72. Chissà

Creato il 15 febbraio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 15, 2012

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Ti sembrava squallida la corsa dentro la città, le gomitate con la gente, la paura che qualcuno vi fermasse, le manette, il processo, la prigione in due sezioni diverse, i secondini corrotti, il cappellano assente, e invece siete qui, in un pub pieno di fumo, immobili, gli occhi negli occhi, non l’hai mai visto da così vicino, perché stai per piangere? Ancora pensi alla busta di giocattoli, a quando ti ha detto che non aveva figli e sei sparita con la coda tra le gambe, ma non l’hai dimenticato, anche dopo Giorgio, hai rischiato di deviare, di cambiare strada, d’infilarti in un vicolo cieco dove il destino era pronto a schiacciarti – è così bravo, il destino, a tarpare tutti i sogni -, ma no, non l’hai scordato, hai avuto il coraggio di partire, di prendere l’aereo, senza che i lupi ti lacerassero i vestiti, è qui, davanti a te, hai preso l’aereo, addirittura, ecco perché piangi: sei stata capace di affrontare una rapina, hai rischiato di morire, sei fuggita con lui per le strade di Berlino come Bonnie & Clyde. Ti sembrava così squallida la città di negozi e seggiolini, ma ora che c’è lui, ora che gli sguardi s’incontrano e ti dice: vuoi una birra? è  tutto diverso, soprattutto quando siede al tavolo fumoso con un taccuino estratto dalla tasca e comincia a scrivere qualcosa, ma certo! è uno scrittore, non ci pensavi più, chissà quante cose avrà da raccontare, che poi, uno scrittore, anche delle cose più banali, perfino di una busta di giocattoli, sa fare qualcosa di fantastico, simboli che aprono porte sconosciute, e ti dà coraggio, puoi sfidare decolli e turbolenze, rapine, poliziotti, alla salute, alla tua! non ho mai visto un pub; no? soprattutto dopo una rapina, zitto, ci sentono, posso farti una domanda? dimmi, come t’è venuto in mente? sapevo che eri un tipo originale, avrei dovuto travestirmi da postina? o da agente delle tasse? bevi, non fa male, cosa stai scrivendo? di una donna coi capelli rossi che bussa alla mia porta, dici di me? ti dispiace stare in un romanzo? Ti sembrava squallida, Berlino, ma ora che ti guarda con quegli occhi è diventata il paradiso, no, non mi dispiace: come andrà a finire? Corri troppo, è vero, abbiamo corso troppo, chissà se qualcuno ci ha seguito.


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