New York, 7 novembre 1929. Tra frontini piumati, perle e giacche doppiopetto ha inizio l’avventura del Museum of Modern Art, meglio conosciuto come MoMA.
Non è un inizio facile, questo lo si può affermare: fortemente voluto dalle “daring ladies“, Lillie P. Bliss, Mary Queen Sullivan e Abby Aldrich Rockefeller, il museo apre in un edificio modesto, al 730 Fifth Avenue, pochi giorni dopo il crollo di Wall Street, sotto una stella tutt’altro che benevola. Nemmeno John Davison Rockefeller, marito di Abby, che diventerà in seguito uno dei principali benefattori del progetto, mostra un particolare interesse nei confronti della questione.
La collezione iniziale comprende otto stampe e un disegno. L’obiettivo, però, è ambizioso: creare un museo radicalmente diverso da quelli esistenti, che si trascinano avanti con lo sguardo rivolto esclusivamente al passato, e dare alla città di New York una galleria di arte moderna capace di diventare la più importante del mondo. Qualcuno direbbe: “l’importante è crederci”. Al MoMA ci hanno creduto.
Oggi, a esattamente ottantacinque anni dalla sua apertura, il MoMa ospita più di 150.000 opere di ogni genere, dalle sculture alle fotografie, e possiede 22.000 pellicole e 4.000.000 di fermi immagine. La sua sede è stata spostata in Midtown Manhattan, in un edificio ben più dignitoso rispetto a quello iniziale. Vanta nomi quali Picasso, Monet, Cézanne, Rothko, Van Gogh, Boccioni. Da molti è ritenuto il museo d’arte moderna più importante del mondo.
Estremamente amato dai newyorkesi, il MoMA si distacca, effettivamente, dagli standard museali ai quali, soprattutto in Italia, si è abituati. Le collezioni sono esposte a rotazione, in modo da mostrare sempre qualcosa di nuovo ai visitatori. Oltre al tradizionale percorso di galleria, il museo ospita esposizioni temporanee, simposi, lezioni, retrospettive cinematografiche e un grande numero di attività dirette a target specifici, quali le famiglie, i giovani o i bambini, incarnando dunque un vero e proprio ruolo di educatore. Educatore alla bellezza, all’arte moderna troppo spesso ritenuta astrusa, all’osservazione approfondita dell’opera che si oppone allo sguardo frettoloso di chi, più che visitatore, è passante.
Una crescita rapida, milioni di visitatori, apertura sette giorni su sette per fronteggiare la grande affluenza di pubblico, un nome ormai di prestigio non circoscritto all’ambiente strettamente artistico. Forse non erano in molti ad aspettarselo, ottantacinque anni fa. Noi non possiamo che augurare un buon compleanno al MoMA.