da qui
Sulla parete rocciosa ci sono pochi segni di quello che fu il tempio splendido di Augusto: una grotta in mezzo alla parete; impronte di finestre sparse qua e là senza un ordine apparente; scalini enormi che scendono curvando tra rocce di colore e consistenza vari. Si potrebbe immaginare come fosse in origine: i frontoni e i colonnati in marmo, le scalinate solenni che incutevano rispetto, le porte gigantesche, aperte sulla semioscurità di interni raffinati.
- E’ il ciclo della materia, che si logora col tempo.
- Conoscessimo il segreto del’immortalità!
- Dovresti saperlo, Shime’on.
- E come potrei?
- Lo capirai con la mia storia.
- Cosa vuoi dire?
Dove vai, Yeochoua!
- C’è un fuoco che può distruggere tutto, tranne l’amore.
Arrivo fino alla cappella, mamma.
- Perché parli di morte? Mi turbi, quando fai così.
Myriam lo segue di nascosto, passando dietro gli alberi.
- Che senso ha dirsi credenti, se non si è disposti a morire per la causa?
E’ una sala bianca, con un arco grande e due più piccoli.
- Se tu muori, per noi non c’è speranza.
Yehochoua prende una sedia e l’accosta all’arco grande.
- La speranza nasce dal saper morire, Shime’on.
E’ sulla punta dei piedi, rischia di cadere.
- Tu non morirai, ci siamo noi a difenderti.
Allunga la mano fino al crocifisso appeso al muro.
- Parli come parlano gli sciocchi, Shime’on.
Ecco, l’ha preso tra le mani, lo accarezza.
- Dovranno passare sui nostri cadaveri, quanto è vero Dio!
Si concentra troppo, perde l’equilibrio.
- Non nominare il Nome, Shime’on!
Yehochoua, cadi, stai attento!
Mamma, perché mi segui sempre? Ci sono posti dove dobbiamo stare soli.