70. Cometa

Creato il 13 febbraio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 13, 2012

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Perché piangi Dalia? Non segui più le manovre della falsa squadra delle pulizie che mette sottosopra la sede della Casa, non cerchi di sapere se Fausto sia presente, ti chiedi perché lotti per uno straccio d’amore che non ha più nulla da dare o da ricevere, ti domandi se davvero quest’anno, come dicono, sarà la fine del mondo, la fine del tuo mondo, del sogno di bambina, la famiglia felice, l’affetto inossidabile, l’abbraccio appassionato sotto le tue stelle, Markab, Shedir, Alderamin, ti aspetti che la supernova divori gli uffici carichi di libri, le scale arrampicate sui muri biancolatte ingombri di poster colorati.
- Qui non c’è niente.
- Cercate, cercate!
Ti sembra strano che Peter e Hashim siano presi sul serio alla storia, abbiano a cuore una battaglia che riguarda solo te, l’impresa di salvare una coppia deflagrata da millenni, forse nell’istante stesso del big bang, quando qualcuno o qualcosa decise che le traiettorie delle vostre vite s’incontrassero la sera che passava la cometa, e fissavate il cielo perché prima o poi sarebbe apparsa, proprio lì, vicino all’aeroporto, dove stavate ore a contemplare gli aerei che partivano, come foste voi a prendere il volo, contro tutti i pronostici, una felicità timidamente appesa al filo delle rotte, al ballo scatenato delle turbolenze, ed eri tanto assorta che quando lui ti stringeva avevi un soprassalto, dimenticavi che era lì, che le sue mani ti cercavano ansiose nella camicetta, nel bordo stretto dei jeans.
- Secondo te, la bomba è già piazzata?
- Non lo so, ma dobbiamo frugare in ogni angolo, ufficio presidenziale incluso.
Il presidente: non era lui la cometa che filava veloce senza darle il tempo di misurarne la forma e la grandezza, spariva dal cielo gravido di stelle proprio mentre avrebbe voluto piangere con il cuore in gola, perché il suo uomo era arrivato, il principe azzurro, colto e intelligente, un’ombra di malinconia negli occhi neri che parevano quelli della notte, non era così che l’avevi sognato, da bambina?
- Chi ci va?
- Che problema c’è? non ha bisogno di una spolverata?
E se fosse lui a far saltare in aria il suo passato, a dare un taglio alla storia che ormai si trascina stancamente, fra un tradimento e l’altro e una catena infinita di bugie? Se fosse lui a organizzare tutto, a spezzare le catene che non riesce a sopportare? Era questo che pensava già da quella sera, in cui la cometa s’intrecciava col volo degli aerei, quando i sogni accendevano i motori e li vedevi accelerare sulla pista illuminata dalle luci, dalle stelle di cui ancora non sapevi il nome, Procione, Asellus, Albireo?
- Va bene, vado io.
- Mi raccomando Peter: ogni errore può essere fatale.
Perché, ora, hai voglia di cantare? Che musica era quella? Aveva scelto un motivo travolgente, la voce del soprano che sembrava avvolgersi in se stessa e poi lanciarsi come la coda della cometa sconosciuta, bruciare il cielo come un fiammifero acceso nella notte. Perché canti, Dalia? Può sentirti; potrebbe tornare la memoria di una sera in cui cercava i seni nella camicetta, affondava le punte delle dita oltre il bordo rigido dei jeans, potrebbe sussultare un’ultima volta ripetendo le parole di cui ti raggiungeva un’eco, mentre gli occhi fissavano la tenda scura della mezzanotte, tra il riflesso di Alcyone e il bagliore intermittente di Pulcherrima.


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