8 marzo: la rivoluzionaria Olympe

Da Virginia Less

Per “Noi nonne” questo 8 marzo è il terzo… Sulla ritualità e deriva consumi- stica della nostra “festa”, particolarmente sgradevole nei periodi di crisi, mi sono già espressa. Celebro tuttavia la ricorrenza a mio modo, ricordando un personaggio storico che forse poche di noi conoscono: Olympe de Gouge. Siamo in Francia, all’inizio della rivoluzione.

La scrittrice (1748-1793), che firmò 29 romanzi e scritti vari, 71 pièce teatrali, 70 fra libelli rivoluzionari e articoli, si chiamava Marie Gouze e cambiò nome dopo la vedovanza. Nella sua vita movimentata l’impegno politico ebbe un ruolo fondamentale. Il brano che riporto è tratto dalla sua biografia, qui: http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=1199

Olympe si dedicò strenuamente al tema dei diritti e della libertà individuale: al riconoscimento dei diritti delle donne, ma anche dei neri, degli orfani, degli anziani, dei disoccupati, dei poveri. Si proclamò a favore della democrazia rappresentativa, respinse il dispotismo e le torture. La sua spiccata vena pubblicistica e comunicativa era congeniale al tempo della Rivoluzione, e carica di novità. Ciò non impedì che nel 1793 venisse ghigliottinata.” 

Ma la sua celebrità è legata alla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, redatta nel 1791. Due anni prima era stata approvata quella del cittadino che, osserva polemica Olympe, a onta del principio di égalitè, bandiera della rivoluzione, elenca i diritti validi solo per gli uomini: le donne non possono votare, accedere alle istituzioni pubbliche, alle libertà professionali, ai diritti di possedimento, eccetera. La scrittice ironizza dunque sui pregiudizi maschili e di fatto critica la rivoluzione per aver ignorato la causa delle donne.

Era sostenitrice della monarchia costituzionale e, dopo la fuga del re, propose un referendum popolare per scegliere una forma di governo tra quella repubblicana, federativa e monarchica.   Fu accusata davanti al Tribunale rivoluzionario.  Al processo disse: «Sono donna, temo la morte, ho paura del vostro supplizio, ma non ho confessioni da fare, dall’amore per mio figlio trarrò il mio coraggio». Dopo l’esecuzione, il «Moniteur» scrisse: «Olympe de Gouges volle essere un uomo di Stato, sembra che la legge abbia punito questa cospiratrice per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso».

Copio ora il prologo e il primo articolo della Dichiarazione, ancora attuale quanto ai principi. L’intero testo è facilmente reperibile in rete, anche su Wikipedia; leggetelo, ne vale la pena

Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.

Articolo I La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune.

Le recentissime elezioni, pur nel risultato di grave incertezza, hanno portato in parlamento un elevato numero di donne. Ne sono compiaciuta e mi auguro che, a prescindere dall’orientamento politico, sappiano agire a favore dei nostri diritti, consentendo  l’effettivo esercizio dell’uguaglianza di genere.

 


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