La porta si aprì scricchiolando. Nulla. Solo il respiro pesante del mostro che dormiva sotto l'effetto dei farmaci.Sicuramente meglio della confusione di quella mattina, pensò Orwell, e premette l'interruttore. La luce intermittente delle lampadine a led gli ferì gli occhi e il dottore abbassò lo sguardo.Avanzò nel corridoio e si fermò a guardare attraverso la piccola grata della stanza numero 13.La luce dell'ingresso illuminava debolmente il grosso corpo steso sul pavimento: i muscoli gonfi si alzavano e si abbassavano ritmicamente, una catena pesante circondava il collo da toro, la testa pelata era nascosta sotto un braccio.Erano state necessarie tre iniezioni per addormentarlo. Un uomo normale sarebbe morto. Orwell fece una smorfia. Quello non era neanche un uomo, pensò. Era una bestia.Un rumore sempre più forte di passi interruppe i suoi pensieri. Si voltò e qualcuno bussò alla porta.«Avanti.» disse il dottore, e tornò a guardare la creatura.«Dorme?» chiese una voce roca.«Sì» rispose Orwell «Ma è stata una dura lotta.»«Sapevo di potermi fidare di voi.» L'uomo avanzò. Orwell si girò, gli andò incontro e gli tese la mano. L'altro la strinse con poca convinzione.«La mia clinica è la migliore in questo campo, governatore.»L'altro annuì e sorrise. Un sorriso forzato, che evidenziava il suo mento sporgente e le rughe sulla fronte.«Ha già pensato a come procedere?» chiese esitante il governatore.«In realtà ho in mente una sola soluzione.» rispose il dottore «Se vuole seguirmi, ne possiamo parlare nel mio ufficio.»Con un passo superò l’uomo e aprì la porta. Il governatore lo seguì e Orwell spense la luce.
«Mi dispiace, è una soluzione che non posso accettare.»Le parole del governatore lo stupirono.«Signor Smith, la prego di ragionare. Il mostro che avete creato è irrecuperabile. Ha fatto il suo lavoro e ora deve essere eliminato.» disse, alterandosi.«È una faccenda delicata dottore.» rispose il signor Smith, intrecciando le dita. «Vede, il piano originale prevedeva la distruzione di AS01 dopo che avessimo raggiunto i nostri scopi. Ma un imprevisto ci impedisce di farlo.»«Cosa?»«L’aumento di consensi che sta ricevendo Lucybeth Benson.»Orwell alzò lo sguardo e fissò il governatore negli occhi.«L’attivista?»L’altro annuì, sospirando.«Sempre più persone sono convinte della sua causa. Hanno già cominciato a firmare petizioni. Vogliono AS01 vivo. Sono convinti che sia recuperabile.»«Non lo è.»«Lei è laureato sia in psichiatria che in psicologia.» continuò il governatore « Ed è il migliore in questi campi. Ha curato assassini ben peggiori, in fondo cos’ha questo più degli altri?»«Non è un uomo!» sbottò Orwell, sbattendo il pugno sulla scrivania. Il portapenne cadde, e le penne si dispersero a terra. «Non c’è più nulla di umano in lui.»«Questo dovrebbe rendere le cose più semplici.»«Mi stia a sentire signor Smith: avete ordinato di portare avanti l’esperimento per creare quell’essere immondo, metà uomo e metà animale, anche se di ciò non sono sicuro, per il bene della popolazione. È stata un’arma vincente in battaglia, sicuramente. Ora la gente è al sicuro dagli invasori, ma chi la proteggerà da lui?» «Alla fine si tratta di un essere incosciente. Vista la situazione, rischieremmo una ribellione. Dobbiamo cercare di andare incontro all’opinione pubblica.»«Deve scegliere lei.»«Al momento non posso.»Orwell si alzò e cominciò a passeggiare avanti e indietro per la stanza, con le mani dietro la schiena. Si fermò a guardare nella gabbia dove aveva due coniglietti nani«Tutti noi dobbiamo fare delle scelte. È su questo che si basa la vita, non credete?» continuò il dottore, distogliendo lo sguardo dalla gabbia. «Non c'è una via di mezzo. Conosce Kierkegaard? Aut aut. O una cosa, o un'altra. O il bene, o il male. Il bene di uno a confronto con il male di molti. Il bene di tutto il popolo dipende dalla morte di quell'esperimento umano. Lei deve decidere ciò che è giusto per la comunità.»«Per quelle persone il bene è non uccidere una creatura incosciente.»«E lasciare che uccida tutti gli altri? È questo che vogliono?» sbraitò il dottore.«Ho provato a spiegare loro la situazione, ma non sono riuscito a convincerli.» Il governatore fissò Orwell.«Magari lei ci riesce.»
