8. In quel giorno

Creato il 08 maggio 2011 da Fabry2010

da qui

E’ impressionante vederle tutte insieme: una distesa di colore bianco, a perdita d’occhio, ad arco, a parallelepipedo, bauli, scatoloni, pacchi postali per il cielo, le case dei morti sul Monte degli Ulivi, dove la risurrezione comincerà, nel giorno in cui verrà il Messia. Dalla tomba di Abshalom a quella del sacerdote Zekaryah , dai B’nei Hezir alle gallerie scavate da ogni parte del mondo per risorgere qui, tra il monte e la valle, al suono della tromba. Yoh’anan, Eleazar e Nathane cercano, leggono iscrizioni e nomi, pregano, alzano occhi e mani verso il cielo; da qui è visibile il pendio che precipita in una scia di bianco abbagliante e risale al di là, in colline ricoperte di alberi, case e muri di pietra incandescente. Il marmo e il cemento resistono al bacio dell’azzurro, al Dio che respira come i cedri della valle, trema come i grappoli di nuvole, soffia come il vento sui cilindri neri dei rabbini. I tre sono assorti sulla soglia fra il tempo e l’eterno, dove arrivano le voci del deserto, gli echi di wadi nascosti agli occhi degli increduli, quando si profilano alle spalle ombre di uomini armati di bastoni che intonano una canzone triste di armi e di bestemmie, note che lasciano sulla pelle di Yoh’anan, Eleazar e Nathane una traccia verdastra di lividi e ferite che contrasta col bianco immacolato delle tombe, il verde del fico e della quercia, l’abbraccio ovattato delle nuvole in cui trema il respiro rotto di Dio, che stenta a piangere nel mezzogiorno riarso di Yerushalayim.



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