8 Settembre 1943

Da Loredana De Michelis @loridemi

Dal diario di mio nonno Pietro, classe 1899, ufficiale autiere, che fu richiamato nei primi mesi del 1940. Portava con sé un diario precedente, tenuto in trincea durante la prima guerra mondiale.Sugli stessi fogli, scritti a matita e poi cancellati, quindi persi per sempre, riprese a scrivere il giorno 8 Settembre 1943.
“Ioannina, Grecia, 8/9/43Stasera alla radio abbiamo sentito la notizia dell’armistizio.Già se ne parlava qualche ora prima per informazioni anche avute dalla radio inglese a mezzo del solito bene informato.La serata è trascorsa tranquilla sia per noi che per i nostri alleati. Nella notte colpo di scena: i tedeschi prendono posizione offensiva nella città e ci domandano cosa si intendesse fare. Dopo lunghe trattative, si viene ad un’intesa: 
consegnare le armi per garantire la nostra intenzione di correttezza nella resa. Io sono andato a dormire alle 23 e mi sono alzato alle ore 8: tutto tranquillo e nessuna noia in giro da parte di alcuno.
9/9/43 Disposto per la parziale consegna delle armi (ai carabinieri, finanzieri e parte dei soldati, vennero lasciate). Il mio magazzino e le officine restano in consegna a me, ma i soldati sono chi sovreccitato, chi depresso e non hanno più voglia di fare manutenzione.Si dice che qualche reparto è passato ai ribelli greci. I “si dice “ sono inesauribili. Tutti hanno la notizia più fresca; da tutte le parti ci sono notizie di sbarchi immaginari dei nuovi amici inglesi.Non si capisce più niente, ma il luogo è tranquillo come sempre. I tedeschi tengono gli accantonamenti loro, vanno e vengono inquadrati e cantando allegramente.Tutto è calmissimo. Sono andato a dormire alle 22 e ho dormito fino alle ore 8.Niente lavoro, si attendono gli eventi, pare certo che si vada in Albania per poi rimpatriare.10/9/43 
Tutto tranquillo, i tedeschi ci trattano correttamente. A giorni si parte in colonna a piedi verso il nord.
11/9/43
Nulla di nuovo. Il capitano automobilista tedesco mi chiede di restare a 
Giannina alcuni giorni: io sarei del parere, i soldati no; temono di essere trattenuti di autorità presso l’armata tedesca.12/9/43
Molto lavoro per tranquillizzare i soldati perché facciano il loro dovere e 
restino al lavoro onde rimettere in efficienza le numerose macchine che non lo sono; in parte guaste per la malizia dei conduttori, che non considerarono che il danno sarebbe ricaduto su noi stessi. I militari delle officine sono tranquilli. Il Presidio invece è in fermento per la vestizione a nuovo.Buona parte dei capi di vestiario sono venduti o barattati con i greci. Pietose scene stradali con soldati ubriachi, donne di malaffare, borghesi ambigui che tentano di  persuadere i militari ad allontanarsi oppure a passare con i ribelli. Molti aderiscono. Tutti vendono, comprano, arraffano, si fanno milionari in pochi minuti (soldati con in mano fasci di biglietti da 1000 dracme); tutti comprano per portare a casa, poi gettano ciò che non sta nello zaino. Molti ostentano indifferenza agli ufficiali i quali ne restano anche mortificati. L’Unione Militare dà via la roba gratis ai soldati, questi prendono e rivendono, baruffe al negozio. Alla sera alle 18 parte la colonna di circa 8000 uomini: il coprifuoco viene fissato alle ore 18 salvo che per gli ufficiali.14/9/43
Il Maggiore Caposervizio mi prega di scegliere una vettura con autista per mio uso personale, cosa mai avvenuta da quando sono qui! Lo stesso Maggiore promette un permesso per i soldati, migliorie del rancio ed, infine, il trasporto in auto a Florina, dove si è certi di andare; di là, forse con il treno, verso il Nord: in Germania?
15/9/43
Le cose vanno meglio: passata la baraonda, i rimasti si mettono a 
lavorare, sperando di evitare il disagio del viaggio a piedi. Molti automezzi, dichiarati ai tedeschi efficienti, in pratica non funzionano. E’ evidente che i difetti provengono da sabotaggi dei soldati.Il Comando Tedesco assegna, per i servizi di colonna e rifornimento, vari di tali automezzi, che occorre sollecitamente riparare per utilizzarli.E’ arrivata la colonna degli italiani di Arta.   .Il capitano Bona è venuto a casa mia. L’ho riaccompagnato alle 19 alla sua colonna. In confronto ai colleghi che fanno il viaggio a piedi a tappe, io sono un signore che va in giro in auto.16/9/43
I tedeschi, dopo aver ritirato tutto quanto vi era alla sussistenza, hanno disposto per la fornitura di viveri con sistema regolato da tre tipi di razione : leggera per quelli che si trasferiscono, media per gli ospedalizzati e completa per chi lavora: gli operai miei ed i conduttori di automezzi.
Dopo mesi, i miei soldati hanno ancora marmellata da rivendere ricevendo in cambio del  tabacco olandese. E’già qualcosa poiché dal lato vitto si sta bene. Sono andato a trovare i colleghi nella colonna. Il capitano Menazza al quale ho fatto avere le carrette; il tenente Cerutti che è rimasto fermo ad Arta con i ricambi. La mensa ex presidio è sempre alla stessa sede. Il Comando Tedesco ha accertato che il capitano Masmata (che svolge solo mansioni di direttore di mensa) è di troppo; quindi non gli ha dato la carta di circolazione e la Base lo fa partire con una colonna di muli.17/9/43
In tutti questi giorni mi assillano il pensiero di poter far sapere alla famiglia che sto ottimamente fisicamente e moralmente e così di sapere sue notizie.
Il nostro destino pare che sia la Patria e quindi mi rallegra il pensiero di vedere presto i miei cari.”.....
Non andò a finire come mio nonno sperava: il diario, trovato in un baule pochi anni fa, termina nel Giugno del 1944. Mio nonno tornò a casa quell’estate, dopo avere passato l’inverno in un campo di detenzione polacco. Tornò a casa piedi e pesava 45 chili.Morì nel 1959. Non parlò mai delle due guerre e della sua prigionia.
Dopo il suo ritorno, non volle mai più parlare di politica.
 


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