Orwell era seduto sulla sua poltrona e osservava il computer, collegato alle telecamere della stanza 13.Incatenato al muro, l’essere impediva ai due dottori a cui aveva affidato il caso di avvicinarsi, dimenandosi e mostrando i denti.Ho piegato assassini più pericolosi di te, pensò Orwell, tamburellando con le dita sul tavolo. Ma quella volta non era sicuro di riuscire.«Era ora!» esclamò quando i due riuscirono a collegare la macchina elettrica al corpo del mostro. Un primo urlo invase la stanza e Orwell abbassò il volume delle casse. Si cominciava a fare sul serio, finalmente.Il mostro sullo schermo si contorceva e urlava, agitando le pesanti catene, gettandosi a terra e portando via pezzi di stucco.All’improvviso i dottori spensero la macchina.Non così presto, pensò Orwell. Un trattamento così rapido non lo avrebbe sfinito, anzi, avrebbe solo contribuito a irritarlo.Rimase qualche minuto a osservare lo schermo: AS01 gettava schiuma dalla bocca e ringhiava ai due medici, che arretravano e si guardavano incerti.Orwell scosse la testa e spense il computer. Doveva fare tutto da solo. Si alzò, prese la giacca e uscì dall’ufficio.Entrato nel corridoio che portava alla stanza 13, notò una figura esile che guardava attraverso la grata.Era una ragazza che non dimostrava più di venti anni, piuttosto bassa, con lunghi capelli neri raccolti in una cosa, una carnagione pallida e il naso all’insù.Era rossa in viso e stringeva i denti e i pugni, appoggiati vicino alla porta di ferro.«Signorina, lei non ha il permesso di stare qui.»La ragazza si voltò, lo fissò negli occhi e fece una smorfia.«Il dottor Orwell, immagino.» mormorò con voce acida.«Per servirla. E lei è?»«Lucybeth Benson. Mi ha chiamato lei.»Dalla stanza si udì un urlo. I dottori avevano ricominciato. La ragazza fece un salto indietro, poi tornò a guardare cosa succedeva nella stanza.«Le ripeto, questa zona è accessibile solo al personale autorizzato. Per piacere, mi segua nel mio ufficio.» sussurrò Orwell, stringendo i denti. Lucybeth finse di non sentirlo e non si mosse, mormorando insulti che lui non riuscì a sentire perché coperti dalle urla.Il dottore avanzò e afferrò la ragazza per un braccio. Lei si scansò e lo guardò irritata.«Non mi tocchi!» urlò.Orwell aprì la bocca per ribattere, ma lei fu più veloce.«È così che trattate gli uomini? Questi sono i vostri metodi di riabilitazione? Vi pagano per fare queste cose?» strillò, alzando sempre di più la voce.Il dottore sentì il calore invadergli il volto, ma si trattenne, stringendo i denti, e tentò di controllare la voce.«Per prima cosa questo non è sicuramente il suo campo e non può dire quali metodi siano efficaci o meno. Ho dieci anni di studio e più di venti di esperienza alle spalle e credo di saperne più di lei. Ci pagano perché ogni nostro caso è stato risolto con successo.»«Con la tortura!» replicò l’altra, infiammandosi.«Il fine giustifica il mezzo.»«Non quando il mezzo è il male.»«E quando il mezzo è il male e il fine il bene per altri uomini?»La ragazza tacque, scrutandolo, e Orwell ne approfittò.«So che la vita di AS01 le sta a cuore. Ma le garantisco che non c’è alcun modo, nemmeno la “tortura”, come la definisce lei, per riabilitarlo. L’unica soluzione è sopprimerlo.»Le urla terminarono. La porta si aprì e i due dottori uscirono.«Per oggi crediamo che sia abbastanza.» disse uno di loro.Guardarono prima lui, poi Lucybeth e si allontanarono in silenzio.La ragazza nel frattempo aveva ripreso fiato e tornò all’attacco.«Certo. Normale. Prima modifichiamo un uomo a nostro piacimento, poi lo ammazziamo perché non ci serve più. Tanto non è un male appropriarsi della vita di un uomo, giusto?»«E appropriarsi di quella di molti? AS01, in libertà, ucciderebbe qualsiasi essere vivente. A questo non ci pensa? Sono sicuro che applaudirebbe, se lo vedesse sbranare un bambino.»Lucybeth sgranò gli occhi e Orwell la fissò a lungo.«Non capisce le sue azioni.» mormorò infine, tremante, trattenendo le lacrime.«Pertanto se un essere non ha cognizione del male che fa, è giustificato?» la incalzò il dottore.«Se lei è giustificato per fare del male, volontariamente, ed essere pagato per questo, non vedo dove sia il problema.»«Non mi sembra che la gente, là fuori, dica che faccio del male quando restituisco loro uomini innocui.»«La gente non sa cosa succede qui dentro.» strillò Lucybeth, e afferrò una sacca appoggiata sul pavimento. «Ma lo saprà presto, glielo garantisco.»
