8 Marzo in Versilia

Creato il 19 febbraio 2014 da Discoteche Versilia @discoversilia

La Festa della Donna 2014 è a La Capannina.

La discoteca di Forte dei Marmi ospita l’8 Marzo più bello della Versilia.

La grande tradizione della Festa della Donna made in Bussola quest’anno si sposta a La Capannina di Franceschi per una serata assolutamente spettacolare e piccante.
Due locali in uno per realizzare l’8 Marzo più bello e divertente tra Forte dei Marmi e Viareggio, Lido di Camaiore e Marina di Pietrasanta. Un’evento da non perdere e da prenotare adesso!

Cena con menù speciale, discoteca e animazione a tema.

Per maggiori informazioni e per conoscere i prezzi Capannina della serata:

 
Prenota adesso ed evita la fila, scegliendo tra:
  • cena con menu completo + tavolo dopocena,
  • solo cena con menu completo
  • solo tavolo dopocena

Causa fila, ti consigliamo caldamente di scegliere o la cena o il tavolo e di farlo adesso.

Menu della serata, formule e pacchetti.

Maggiori informazioni saranno pubblicate presto su questo sito, per non perdertele e per vedere poi le foto e i video della serata, usa i tasti qui sotto:

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La Festa della Donna.

Da wikipedia.

La giornata internazionale della donna (comunemente definita in modo improprio festa della donna) ricorre l’8 marzodi ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922.

In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che la celebrò il 12 marzo, prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l’anno precedente, che ricordava l’8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.

La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York[7], facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti avvenuti a Chicago, a Boston o a New York.

Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l’erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra imass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.

Nel settembre del 1944 si creò a Roma l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristianae alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre aLondra veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un’idea di Teresa Noce,[12]di Rita Montagnana e di Teresa Mattei.[13]

Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell’Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva « occupazione abusiva di suolo pubblico ».[14] Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l’iniziativa cadde nel vuoto.

Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell’opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.


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