7 menzogne e 1 verità di Matteo Orfini sul Bando Truffa di Piazza Navona. Perché difende l'indifendibile secondo voi?

Creato il 24 novembre 2015 da Romafaschifo
I risultati del Bando Truffa della Fiera della Befana a Piazza Navona tiene banco sui giornali, nonostante in giro per il mondo e in città le notizie non manchino davvero, già da due giorni. La sorpresa della stampa e la finta sorpresa di certi rappresentati politici non è la nostra sorpresa che avevamo previsto gli esiti di questa storia fin dai primissimi giorni di ottobre. Oggi stesso i maggiori organi di informazione danno (sempre troppo tardi) ampio spazio alla questione con dichiarazioni tanto forti quanto ridicole di molti protagonisti. La notizia è che le carte sono state acquisite dall'Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone. 
Ma il punto, lungi dall'essere meramente amministrativo e relativo alla legittimità degli atti, è squisitamente politico. E attiene alla visione di città che si ha. La visione di città del Primo Municipio, dei dirigenti del Primo Municipio, degli impiegati del Primo Municipio, del personale politico e dei vertici del Primo Municipio è improntata alla continuità. Chi amministra questo fondamentale ente, insomma, non ha compreso la necessità impellente di calare sul territorio una rivoluzione radicale, aprendo le finestre per fare entrare aria fresca. 

Su tante scelte - non solo Piazza Navona, intendiamoci - l'organo che amministra sulla parte più centrale della città ha compiuto degli errori madornali non migliorando il mediocre governo della giunta precedente. Anche quando si è cercato di dare discontinuità (si pensi ai tavolini e ai dehors dei ristoranti) lo si è fatto senza una visione, senza una prospettiva, senza un riferimento a buone pratiche internazionali. Ponendo pezze sovente peggiori del danno. Per tacere sui lavori pubblici (grazie a Italgas e ai grandi interventi che sono stati fatti in questi anni si poteva rivoluzionare il centro città, l'occasione è stata perduta) e sul contrasto alla sosta selvaggia, autentico cancro che il Primo Municipio ha lasciato espandersi in decine di migliaia di metastasi invece che curarlo. Così, però, gli organismi muoiono. 

Anche per questo è sorprendente leggere su Facebook (emblematici anche i commenti dei cittadini) l'accorata difesa dell'indifendibile da parte di Matteo Orfini. Parlare male in questo momento di Matteo Orfini è un po' scorretto: non si spara sulla croce rossa, non si attacca l'uuomo che ha portato il Partito Democratico a Roma a percentuali inferiori al 10% (c'è chi giura che siamo al 7%), non si attacca l'uomo del Golpe Sfigato, del Piano Sòla che ha deposto Marino con modalità che si erano viste prima che qui soltanto in alcuni comuni della Calabria 'Ndranghetista. Ma di fronte alle tante menzogne che il Commissario del Pd romano (nonché, fino a prova del contrario, Presidente del Pd nazionale) è stato capace di inanellare sulla questione di Piazza Navona pur di difendere i suoi uomini che amministrano il Primo Municipio non è possibile tacere, se non altro perché della faccenda ci siamo occupati con attenzione e approfondimento fin dal primo minuto e sappiamo bene le cose come sono andate. Ma andiamo a sviscerare il post.



Su Piazza Navona leggo cose abbastanza strampalate e allora forse occorre anche in questo caso ripristinare qualche elemento di verità: il bando in questione fu fatto ai tempi della giunta Marino tanto che a presentarlo in grande stile furono gli assessori di comune e municipio (troverete facilmente le foto online). 

PRIMA BUGIA. Che doppiogiochismo vergognoso. Che ineleganza politica. Che squallore alla potenza ennesima caro Orfini. I tuoi tirapiedi ti hanno raccontato male. Ti aiutiamo noi: il giorno in cui il bando venne presentato era il 30 settembre. La conferenza stampa era prevista per il mattino. Si svolse. Vennero date ai giornali le linee guida del bando ma NON venne dato a nessuno il bando. Ne ai giornalisti presenti ne tanto meno alle persone "della Giunta Marino" come tu dici (questa prima parte del post punta ad attaccare Marta Leonori, colpevole di essere troppo onesta e preparata per avere la considerazione e il rispetto di Orfini, evidentemente)! Ci fu la foto, è vero, ma solo con le piantine della Piazza, non col bando. Si puntava a far passare la notizia della riduzione dei banchi, ma non si entrò nel merito. Chi ha gestito la cosa, caro Orfini, ha inventato costantemente trucchetti (l'ultimo è stato presentare i risultati il venerdì sera all'ora di cena!) e quello fu il primo dei trucchetti: fare la conferenza stampa senza bando e poi pubblicare il bando al pomeriggio. Ecco perché Marta Leonori prima si fece la foto e invece i giorni successivi uscì con dichiarazioni di fuoco (al Messaggero segnatamente) contro il bando stesso, seguite a litigate furiose (sempre riportate e mai smentite dal Messaggero) tra lei e la Sabrina Alfonsi. Utilizzare questa foto qui sopra per lasciar intendere che la colpa del bando (scritto e sovrainteso dal Primo Municipio, cosa c'entra la Giunta Marino?) sia da attribuire anche a Marta Leonori è una mossa semplicemente meschina, ma lo sai anche tu e soprattutto lo sa alla perfezione chi ti scrive i testi. 

