69. Sei rimasto tu

Creato il 14 luglio 2011 da Fabry2010

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Non è abituato a posti come questi. La facciata sembra un ministero: gialla, alleggerita dalle arcate dell’ingresso, circondata da palme che, insieme con la vasca antistante, evocano oasi favolose in cui ci si vorrebbe perdere una volta nella vita. Percorre sale maestose che non sfigurerebbero in una reggia di nababbi: colonne moderne e stilizzate, soffitti mosaicati con prese di luce finemente elaborate, anfore giganti colme di fiori esotici. Nel salone centrale giacciono turisti assorti con la mano sotto il mento, o impegnati in discussioni sul tragitto da scegliere e gli indumenti da indossare. Ma la sorpresa è la camera, una piazza d’armi dove il grigio di poltrone e divani si amalgama col legno massiccio della scrivania e dei mobili. Avigail è splendida: i capelli sono la teoria di pini e cipressi che dà respiro alla città; gli occhi le luci della notte, quando la passione allontana ogni sospetto; i seni cupole d’oro e il ventre la superficie piatta delle mura, confinante con gli aghi di pino e la resina umida della quercia aromatica.
- Mi sembra tutto un sogno.
- Che da un momento all’altro può diventare un incubo.
Le punte dei capezzoli sono grattacieli da cui si scorgono le distese sabbiose del deserto, i pori della pelle porte di case aperte per ricevere l’ospite.
- Sei la donna più bella del mondo.
- E tu la canaglia peggiore che abbia conosciuto.
Le braccia sono vicoli che salgono e scendono, le dita negozi di tappeti, lampade, icone.
- Cercherai ancora di uccidere?
- Dovrei dirlo a te?
I glutei, colli divisi dalla valle profonda e scura delle paure di bambino.
- Perché ce l’hai tanto con loro?
- Ti piace stare qui?
Ismail entra più a fondo, sempre più a fondo, nel bosco fitto di conifere.
- E me lo chiedi?
- Con la rivoluzione te lo scordi.
Sente la resina scivolare lungo i tronchi delle gambe.
- La vita non dipende da un albergo a cinque stelle.
- Non voglio fare la fine del mendicante cieco.
Gridano insieme, come il muezzin prima dell’alba.
- Adesso ci vede.
- Un tempo credevo nelle favole. L’ultima favola sei rimasto tu.



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