90 si riapre anche il dibattito sul quadro legislativo del settore, soprattutto il relazione alla decisione di Silvio Berlusconi di scendere in politica e alla successiva formazione del suo primo governo.
Nel dicembre del '94 una sentenza della Corte Costituzionale dichiara di fatto illegittimi quegli articoli della legge Mammi' che consentono ad un solo soggetto privato di possedere tre concessioni nazionali a fronte di un sistema che prevede altrettante concessioni solo per la concessionaria pubblica. Ma per motivi tecnici legati ad un'altra sentenza, questa pronuncia diventera' operativa solo nell'agosto 1996. Nel giugno del '95 si svolgono due importanti referendum sul sistema radiotelevisivo: il primo, che passera', prevede la possibilita' dell'ingresso dei privati nel capitale Rai (da allora la Rai ha dato vita a diverse joint venture con privati soprattutto nei canali satellitari); il secondo, che verra' bocciato, puntava ad impedire che un privato avesse piu' di una concessione nazionale a porre limiti piu' severi per l'affollamento pubblicitario e per la raccolta pubblicitaria.
Ad agosto del '96, in attesa che arrivi in Parlamento la legge Maccanico, il governo Prodi vara un decreto di proroga per evitare che una rete del gruppo Mediaset venga oscurata per ottemperare alla sentenza della Consulta del 1994. Quando nel '97 verra' approvata la legge Maccanico, che istituisce l'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni e prevede nuovi limiti antitrust (Retequattro dovra' andare su satellite e Raitre perdere la pubblicita'), verra' previsto un nuovo regime transitorio in attesa che si pronunci la nuova Authority: si consentira' di mantenere la situazione attuale a patto che Retequattro trasmetta sia su frequenze terrestri che via satellite. Nell'agosto del 2001 l'Autorita' per le garanzia nelle comunicazioni fissa al 31 dicembre 2003 il termine per l'abbandono delle frequenze analogiche terrestri da parte di Retequattro e contestualmente, per l'abbandono della pubblicita' da parte di Raitre.
GLI ANNI 2000 - Nel frattempo agli inizi del nuovo millennio, la Rai comincia a perdere terreno sul piano degli ascolti. Occorre tagliare le spese per la contrazione del mercato pubblicitario che interessa tutta Europa e non solo. Inoltre i continui cambi di vertice, ritenuti da molti troppo repentini per consentire una congrua progettazione dei palinsesti, mettono in crisi le tre reti. Raiuno e Raidue perdono terreno sotto i colpi di Canale 5 e Italia 1.
La Rai e' in crisi dichiarata sul piano degli ascolti e della raccolta pubblicitaria, investita anche dalle polemiche politiche sul controllo della Rai da parte del nuovo governo Berlusconi. Ma i nuovi amministratori, guidati dalla presidente di 'garanzia' (ovvero vicina all'opposizione) Lucia Annunziata e dal direttore generale Flavio Cattaneo sembrano trovare la strada giusta: l'esempio piu' fortunato del cambio di rotta e' l'ingaggio di Paolo Bonolis che portera' la Rai a due storiche vittorie nell'autunno appena trascorso. Da un lato infatti ''Domenica In'' ritrova la leadership perduta, dall'altra la striscia preserale affidata al game show ''Affari Tuoi'' riesce dopo oltre dieci anni a mettere in crisi ''Striscia la notizia'', il fiore all'occhiello di Canale 5. Anche Raidue, che negli ultimi anni aveva perso molto terreno rispetto ad Italia 1, trova la sua carta vincente in un nuovo reality d'importazione ''L'isola dei famosi''. Viale Mazzini domina cosi' l'importante periodo di garanzia pubblicitaria dell'autunno e si presenta con rinnovata fiducia grazie anche alla messa a punto del suo progetto digitale.
GLI ANNI 2010 - Per quanto riguarda i contenuti, complice la crisi che serpeggia dal post 11 settembre nel mercato pubblicitario e che si acuisce su tutti i fronti dal 2010 in poi, tra format (dopo i reality e' l'apoteosi del talent), varietà comici, fiction e la novità del cooking show), si assiste a corsi e ricorsi storici. Un esempio su tutti e' il ritorno di Fabio Fazio alla conduzione del Festival di Sanremo, 14 anni dopo, nelle edizioni del 2013 e del 2014.