Sul sito è possibile leggere che “il Ministero dell’Economia ha comunicato che l’aumento corrisposto con le buste paga del mese di maggio è solo ipotetico, perchè il credito si determina sul reddito presunto e non effettivo. A fine anno in migliaia saranno così chiamati a restituire i soldi sulla base dell’imponibile reale. Tanto è vero che lo stesso Mef avverte: chi vuole può procedere sin d’ora alla rinuncia dell’attribuzione del credito.
(…) Alla fine della fiera appena il 40% degli insegnanti percepirà l’aumento. Su 735mila professori in servizio solo 300mila. E per tanti sarà anche inferiore a quanto strombazzato dall’Esecutivo. Tutti gli altri continueranno a percepire stipendi da fame, superati negli ultimi due anni pure dall’inflazione.
Per la maggior parte del personale che lavora nella scuola italiana, in particolare per gli insegnanti, gli 80 euro di aumento previsti dal Governo si stanno rivelando una polpetta avvelenata. Non solo al 60% dei docenti, che ha oltre 50 anni e uno stipendio medio lordo superiore al “tetto” dei 26mila euro indicati nell’art. 1 del D.L. 66 del 24 aprile 2014 sulla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, non andrà nulla: ora si scopre, attraverso una comunicazione odierna del Ministero dell’Economia, che l’aumento corrisposto con le buste paga del mese di maggio è solo ipotetico, perchè il credito è stato determinato sul reddito presunto e non effettivo. A fine anno, in fase di conguaglio, sarà poi determinata l’effettiva spettanza in base al reddito complessivo reale e ai giorni lavorati.
Per migliaia di insegnanti che percepiscono redditi al limite della soglia prevista dal beneficio fiscale, si sta quindi profilando la concreta possibilità che i benefici acquisiti in busta paga nei prossimi otto mesi vengono poi restituiti a fine 2014. Tanto è vero, comunica il Mef, che “sul portale NoiPA sarà disponibile a breve un’apposita funzione self service che consentirà agli amministrati di comunicare direttamente al sistema la rinuncia all’attribuzione del credito”.
(…) Su 935mila docenti in servizio quest’anno nella scuola pubblica, percepiranno il bonus quindi mezzo milione di dipendenti. Tra i prof solo 300mila su 735mila totali: quindi, complessivamente, solo quattro su dieci”.
(…) La morale, conclude la rivista specializzata, è che “la vicenda del bonus ai dipendenti non finisce di regalare sorprese al mondo della scuola. È la riprova – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che alla scuola si è cercato di dare davvero un ‘contentino’. Mentre per adeguare lo stipendio agli altri Paesi, (…) occorrono soldi veri emessi con le Finanziarie: solo così sarà possibile sovvertire un trend già segnato, con l’indennità di vacanza contrattuale bloccata fino al 2017 ai valori del costo della vita di cinque anni fa”.
E’ evidente, alla luce di ciò che sta accadendo, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che il governo dovrà fare estrema chiarezza sui punti evidenziati, affinchè la misura a sostegno del reddito comunicata in pompa magna non si riveli il solito annuncio o la solita bufala per raccogliere qualche consenso nelle urne.
Lecce, 23 maggio 2014
Giovanni D’AGATA