«Ne è sicuro dottore?»Orwell annuì con la testa. Il dottor Pogson lo guardava, scuotendo di tanto in tanto il capo.«Ma il governatore ha detto che chiuderà la clinica.»«Diremo che non ha retto ai trattamenti. Che lo abbiamo sopravvalutato e che abbiamo insistito troppo.»«Potrebbe farci arrestare.»«Al massimo arresterebbero me, dottore, stia tranquillo. Bisogna fare delle scelte, e affrontare i rischi che comportano.»Orwell continuava a caricare la sua pistola calibro 45 ACP, la più potente che aveva. Non sapeva se le pallottole sarebbero bastate.«Cosa pensa di ottenere in questo modo?» chiese ad un tratto l’altro.«Il bene del mio popolo.»
Orwell esitò prima di entrare nella stanza. AS01 era sveglio. Lo sentiva prendersela con le catene e ringhiare.Nascose la pistola dietro la schiena. Il mostro conosceva bene le armi. Aprì la porta, lentamente, e accese la luce con la mano sinistra.L’essere, che lo superava di quasi cinquanta centimetri ed era grande il doppio di lui, si voltò di scatto e per un attimo tacque.«Tranquillo, va tutto bene.» sussurrò il dottore, avvicinandosi piano.AS01 riprese a ringhiare, mostrandogli i denti affilati e i due canini da vipera che gli avevano innestato. Le vene e i muscoli pulsavano e con il collo tirava la catena per avvicinarsi a lui.«Va tutto bene.» ripeté il dottore. L’esperimento si slanciò in avanti, ma le catene lo bloccarono e cadde a terra in ginocchio. Orwell lo osservava, cercando qualcosa per cui ricredersi nella sua teoria. Il mostro si rialzò e tentò un’altra volta, continuando a ringhiare.Il dottore scosse la testa. Non c’era nulla che potesse fare, nemmeno addomesticarlo.I geni animali erano troppo forti e lo shock della guerra aveva fatto il resto. Gli sembrava un bene anche per lui mettere fine alle sue sofferenze senza procurargliene altre invano.Lentamente fece scivolare il braccio sul fianco e AS01, che lo puntava al volto, non se ne accorse.Ebbe un brivido quando vide che le catene continuavano a portare via pezzi di stucco e muratura. Sempre lentamente alzò il braccio, lo distese, e puntò al cuore dell’essere, coperto da uno spesso strato di muscoli ferini.AS01 si bloccò. Guardò l’arma, poi lui, e ad un certo punto Orwell giurò di aver intravisto uno sguardo umano e un luccichio in fondo agli occhi. La mano gli prese a tremare, mentre l’essere tornò a guardare l’arma. Poi all’improvviso l’esperimento si gettò di nuovo in avanti, avvicinandosi terribilmente. Irrecuperabile, pensò Orwell: strinse gli occhi, prese la mira, trattenne il respiro e sparò tutte le pallottole che aveva. Il rumore degli spari si fuse con le urla del mostro per un periodo che gli parve interminabile.All’improvviso calò il silenzio. Orwell lo guardò per l’ultima volta negli occhi. Poi il corpo cadde a terra con un tonfo.Il dottore riprese a respirare. Osservò la macchia di sangue che si allargava sul petto del mostro. Aveva fatto ciò che era giusto, per tutti.Aprì la porta, uscì e la richiuse alle sue spalle. Percorse il corridoio pensando a come salvare la clinica e i dottori che lavoravano per lui.Giunto nel suo ufficio, trovò il dottor Pogson ad aspettarlo.«È morto.» annunciò.«Cosa dobbiamo fare ora?»«Fate sparire il corpo. Poi chiamate il governatore.»