7' Tappa Blogtour "Rosso Placebo" di Federica Forlini - L'esteta moderno

Creato il 17 ottobre 2014 da Connie

L'Estetismo nasce nella seconda metà dell'800 come corrente letteraria, artistica e filosofica. Figlio del Decadentismo, diventa presto autonomo, in quanto tende a privilegiare la bellezza esteriore  secondo il principio dell'arte per l'arte: essa non coincide assolutamente con la vita reale, né la imita; anzi, è la vita ad imitare l'arte che, quando rinuncia alla fantasia per la realtà, rinuncia a se stessa. L' esistenza, per l'esteta è una continua ricerca d'espressione, mentre l'arte è l'espressione pura; di conseguenza è la natura a doversi adattare ai suoi “canoni”. Il realismo infatti è visto come il più totale fallimento nella ricerca del bello, che non è un bello interiore, ma bello inteso come gradevole all'occhio; ai gusti che comunque non sono oggettivi, ma variano a seconda della persona.
Lo stesso concetto di morale e immorale è sovvertito: per la precisione, la moralità stessa non esiste. Droghe e alcool, slegate dal senso conferitogli dalle persone comuni, diventano un mezzo per raggiungere l'ispirazione, la perfezione. Fondamentale è spingersi oltre nella continua ricerca del piacere; godersi ciò che la giovinezza ha da offrire, perché non tornerà.
Ciò delinea fortemente i contorni di una “pseudo religione del bello”, in cui tutto è lecito se per perseguire il nobile ideale dalla bellezza. L'Esteta, in definitiva è un artista che disdegna la realtà e la volgarità -intesa come bruttezza, imperfezione- del mondo in cui vive e ne crea uno proprio, circondandosi di ciò che più aggrada i suoi sensi.
Ora quello che realmente mi chiedo è: può l'Estetismo essersi spento con la morte del suo ultimo ufficiale esponente, o ha forse trovato terreno nuovo per prosperare?
Probabilmente questa corrente non si è mai estinta; anzi dilaga nelle nuove generazioni, e i suoi portavoce hanno semplicemente cambiato nome e viso, ma son pur sempre artisti.
Il Glam Rock da questo punto di vista può essere inteso come una valida continuazione. Nato nel Regno Unito agli inizi degli anni '70, s'innalza come una fenice, che cresce sfamandosi delle ceneri  dei grandi ideali della seconda metà degli anni '60.
La musica voleva cambiare il mondo e non c'è riuscita. La buona volontà, spesso divenuta fumo per via degli acidi, dell'alcool e delle risse generate da esso, si tramuta in sconforto.
Così si fa largo un edonismo fine a se stesso. I testi si alleggeriscono e suggeriscono evasione; ci si riempie di lustrini, di trucco -uomini compresi-  e di musiche accattivanti: un rock di chitarre elettriche, che si contamina di teatralità. Il salto ufficiale dall'Hippie al Glam è reso possibile grazie all'ex modello Marc Bolan, la cui musica viene presa alla leggera proprio per l'esteriorità, fatta di glitter, piume di struzzo, androginia, combinata a temi leggeri, sessuali, superficiali.
A prendere successivamente il testimonial, è il suo amico David Bowie. Con lui soprattutto, sembra esserci una vera e propria rinascita di Oscar Wilde e dei suoi ideali. Si spinge oltre la semplice androginia formale, giungendo a mostrare performance omosessuali al pubblico. La sua corrente si distacca dal filone originale, generandone uno proprio, più drammatico e introspettivo, perdendo di leggerezza, ma acquisendo una vera e propria anima.
Bowie apre la strada a una nuova indagine artistica, in cui l'ossessiva ricerca della perfezione estetica va di pari passo con l'estraniamento, inteso come la fuga: la creazione di un universo  misterioso e fragile, in cui l'artista stavolta, più che circondarsi di cose perfette di cui solo lui può godere, si ripara dallo scherno e le risa di un mondo che non può comprenderlo. Dalla sua arte, scaturisce una profonda riflessione sulla mancanza di senso, rimarcata da ombre quali apocalissi, totalitarismo, considerazioni sull'amore e di natura più filosofica sul bene e male.
Brian Molko sotto molti aspetti s'inquadra come suo valido erede, portando una prospettiva ancor più sofferta, ferita alla filosofia estetica, caricandola di significati pesanti. La preoccupazione per la propria immagine e per il divertimento, in questo caso è vista come una mera consolazione. Viene rimossa una maschera importante; maschera che nasconde la più intensa e pura esasperazione emotiva, cicatrici indelebili, ricordi difficili da superare. Si rivela un'esistenza più faticosa di come il look suggerisce, in cui lo stesso vivere è oppresso da una cappa soffocante, dalla più atroce assenza di speranza.
L'abbandono ai piaceri, più che qualcosa di cui essere fieri, diventa una cuccia, una zona d'ombra in cui quasi si resta buttati, per non esporsi al sole cocente di un domani incerto, senza senso. L'esteta da questo punto in poi abbandona nettamente la sua posizione privilegiata da cui guardare il mondo, divenendo un antieroe, un reietto. Lo stordimento temporaneo si fa un forte modo di autocommiserarsi, per far sì che gli squarci facciano meno male.
È così, che l'Oscar Wilde dei nostri tempi, rigetta profondamente una società che non osserva più dall'alto in basso con sprezzante orgoglio, ma dalla quale si sente a sua volta escluso e per la quale nutre quasi una sorta di rancore, d'incomprensione.
Dall'800 ad oggi, il percorso dell'Estetismo è stato senza dubbio tortuoso e mutevole, tutt'altro che facile; da esso però emerge una costante che è rimasta intatta: la profonda frattura con la realtà tanto odiata, ma nella quale prima o poi si è pur costretti a vivere.
Pertanto, siamo sicuri che sotto questa disperata voglia di perfezione degli esteti presenti e passati, che dietro questa ricerca del bello a tutti costi, non si celi da sempre un dolore più implacabile  e profondo, emerso solo in tempi meno artefatti, più onesti?
Siamo davvero certi che i lustrini, il trucco e le droghe siano il fine? O forse il fine vero e ultimo è sempre e comunque dimenticare, che l'esistenza talvolta è un' immensa fonte di solitudine e incomprensioni, così forti da condurre l'anima a sanguinare?

