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A BIANCANEVE SI ADDICE IL SONNO: conversazione con Beatrice Pucci e Marino Neri

Creato il 21 gennaio 2015 da Spaziomeme

Marino Neri e Beatrice Pucci

“intervista” ai due artisti realizzata in occasione della mostra “A Biancaneve si addice il sonno”
Spazio Meme, 20 Dicembre 2014 – 15 Febbraio 2015

Partiamo dal titolo della mostra: “A Biancaneve si addice il sonno”, in che modo nel vostro lavoro vi approcciate al mondo della fiaba e del racconto popolare?

Beatrice Pucci
La fiaba ha sempre caratterizzato il mio lavoro partendo dalla mia prima animazione “Appunti per un film sulla vecchiaia di pinocchio” ho sempre pensato che le fiabe siano un infinito contenitore di idee. La “magia” delle fiabe, poi, la si trova anche nel cinema di animazione.

Marino Neri
Sono affascinato dalla struttura narrativa delle fiabe, in un certo senso obbligata, sempre uguale e in un qualche modo inesauribile, capace di infinite variazioni. E’ una struttura semplice e complessa allo stesso tempo. Mi viene naturale dare al mio modo di raccontare una forma simile.

Entrambi prediligete il bianco e nero come scelta tecnica ed espressiva, qual’è il motivo di questa scelta e qual’è il vostro rapporto con il colore?

MN
la scelta del bianco e nero è dovuta a una ricerca di sintesi espressiva, ancor prima che estetica, mi interessa lavorare sul disegno nei minimi termini, da qui il bianco e nero. Il mio nuovo libro a fumetti invece sarà a colori: in quel caso l’apporto del colore ha principalmente una funzione narrativa.

BP
il bianco e nero è più profondo, usare il bianco e nero è come fare una passeggiata nel bosco di notte. Ho usato il colore solo per la parte di animazione nel film “Tutto parla di te” di Alina Marazzi ed è stata una esperienza molto interessante.

Nelle vostre opere convivono atmosfere oscure e cupe e altre più leggere e ironiche, come mantenete questo equilibrio?

MN
Per quanto mi riguarda in un disegno le atmosfere più cupe e registri più leggeri finisco per rafforzarsi assieme, la ricerca del loro equilibrio è importante come la ricerca del bilanciamento tra i vuoti e i pieni del bianco e nero.

BP
Non penso mai all’equilibrio fra queste due cose, perché dipende solamente da ciò che voglio raccontare.

Se doveste citare alcuni dei vostri riferimenti culturali ( artistici, letterari, cinematografici, musicali ecc ecc..) quali scegliereste?

BP
Jan Švankmajer, Kiki smith, Ágota Kristóf, Fratelli Quay , Shirin Neshat, Roland Topor.

MN
Direi Pratt, Alex Toth, Mazzuchelli, Winsord Mcay per il fumetto, per il cinema amo molto la rappresentazione che da della natura Werner Herzog e  i film di Hiroshi Teshigahara.

Cinema d’animazione e fumetto, quali sono, secondo la vostra esperienza, i principali punti in comune e la maggiori differenze fra questi due linguaggi?

MN e BP
Pensiamo che siano due linguaggi molto diversi: l’animazione si basa sul movimento, mentre il fumetto sulla staticità e la sequenza di immagini fisse che solo il lettore attraverso una “sospensione” riesce in un qualche modo a legare.
I punti in comune sono del tutto apparenti.

Oltre a questa mostra in che modo si è sviluppata e come si evolverà la vostra collaborazione artistica?

MN La nostra collaborazione parte dall’esperienza fatta assieme di “Peso alle immagini” dove illustrazione e ceramica dialogavano. Da quell’esperienza è nata anche la piccola scultura in mostra.
BP Abbiamo poi diversi progetti, uno legato (trasversalmente) anche all’uscita del libro a fumetti di Marino e forse anche qualcosa legata all’animazione.

Beatrice Pucci
Marino Neri

Intervista a cura di Filippo Bergonzini


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