9 Aprile, data fatatida: ricordando Francois Rabelais e Dietrich Bonhoeffer

Creato il 09 aprile 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Natalino Piras. Due sono le ricorrenze di morte di questo 9 aprile. Una lontana nel tempo, Parigi 1553, quella di Francois Rabelais, l’inventore di Gargantua e Pantagruele. L’altra di Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano, impiccato nel lager di Flossenbürg, in Baviera. Era anche allora un lunedì 9 aprile. Oggi, lunedì dopo Pasqua 2012, è giorno pure di questa memoria. Le ceneri di Bonhoeffer furono sparse al vento eppure lui continua a essere appieno nell’idea che tramanda di sé: attraversare la notte avendo come orizzonte l’aurora. C’è scritto in una lapide in bronzo “davanti alla chiesa di Zion”, Berlino Est, “nella piazza spoglia di mattoni rossicci”: «In dieser Kirche predigte und konfirmierte 1932 der Widenstandeskämpfer Pastor Dietrich Bonhoeffer». Quale più eccelso merito: «In questa chiesa predicò e cresimo nel 1932 il pastore Dietrich Bonhoeffer, combattente della Resistenza». Era uno che secondo Dante Curcio, che fu suo compagno di prigionia, sarebbe potuto diventare il più grande uomo di Germania. Se si fosse salvato dal patibolo che Hitler in persona volle che lui salisse, a 39 anni, quel lunedì 9 aprile 1945, a pochi giorni dall’arrivo degli americani, a una manciata d’ore dalla fine della guerra che Bonhoeffer combatté con il senso di una appartenenza: alla libertà dell’uomo, alla lottoa contro il tiranno per la liberazione dalla schiavitù, dall’orco, dal male che Hitler incarnava ed emanava. Bonhoeffer era dentro il controspionaggio dell’ammiraglio Canaris, giustiziato quello stesso giorno dopo atroci torture. Il teologo aveva come fissa quello di uccidere Hitler con le sue stesse mani. Era forse a conoscenza del piano “Valchiria” di von Stauffenberg e dei fratelli von Boeselager. Lui si muoveva disarmato. “Essere senza protezione Scegliere di non stare al coperto Conquistare lo sguardo dal basso”. Etsi Deus non daretur: come se Dio non ci fosse. Morì che aveva 39 anni. Non appaia paradossale accostare la sua figura a quella di Rabelais che attraversò pure lui il terribile Cinquecento in visione prospettica. Esaltando la funzione del riso, come atto sovversivo, come contestazione delle guerre di religione che tanto male nel mondo rappresentarono e rappresentano. Dice la dedica ai lettori del Gargantua: “voi che m’accostate, Liberatevi d’ogni passione, E, leggendo, non vi scandalizzate: Qui non si trova male né infezione. Apprenderete, se non sia per ridere: Altra cosa non può il mio cuore esprimere Vedendo il lutto che da voi promana: Meglio è di risa che di pianti scrivere, Che rider soprattutto è cosa umana”. Dietrich Bonhoeffer e Francois Rabelais sono perenne icona d’umanesimo.

Featured image, collage dalla rete, fonte Wikipedia. Dietrich Bonhoeffer e François Rabelais.