La mia vacanza in Italia si puo' suddividere in queste fasi:
- i primi quattro giorni: "lo sfacelo": causa caldo atroce, ciclo, fuso orario e viaggio lunghissimo... dell'italia vedevo solo le cose brutte;
- i successivi tre giorni: "la ripresa": lentamente mi sono rimessa in sesto, fisicamente e psicologicamente;
- i successivi sette giorni: "l'innamoramento": ho girato in lungo e in largo, vedendo posti, incontrando gente (e ho capito perche' gli americani amano l''italia), ascoltando storie: sono stata ovunque benissimo e contenta di esserci;
- i successivi cinque giorni: "la malinconia": come una trottola ho cercato di incontrare tutte le mie amiche, di rivedere i posti cari di Roma, di mangiare tutto il mangiabile, di godermi il nipotino... e fare tutte queste con la consapevolezza che poi per chissa' quanto tempo non potro' rifarle :-/ ;
- il giorno in piu': "la presa di coscienza": quando imbottigliata nel traffico in un autobus strapieno, oppure lungo strade sporche, oppure di fronte ad un uomo con la camicia mezza aperta con il petto villoso, oppure quasi travolta da donne che corrono con le tette al vento, oppure in un ristorante con un solo seggiolone per bambini (che nonostante avessimo prenotato via telefono prima di andare non ci e' stato assegnato), oppure investita dal fumo passivo alla fermata del bus, ho ripreso coscienza che a San Diego... si vive meglio ( mi dispiace ammetterlo, ma e' cosi').
Partire pero' e' sempre difficile.
La consapevolezza di quello che si lascia, di quello che si e' assaporato per cosi' poco, del tempo e dello spazio che mi separeranno da "tutto quanto" ... puo' essere davvero overwhelming.
[e credo che solo chi vive lontano dagli affetti puo' capire].
Qui ho versato le mie lacrimucce
insieme ai miei pensieri piu' malinconici... poi mi sono asciugata con le mani (che non avevo nemmeno un cavolo di fazzoletto), e con gli occhi ancora un po' rossi sono salita su questo aereo (da cui sto scrivendo).
Sempre guardare avanti, mai guardarsi indietro.
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[quello che segue e' invece scritto ora]
Durante il volo ho poi pensato a tante cose (oltre che a studiare per l'esame), ho pensato al futuro... e quando eravamo quasi a San Diego, e fuori dal finestrino ho cominciato a vedere le luci della citta' (strategicamente avevo scelto posto affianco al finestrino, lato sinistro), mi e' tornato il sorriso.
Ho pensato che anche se San Diego non ha nulla di quello che mi manca dell'Italia, ha cmq qualcosa di molto importante: il rispetto, la liberta', la mentalita' aperta, il credere nei sogni, il reinventarsi, le opportunita', la novita', la natura e tanto altro... e visto che abbiamo l'occasione di vivere qui tanto vale farlo al meglio, prendendo tutto quello che questo bel posto ha da offrirci!
Purtroppo nessun posto e' perfetto, e ovunque vivremo ci sara' qualcosa che ci manchera'... ma sono certa che e' solo qui che, per ora, posso pensare a realizzare sul serio i miei sogni, e' qui che punta l'ago della bilancia...
Quando e se le cose cambieranno, prepareremo la valigia e andremo dove la vita ci portera'.
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Mentre ero sull'aereo, mi girava in testa la prima frase di quella che ho scoperto essere una poesia:
"Partire è un po' morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po' di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.
E' un dolore sottile e definitivo
come l'ultimo verso di un poema...
Partire è un po' morire
rispetto a ciò che si ama.
Si parte come per gioco
prima del viaggio estremo
e in ogni addio seminiamo
un po' della nostra anima."
Edmond Haraucourt
[versione in francese]
Invece ogni volta che preparavo la valigia mi girava in testa la canzone di Dido "Life for rent"
PS la versione francese e' piu' bella :-)