74. Elementi

Creato il 22 aprile 2011 da Fabry2010

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La sabbia è fredda e umida. Affondandovi la mano, Cavedagna prova un senso di sollievo. Per lui la vita sono i libri: rischia sempre di perdere il contatto con la materia del mondo, ben rappresentata dalla roccia erosa, dai granuli minuscoli in equilibrio precario tra consistenze inferiori – limo, argilla – o superiori – blocchi, ciottoli, sassi. Del mondo, la sabbia ha la vocazione a frantumarsi, a lasciarsi travolgere – dall’acqua o dal destino -, nel confine instabile tra solido e liquido, dubbio e certezza, abbandono e inibizione. E’ qui che Cavedagna dovrebbe lavorare, confrontando attentamente i granuli di pochi millimetri, umidi e freddi, col liquido salato di cloruro di sodio – e nitrati e fosfati e anidride carbonica e ossigeno – che garantisce respirazione e fotosintesi. Se la risposta fosse lì, se si scoprisse scrittore acquatico, liquido, dopo aver mangiato sabbia, quarzo e magnetite, se finalmente provasse a prender fiato con le molecole d’ossigeno disciolte nella massa opaca che gli viene incontro come schiuma, deponendo la rigidità delle formule in cui vogliono costringerlo, le esigenze editoriali, il mercato culturale, i gusti del pubblico, se si sentisse libero di scrivere quello che gli detta il cuore, contando sulla sapienza  ignota che la spinta idrostatica del sale riesce a far emergere? Ecco che galleggia beata, in barba ai custodi di pesi e di misure, ai bagnini rugosi dei premi letterari, alle babbione dai cappelli colorati. Cavedagna dovrebbe includere una terza dimensione: il cielo all’alba, striato di luce bianca e gialla, la miscela di gas e vapori dell’atmosfera che circonda tutto, l’argon, l’ossigeno, l’azoto, intrecciati con le macchie delle nuvole, la scrittura aerea dei sogni, del coma farmaceutico, degli occhi sbarrati di Amerigo sul letto d’ospedale.