Quel bando era vincolato nella stesura da norme superiori (intesa stato regioni e comunali, mi sembra di ricordare). Furono utilizzati tutti gli spazi possibili per aprire il bando e inserire principi che garantissero la qualità. Ma i paletti normativi sono piuttosto rigidi. 

SECONDA BUGIA. Ma cosa blateri, Orfini? Qualità? Il bando era privo di qualsiasi elemento che potesse filtrare i partecipanti grazie alla qualità. E proprio a causa di questo che dal giorno successivo la pubblicazione partì una polemica feroce che, dopo una settimana, portò Ignazio Marino e Alfonso Sabella, assieme a Marta Leonori, a imporre un disciplinare di qualità da integrare al bando. Pagine e pagine di dettagli da integrare al bando cosa significano? Significano che nel bando tutta quella parte mancava. Vai, Orfini, a rileggerti il bando originale e le critiche gli facemmo sviscerandolo pezzo per pezzo: era qualcosa di semplicemente ridicolo e si dovette correre ai ripari per migliorarlo. 


Anche perché quella di piazza Navona è una "fiera" e quindi è sostanzialmente riservata a una specifica tipologia di operatori. Se si voleva alzare il livello qualitativo bastava cambiare la natura della manifestazione. Cosa che è nelle competenze del Comune di Roma fare attraverso una delibera. E che però il Comune di Roma - né prima di Marino né con Marino - ha ritenuto di fare.

PRIMA E UNICA VERITA'. E' vero, il Comune (per correttezza l'Assemblea Capitolina) doveva cambiare tipologia a questa manifestazione. Lo poteva fare. Non più una fiera, ma una festa, una manifestazione, qualsiasi altra cosa che non obbligasse a coinvolgere esclusivamente i bancarellari e i gestori di camion bar come poi è capitato. Ci si sarebbe esposti a nuovi ricorsi, ma con una pianificazione seria la cosa era assolutamente fattibile e lo era ancor più dopo l'episodio del 2014 con il "Funerale" della Befana e la Fiera saltata per colpa degli operatori stessi. Qui, sì, la Giunta Marino e Marta Leonori hanno mancato: Marta Leonori lo dice oggi stesso sulle colonne del Messaggero, Ma se questa kermesse non doveva più chiamarsi Fiera perché non gli hanno cambiato tipologia in due anni e mezzo? Ma soprattutto, se Orfini è convinto - come noi - che questa sia la strada giusta perché, in 20 minuti netti, non chiede al Commissario Tronca (che sussume in se tutti i poteri di Giunta, Sindaco e Assemblea) di occuparsi della cosa così, almeno, dalla prossima volta non avremo più questo problema?

Quindi non c'è nessuna restaurazione dopo la fine della giunta, parliamo di una vicenda nata e gestita con Marino sindaco. Anche l'anno scorso i Tredicine avevano vinto e non aprirono per protesta contro il municipio che aveva ridotto gli spazi per le bancarelle. 

TERZA BUGIA. Orfini certa di mettere fumo sulla storia dello scorso anno, anche perché non c'era e per sua fortuna si occupava di altro. Lo scorso anno i vertici politici, orfiniani, del Primo Municipio fecero di tutto e il contrario di tutto per prorogare (come fece negli anni precedenti Orlando Corsetti, ex presidente del Primo Municipio, sempre del Pd) le concessioni ai soliti noti. In nome del "aho ma so posti di lavoro". Di più: il Consiglio Comunale, all'unisono, si coalizzò per far passare una norma che annullasse le prescrizioni di Soprintendeza e Vigili del Fuoco e per lasciare la Fiera a 115 bancarelle contro le circa 70 imposte dallo Stato. Grazie ad un nostro articolo in extremis la pastetta venne fuori e, per un soffio, il provvedimento non passò. Proprio questo fu il motivo che fece arrabbiare i bancarellari e fece decidere loro di far saltare la Fiera. E' impossibile raccontare la storia in maniera diversa da come si è svolta veramente, si fanno solo brutte figure. 

