Mia mamma ha potuto frequentare la scuola fino alla terza elementare. Perché, nella mentalità dell'epoca, la scuola non serviva alle donne. La scuola elementare si intende, figuriamoci gli studi superiori o la università, riservati solo ai maschi. Mia mamma non ha nemmeno potuto imparare ad andare in bici. Nemmeno questo era ritenuto una cosa da donne. Fare i mestieri di casa, accudire i genitori, gli altri membri della famiglia, fare da mangiare. Imparare a ricamare, a cucire. Queste erano cose da donne. Grazie al cielo quel tempo è passato per sempre e nessuno, con un cervello in testa, pensa di dover tornare a quel medioevo. Ma rimane ancora tanto da fare, per le pari opportunità: oggi non è più questione di accesso allo studio, ma abbiamo altre forme di discriminazione. La nostra rimane una società maschilista: nei posti di lavoro, nei posti di comando, nei posti di potere (qualunque senso diate alla parola). La discriminazione avviene in forma più subdola: gli asili che mancano, i congedi parentali insufficienti, gli stipendi più bassi, i servizi per gli anziani che non ci sono. Oggi una donna deve decidersi tra lavoro e famiglia. Come fossero cose incompatibili. La crisi economica ha pure accentuato il problema: l'austerity ha portato ai tagli nel welfare, nei servizi, oltre ai posti di lavoro persi. Problemi che sfociano nei drammi delle donne che uccise per mano dei mariti, dei fidanzati, degli ex. E anche qui, nella protezione delle donne maltrattate, in fuga dal compagno violento, lo Stato poco attento al problema, è andato a tagliare. Quanto ci servirebbe, per uscire da questa crisi, arrivare ad una piena occupazione femminile, alla fine del predominio maschile nei posti dove si decide. Forse è arrivato il momento di cambiare.
La bicicletta è vostra ora, perché c'è ancora tanta strada da fare.