Le tappe precedenti:
Ora la nuova squadra di avventurieri ha preso in carico i veicoli e le attrezzature ed è pronta per la traversata dal Sudamerica fino in Kenya. Le offerte raccolte da questa tappa verranno destinate all'organizzazione non governativa di cooperazione internazionale CESVI, che tra una grande varietà di progetti in Africa punta anche ad accrescere la disponibilità del cibo e l'accesso ad alimenti nutrizionalmente adeguati e a migliorare la conservazione dei viveri. CESVI lotta da anni contro la fame nel mondo attraverso progetti di sviluppo nel Sud e campagne di sensibilizzazione e educazione nel Nord del mondo. Partendo dalle sue competenze in tema di sicurezza alimentare, lancia la nuova campagna Food Right Now per educare e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della lotta alla fame e sulla promozione del diritto al cibo per tutti.
Era nata coi diamanti, Kolmanskop, da quando la dea bendata aveva arriso a un pover'uomo, nel 1908. Da allora, ne erano venuti altri, tedeschi, tanti. Approdavano al porto di Lüderitz, lì vicino, e con il treno, ora pure in abbandono, arrivavano qui. E in mezzo al vento, sotto il sole di questa Germania tropicale cercavano la loro nuova vita. Poi, la miniera s'era impoverita e, alla fine, s'era spenta, insieme alle ultime luci delle case. Ora l'ha comprata il colosso boero De-Beers, il re delle pietre preziose. Le ha ridato vita, e s'è presa pure la gestione dell'accesso turistico (caro!) a questo luogo di spettri.
Perché, come si dice... "un diamante è per sempre". Lüderitz, ostriche e storie Ancora Bartolomeu Dias, questa volta sottoforma di croce di pietra, monumento a quella da lui piantata nel 1488, su un promontorio, nel viaggio verso il Capo. In fondo alla baia arruffata di onde c'è Lüderitz, città di nome e ascendenza tedesca in cui lo stile Impero della colonia d'un tempo (la Namibia fu Africa Tedesca del Sud-Ovest dal 1884 al 1915) aleggia tra strade deserte, cantieri e moli, in un'atmosfera pungente di vento freddo. Ma di fasc Nel suo passato, diamanti e dolore. A Shark Island, di fronte (inaccessibile oggi per il mare mosso), nacque a quel tempo il primo campo di concentramento tedesco, con i primi esperimenti medici sui prigionieri (herero e nama, popoli locali colpevoli di ribellione), prove generali di quel che avvenne un trentennio dopo.
Giù al porto, piccole imprese campano di pesce, aragoste, e coltivano ostriche, che esportano oltremare. Si 'pescano' in cesti dai vivai nella baia, la mattina, dice Ignace, uno di loro, cappello di lana calato sugli occhi, grembiule in cerata e sorriso bianco. "Stiamo fuori mezz'ora... o tre ore, dipende dal tempo". È appena rientrato e intirizzito le sta ripulendo, selezionandole a montagne nei vasconi, insieme agli altri, grattando le alghe e la terra, nelle cassette in partenza più tardi per Windohoek e poi, in aereo, per l'Europa e soprattutto Hong Kong. Sopra il magazzino l'Oyster Bar fa al caso nostro. Una cuoca le prepara e le serve.
Ostriche chilometri zero, dunque... esclusi i 53.247 già fatti dall'Italia.