QUARTA BUGIA. Riguardo al bando dello scorso anno, poi, è vero che aveva le stesse caratteristiche di questo e che aveva portato allo stesso esito (poi vanificato dal non ritiro dei titoli da parte dei vincitori), ma è fondamentale considerare che quel bando si svolse qualche istante prima dello scoppio della bomba di Mafia Capitale. Forse Orfini, visto che la cosa coinvolge tanti suoi compagni di partito, preferisce rimuovere quello che a Roma è successo a dicembre del 2014 grazie a San Giuseppe Pignatone da Piazzale Clodio. E invece la storia è stata riscritta e se nel 2014 il bando era comunque morbido - verissimo - farlo altrettanto morbido anche nel 2015 con i figli e i nipoti degli operatori di Piazza Navona in galera per Mafia Capitale sarebbe dovuto risultare un po' più impervio a livello politico. E invece non si è battuto ciglio. Ecco perché qualsiasi parallelismo con il 2014 e con l'era pre-Mafia Capitale per cercare di dare responsabilità a Ignazio Marino è un patetico. Anzi, semplicemente è Orfini-style.

Riduzione che è stata non solo confermata ma anche aumentata quest'anno e accompagnata da altre prescrizioni per garantire un miglioramento della manifestazione. Scelte coraggiose che hanno prodotto minacce pesanti agli esponenti politici del Pd del I Municipio. 

QUINTA BUGIA. Le minacce sono episodi risalenti allo scorso anno. In un particolare frangente che, come abbiamo detto, aveva fatto particolarmente saltare i nervi ai bancarellari: prima il Primo Municipio gli aveva promesso una proroga, poi la proroga è saltata nonostante il Primo Municipio fosse assai favorevole a concederla (altro che miglioramento), poi l'Assemblea Capitolina stava salvando capra e cavoli e invece anche li in extremis si sono rotte le uova nel paniere. A quel punto la Giunta del Primo Municipio si è trovata nella condizione, suo malgrado, di eroe anti-bancarellari. Una condizione assolutamente non voluta. E lì c'è stato l'episodio delle minacce. Minacce dovuta ad una fiducia tradita: "ma come, siete dalla nostra parte e poi sfruttate l'onda mediatica di chi è riuscito a fregarci" hanno tra se e se pensato i ras degli ambulanti. Minacce per un amore tradito, altro che scelte coraggiose.


È la giunta del I Municipio ad essersi esposta in prima persona contro lobby e interessi, sono loro che in queste ore si sono per primi dichiarati insoddisfatti dell'esito del bando e hanno giustamente attivato le procedure di controllo per verificare che gli uffici tecnici abbiano correttamente applicato quanto stabilito. 

SESTA BUGIA. Ma cosa dice? Ma possibile che Orfini abbia pubblicato un post neppure verificando le inesattezze dei suoi ghost writers? I vertici politici del Primo Municipio hanno letto il bando venerdì, lo hanno pubblicato venerdì sera 20 novembre, il primo comunicato stampa in cui si rammaricano della scarsa qualità delle bancarelle di Dolciumi (dopo aver letto il nostro post mattutino che metteva in evidenza la cosa) è datato 21 novembre ore 16. Sono passate circa 20 ore. Come si fa a dire che si sono "per primi dichiarati insoddisfatti"? Fino alla sera precedente, ne abbiamo le prove se occorrono, i vertici del Primo Municipio difendevano i risultati a spada tratta, solo nell'inoltrato pomeriggio del giorno successivo hanno dovuto parzialmente ritrattare. Altra brutta bugia insomma.

Questa è la verità. Chi vuole raccontare un Pd servo delle lobby, pronto ad azzerare le battaglie di legalità di questi anni, fa cattiva e scorretta propaganda. Noi continuiamo a lavorare per rendere Roma una città più giusta e più moderna dove legalità e trasparenza non siano considerate un optional.

SETTIMA BUGIA. Non è retorica della "restaurazione". Quello che sta succedendo a Roma in questi giorni è sotto gli occhi di tutti e tutti i cittadini si stanno facendo un'idea dei veri motivi per cui Ignazio Marino è stato malamente prima messo in continua difficoltà e poi cacciato via dal Campidoglio.

Viene da chiedersi perché? Viene da chiedersi, senza retorica, quali interessi (politici, probabilmente, più che economici) stiano dietro a questa questione per spingere un politico scaltro e navigato a mettersi in una situazione così patetica. Se uno come Matteo Orfini, cresciuto a pane e politica sotto gente come D'Alema (strepitoso di per se, ma incapace di generare una scuola all'altezza a quanto pare), arriva a diramare comunicati pieni di bugie facilmente smentibili pur di difendere le terze, le quarte e le quinte linee della sua corrente c'è qualcosa che non va e forse qualcosa da approfondire. Un politico di caratura nazionale, che dovrebbe occuparsi di questioni di una certa rilevanza, si abbassa a farsi scrivere una serie di sciocchezze riguardanti delle bancarelle. Pensateci un attimo...