<<Alan...>>
<<Sì?>>
<<Perché ti trucchi?>>
Egli arresta la sua già troppo lenta avanzata. Un elettroshock. Non avrebbe mai immaginato che una ragazzina sfinita potesse piombare così a colpo sicuro. Ridacchia, non troppo felicemente: non ha davvero voglia di portare a galla concetti così dolorosi. Il suo viso si scioglie come neve, quasi in fondo agli occhi gli si potesse scorgere un barlume d'anima.
<<Bella domanda. Pochi hanno il coraggio di farmela, e di solito rispondo: “perché mi piace così, perché mi sento figo; perché così uno stupido come te me lo chiede”. Ma, visto che ti stai facendo succhiare la vita, voglio fare uno sforzo; voglio dirti la verità: in un mondo così, dominato dalla scienza, tutto si può spiegare; si spiegano vampiri, Fatui, persino Dio. Ma fortunatamente, c'è qualcosa, una particolare scintilla divina, che non ha regole. Una variabile impazzita in questo sistema d'ingranaggi che la scienza non può spiegare: l'arte.
Truccarmi è come eleggermi artista di me stesso: l'arte sovverte le apparenze. Quando qualcuno si trucca, non importa più se è vivo, morto, umano, vampiro, uomo o donna: è solo una stupenda opera d'arte concepita per uno scopo più alto; una scheggia di luce che accarezza chiunque, senza distinzioni. Senza farti sentire un maledetto dannato.>>

Da Rosso Placebo
Alan è un vampiro. Una creatura della notte indistruttibile, invincibile. Eppure non percepisce la sua condizione di “non morto” come qualcosa di fantastico, o divertente. Cerca di andare avanti e costruire come meglio può la sua nuova esistenza; finge addirittura di stare bene quando balla nei locali, truccato, in mezzo alle persone.
Tutto questo per lui non ha ugualmente senso. Vorrebbe solo diventare dissimile da ciò che è. Sopravvivere fingendo di aver superato il proprio trapasso, è troppo difficile senza nascondersi. Senza indossare maschere per vedere in se stesso un essere diverso da un semplice dannato.

Trama:
Tordemma non è una città come le altre; nuove forze oscure minacciano i precari equilibri tra esseri umani e demoni, portando entrambi verso un inevitabile baratro. In un mondo tetro, freddo, che non ha molto da offrire salvo una tiepida speranza, Violet, da sempre alla ricerca dell'amore incontrerà Alan: un maledetto; un vampiro. Guidata da un sentimento annientante, travolgente, dilaniante, la ragazza gli darà il suo sangue per salvarlo. Per strapparlo alla morte certa che minaccia costantemente ogni singola creatura, in attesa che si compia la profezia. Che ruolo avrà La Madre negli inquietanti avvenimenti accaduti a Tordemma? Chi scamperà alla furia del giustiziere e del suo flagello? E soprattutto: quale sarà il significato del ciondolo a farfalla, così vicino a Violet da illuminarsi ogni volta che si lascia succhiare dal vampiro?

L'autrice
Federica Forlini è nata ad Ascoli Piceno il 29 maggio 1991. Fin da piccola ama il mondo dell’arte e passa la maggior parte del tempo tra il disegno e il canto, che comincia a studiare nel 2005. Si diploma nel 2010 in Arti Grafiche all’Istituto D’Arte di Ascoli Piceno, col massimo dei voti. In seguito alle prime difficoltà nel trovare lavoro, esplode la passione più grande: la scrittura. Sempre fino a quel momento emersa timidamente dai temi scolastici, spingendosi per lo più a qualche abbozzo di storia, stavolta la porta a comporre il suo primo libro: “Angolo Buio”, frutto dell’esasperazione del particolare periodo di vita. Collabora con Scrittevolmente dal 2011 con lo pseudonimo di “Kiké”. Il suo racconto “La bambola” sarà presente nell’antologia horror e weird “Asylum 100″. Nel 2013 scrive “Rosso Placebo” e ne pubblica l’ebook tramite la piattaforma “Narcissus.me”.
Link per l'acquisto (soli 0,99 €):
Amazon  http://www.amazon.it/Rosso-placebo-Federica-Forlini-ebook/dp/B00HV29DJO
inMondadori http://www.inmondadori.it/Rosso-placebo-Federica-Forlini/eai978886885628/
iTunes https://itunes.apple.com/it/book/rosso-placebo/id797225496?mt=11
Blog dell'autrice:
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