A Berlino che giorno è?
È sabato. E questa sera sono stati assegnati gli Orsi d'oro e d'Argento. Ha stravinto l’Iran, forse anche per urgenze extracinematografiche. Forse per protestare contro l’arresto e la «condanna a morte creativa» del regista Jafar Panahi, membro assente della giuria. Forse anche per appoggiare le manifestazioni in corso in questi giorni. Forse perché, nonostante la censura e la re- pressione degli artisti e degli oppositori intensificata, il regista e produttore Asghar Farhadi ha avuto il coraggio di schierarsi in conferenza stampa con Panahi e i manifestanti anti Ahmadinejad, costringendo i burocrati del suo paese ad abbandonare per protesta il festival. L'oratorio apocalittico di Bela Tarr torna in Ungheria con un premio speciale della giuria difficile da contestare se non altro per quel soundtrack postumano, ancora più nero e rapsodico di immagini condannate al dark assoluto. Sono invece da dimenticare gli altri premi di un cartellone debole ma esageratamente lodato dal presidente della giuria, Isabella Rossellini. Peccato per il film di Miranda July, che possedeva doni etici, estetici e nietzschiani più solidi, ma è passato inosservato...