(by Simone Clara)
Definire una leggenda del calcio anni 90 Marcos Evangelista de Moraes, meglio noto come Cafù, sembrerebbe riduttivo. La longevità di uno dei più grandi terzini del calcio brasiliano lo ha caratterizzato infatti per quasi un ventennio, dai primi anni novanta fino al suo ritiro dai campi, nel 2008, quando ha appeso gli scarpini al chiodo dopo cinque stagioni al Milan nel quale era apparso tutt’altro che un giocatore ‘bollito’, come qualcuno lo aveva etichettato al termine dell’esperienza giallorossa nell’estate 2003 (Cafù aveva 33 anni). Convocato per la prima volta nella Selecao nel 1990, non ha più abbandonato la maglia verdeoro per sedici anni consecutivi vincendo due mondiali (1994 e 2002) e detenendo il record di presenze (142). A Roma lo hanno subito ribatezzato ‘Pendolino’, se è vero che andava su e giù come un treno ad alta velocità su quella fascia destra che lo ha visto protagonista di uno storico scudetto macinando chilometri e trasformandosi da terzino ad ala nell’arco della stessa partita. Cambi di passo, finte e accelerazioni il top del suo bagaglio tecnico.Il tutto condito da una correttezza esemplare sul terreno di gioco. Nato a San Paolo il 7 Giugno 1970, Cafù è già protagonista in patria poco più che ventenne quando conquista con il San Paolo 2 Libertadores e 2 Coppe Intercontinentali nel 1992 e 1993. La squadra brasiliana riesce nell’impresa di salire sul tetto del mondo per due anni consecutivi battendo prima il Barcellona poi il Milan. Ai mondiali di Usa 94 non è titolare, ma gioca la finale di Pasadena contro l’Italia subentrando a Jorginho e laureandosi campione del mondo a soli 24 anni. Sono ormai maturi i tempi per vederlo in Europa. Si trasferisce in Spagna, al Real Saragoza, dove però delude le attese tornando in patria dopo appena una stagione. Anche qui però si dimostra un vincente conquistando la Coppa delle Coppe 94/95. Due anni al Palmeiras, prima del definitivo salto di qualità a Roma, sponda giallorossa, nell’estate del 1997 per 13 miliardi di lire.