E sapete mica la pagina è fatta in casa, ma firmata dalla Saatchi & Saatchi e sarebbe interessante chiedere anche all’azienda cosa ha fatto la chiesa cattolica per lei.
Nessuno dubita che nella Chiesa ci siano persone di buona volontà e che si faccia qualche opera di bene in Italia come in Africa: il problema deriva dal capire quanta parte del quasi miliardo di euro che finisce nelle tasche del Vaticano grazie al meccanismo perverso dell’8%, vada a far molto per tanti. Ma di questo non si parla minimamente nella pagina citata : solo brevi testimonianze volte a colpire l’emotività, ma quanto a cifre è il deserto.
La cosa singolare è che la ripartizione dell’8% non è un segreto e ci sono molti siti, compresi quelli che fanno riferimento alla Cei, che danno conto di questo e dai quali si evince che solo il 20% va in opere di carità, mentre tutto il resto è utilizzato per gli stipendi dei preti e soprattutto per “esigenze di culto”, vale a dire per la macchina ecclesiastica e i suoi orpelli. Anzi a questo proposito si potrebbe far osservare che la spesa per gli spot da solo basterebbe a fare molte cose in Africa. Ed è spesso superiore ad attività caritative molto pubblicizzate, come ad esempio quella per lo tsunami in Asia.
Lo slogan dunque dovrebbe essere “fai poco per tanti e tanto per pochi”. Ma la cosa interessante è la tecnica con cui viene nascosta un’informazione peraltro ufficiale, fidandosi del fatto che gran parte di coloro che guardano la televisione non sentono il bisogno di ulteriori informazioni. E quella ridotta fetta di telespettatori assoluti che ormai si avventura sul web, magari per ragioni non proprio edificanti, viene indirizzato a una pagina ad hoc e non a quelle già esistenti e assai più esplicative, peraltro anche più ricche di testimonianze. Così si fa finta di aprire una porta, quando invece la si chiude.
Insomma chiedete e non vi sarà dato; cercate e non troverete; bussate e non vi sarà aperto: è il catechismo dell’8 per mille.