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8 marzo, Festa delle donne o celebrazione di un patriarcato duro a morire?

Da Maria Rosa Greco
L'8 marzo del 1908, grazie ad un gruppo di operaie americane coraggiose, è iniziato un movimento di liberazione e di emancipazione della condizione femminile che si è diffuso in molti paesi del mondo.
Cosa resta oggi di quell'intento? e cosa è cambiato?8 marzo, Festa delle donne o celebrazione di un patriarcato duro a morire?
Vado con la mente ad alcune popolazioni che ancora sopravvivono con un sistema sociale matriarcale e che ho avuto la fortuna di contattare direttamente (tra cui Hopi, Acoma, Zuni, Lakota, Q'eros).
Nel matriarcato non esistono ruoli di sottomissione, esistono semplicemente suddivisioni di compiti perché la gestione della comunità sia armoniosa e basata sulla collaborazione. Donne e uomini nell'età della maturità mettono a disposizione della comunità la loro saggezza, anche se in modi diversi. I figli vengono educati dalla comunità per permettere alle madri di svolgere anche altri compiti. La donna è un ponte per interagire con il divino attraverso l'uomo e la Natura in genere, come l'uomo è un ponte per arrivare alla stessa natura divina attraverso modi complementari. Niente rivalità, ma integrazione. Ogni ruolo è degno di rispetto perchè la saggezza antica insegna che ogni parte è fondamentale per creare una totalità armoniosa e completa. La radice "con" (di condividere, comunicare, comunità, comunione, combattere per...) è alla base del loro modo di esistere e di interagire con la Terra e gli altri esseri viventi che la abitano.Una festa dell'8 marzo per trasgredire dai ruoli consueti, con l'atteggiamento quasi di rivincita che si annusa dalle nostre parti, in quei luoghi non avrebbe motivo di esistere. Non avrebbe senso privare dei rami fioriti gli alberi di mimosa per ricordare alla donna, alla femmina di essere parte indispensabile di questo pianeta, in modo complementare al maschio. Non avrebbero senso le "quote rosa" come riconoscimento e quasi privilegio di esistere...

In molti contesti sociali delle culture patriarcali, invece, la donna non è ancora "ugualmente umana" rispetto all'uomo. Le battaglie sociali servono. La voce attiva femminile serve, come completamento del maschile. Le ricorrenze no. Dal mio punto di vista, servono solo a mettere a posto coscienze che fanno finta di risvegliarsi in occasione di una ricorrenza, pronte poi a riaddormentarsi il giorno dopo.La festa dell'8 marzo, in particolare, ormai fa il gioco dei condizionamenti patriarcali, ancora molto radicati. Patriarcato e sistemi religiosi che creano dipendenze sono parte di uno stesso "serbatoio energetico" che alimenta l'esaltazione delle rivalità, i conflitti, le manie di grandezza, la sopraffazione, la sudditanza mentale, la paura del potere femminile e la paura del potere liberatorio della sessualità.No, non serve proprio celebrare la Festa della Donna, quando non si è interessati a celebrare la vita in tutte le sue forme, quando non si è in grado di rispettarla e di amarla. Ecco da dove è nata l'esperienza Onorare la Femminilità che propongo alle donne che vogliono usare la loro consapevolezza per risvegliare l'energia della femmina che è dentro di loro.In passato anch'io ho accettato auguri in occasione dell'8 marzo, ho accettato regali insieme al classico ramo di mimosa.Oggi mi dico con piacere di non riconoscere più quella finta attenzione. Femmina ci sono sempre, in ogni istante della mia vita. Non attendo certo l'8 marzo per celebrare e manifestare la mia presenza nella vita con corpo, mente e tutto il potere del mio spirito.


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