“…La libertà di espressione dell’individuo, di associazione, la libertà di parola, di stampa, il diritto allo studio ed al lavoro non dovrebbero essere principi assoluti ed universalmente riconosciuti? Come no? Ecco quello che ci sentiremmo dire se avessero il coraggio di dirci veramente come la pensano…”
1: Libertà di espressione, di associazione: studenti, manifestate pure, che vi facciamo “caricare” dalle forze dell’ordine e, se non condividiamo le vostre rivendicazioni, vi facciamo passare per stolti, ignoranti, strumentalizzati criminali al servizio di chissà quali oscure entità. (Se lo dice la tv, vuol dire che è vero…)
2: Libertà di parola, di stampa: Signori giornalisti, dite pure tutto quello che credete opportuno, ma se è diverso da ciò che vogliamo far credere, vi citiamo per danni rovinandovi carriera, portafogli e vita.
3: Diritto allo studio: Studenti comuni ci costate troppo, tagliamo i fondi all’università pubblica. Tanto noi, i cervelli del futuro li andiamo a cercare nelle università private, visto che l’intelligenza la misuriamo in base al cognome che portate e alla possibilità dei vostri genitori di pagare rette a quattro zeri.
4: Diritto al lavoro: Abbiamo creato il precariato raccontando a tutti che, con un continuo ricambio, è più facile trovar lavoro. In realtà, sarebbe stato più semplice garantire il lavoro a chi ce l’aveva, permettendo così a chi lo cercava di avere meno concorrenti, invece che mandare tutti a spasso distruggendo ogni possibilità si sicurezza economica degli under 40. Ma così abbiamo trovato il modo eliminare ogni sorta di garanzie per il lavoratore sacrificandole in ragione del profitto.
Abbiamo detto che, togliendo alcune garanzie, sproniamo i lavoratori a dare il massimo, favorendo la meritocrazia. In realtà, così costringiamo il lavoratore a dare via il cu…rioso, quando appare, sudore della fronte facendolo vivere nel terrore del licenziamento finché ci è utile, mandandolo a casa poi appena ci conviene. Tanto a noi cosa importa? Non esiste il precariato dalle nostre parti, con l’aziendina di famiglia o il contrattino che gli amici degli amici degli amici hanno procurato a noi e a coloro che fanno parte del nostro seguito…
Colui che ha improvvisato queste risposte dei politici, immaginandoli in un momento di verità patologica tipo il film “Bugiardo bugiardo”, si chiama Renato, fa il fruttivendolo ed afferma di non capire nulla di politica, economia e simili… Secondo me è geniale. Signori, convinciamolo a candidarsi alle prossime elezioni, che forse abbiamo trovato uno che ci capisce qualcosa…
di Andrea Mariani