8. E’ già finito

Creato il 07 settembre 2010 da Fabry2010

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Leopoldo sembra un po’ idealista: come illudersi di vincere la diffidenza tra i clienti di un esercizio commerciale? Non basta la giustificazione letteraria di gettare un sasso nello stagno della trama, perché sarebbe più efficace un gesto estremo: i telegiornali informano ossessivamente su atti inconsulti, gente accoltellata o travolta dall’automobile dell’antagonista o bruciata come fosse una bistecca al barbecue. In effetti, lanciare la sfida della comunicazione è una chimera. Ma non lo è anche la fede? Se Leopoldo credesse, non dovrebbe scommettere sulla bontà naturale degli umani, sulla possibilità di cavarne qualcosa di buono, nonostante tutto? Non dovrebbe passare sopra le cattiverie, le malignità, i pettegolezzi che infestano ogni comunità civile fino a renderla una pozza di fango invasa dagli insetti? E poi: una trama non ha bisogno di un personaggio che esca dagli schemi, per non replicare la realtà al punto da rendere inutile l’esistenza della fiction? E non è una scelta ragionevole partire da un luogo preciso come l’autogrill, che il lettore senz’altro conosce nei minimi dettagli, da una parte, e che, dall’altra, è la quintessenza dell’Occidente, delle sue manie e disperazioni? In un posto come questo può succedere di tutto: infliggersi un’indigestione; scatenare una lite in cui ci scappa il morto; trovare un libro che ti cambia la vita, in bene o in male; incrociare gli occhi della persona che cercavi da sempre e che non avresti immaginato ti venisse incontro proprio qui. Leopoldo crede che l’esperienza riservi sorprese a ogni angolo, per questo è il personaggio principale. La fede è un rischio ma senza di essa si muore di noia e il romanzo, prima di cominciare, è già finito.



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