Lunedì, piazza Maggiore. Heureux anniversaire (Francia 1962, 12') di Pierre Etaix e Jean-Claude Carrière: un comico giustamente dimenticato e inutilmente ritrovato.
Singin' in the rain (Usa 1952) di Stanely Donen e Gene Kelly: molto piacevole (e lo dice uno che non ama il musical come genere, eccezion fatta per The Blues Brothers...), numeri musicali eccezionali (gli attori erano di un'altra categoria, e non sono un semplice laudator temporis acti, ma quando si vede il numero di Donald O'Connor che concentra tutto lo slapstick in 5 minuti, beh... divertente passeggiata nella storia del cinema.
Giovedì, Arlecchino: Pilgrimage (Usa 1933) di John Ford: educazione sentimentale di una madre verso il figlio, mandato al macello della prima guerra mondiale in Francia per strapparlo alle grinfie (nella prospettiva di lei) della ragazza che ama, per poi covare il proprio dolore rifiutando e osteggiando il bambino nato dalla loro unione. Il pellegrinaggio sulla tomba del figlio è il mezzo con cui riesce a elaborare il proprio dolore e a educare a sua volta un'altra madre, che potrebbe macchiarsi dello stesso 'crimine'. Con necessairo happy ending. Toni variegati tra tragedia, mélo e commedia, ben mescolati.
Youth runs wild (Usa 1944) di Mark Robson: sulla delinquenza giovanile statunitense in tempo di guerra, si riconoscono le parti origniarie (più crude) da quelle edulcorate imposte dalla produzione. Un ibrido.
Roma (Italia 1972) di Federico Fellini: splendido nel colore restaurato (ancora su supporto digitale, però) e soprattutto nella giustapposizione (tipicamente felliniana) di blocchi narrativi che mescolano presente, passato e momenti onirici. Una fenomenologia della caciaronaggine (e dell'evoluzione dei costumi della società italiana), echi di altre opere (Amarcord), con sullo sfondo gli scontri studenti-polizia a Trastevere. E la calata dei barbari in motocicletta per le strade notturne di Roma, a chiudere il film.
Giovedì, piazza Maggiore: Isole nella laguna (Italia 1948, 12') di Luciano Emmer e Enrico Gras: la laguna veneziana in chiave poeticamente funebre, eccellente fotografia. Intenso.
The African Queen (Usa-UK 1951) di John Huston: film dalla trama improbabile (adattamento da Forster), fatto per la coppia Humphrey Bogart-Katharine Hepburn. Piacevole ma si dimentica in fretta (o no, come Poppy?). In effetti, "faccio l'ippopotamo"... e tutto quel gin...
Venerdì, piazza Maggiore: Metropolis (Germania 1927) di Fritz Lang: finalmente nella versione più completa conosciuta (149'), potente e indimenticabile capolavoro, un apologo che mescola marxismo e cristianesimo, in puro stile espressionista tedesco. Colonna sonora (ben eseguita dall'orchestra del Comunale) non del tutto convincente, con i suoi echi di Wagner, varietà statunitense e Marsigliese.
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