di Luca Guadagnino (Italia, 2015)
con Tilda Swinton, Matthias Schoenaerts, Ralph Fiennes, Dakota Johnson, Corrado Guzzanti
durata: 120 minuti
★★★☆☆
Guadagnino chi? A leggere gli incassi del primo weekend di programmazione, per A bigger splash si prospetta, purtroppo, un flop clamoroso e neppure tanto inatteso. Il tonfo al botteghino fa infatti seguito alla disastrosa première veneziana, dove il film fu sonoramente fischiato alla proiezione stampa da una platea di giornalisti assetati di sangue... Rimane un mistero il motivo per cui il regista siciliano sia così inviso alla critica di casa nostra: anche il suo precedente lavoro, Io sono l'amore, fu pressochè ignorato in patria prima di riscuotere un grande successo oltreoceano, arrivando perfino a sfiorare l'Oscar. E ci auguriamo vivamente che anche per A bigger splash possa accadere lo stesso perchè, lo dico chiaro, il film, pur innegabilmente imperfetto, non è affatto da buttar via.
A bigger splash è, ufficialmente, il remake di una famosa pellicola francese del 1969, La piscina di Jacques Deray, con Alain Delon e Romy Schneider. In realtà però Guadagnino conserva dell'originale solo lo scheletro narrativo, costruendo invece un film personalissimo e intrigante, traslando la vicenda dalla Costa Azzurra all'italianissima Pantelleria e affidandosi a un quartetto di attori (quasi) tutti in grande spolvero.
Il film, infatti, per almeno 3/4 della sua durata funziona benissimo: nella prima ora succede poco o niente, ma la tensione si taglia a fette ed è chiaro fin da subito che si tratta della quiete prima della tempesta. Tutta la prima parte è infatti preparatoria alla catarsi finale, dove ovviamente i nodi verranno al pettine e la sterzata violenta sarà inevitabile... la Swinton e Fiennes sono maestri nel loro (finto) gigioneggiare, la giovane Dakota Johnson è perfetta nel suo ruolo di lolita fatale e destabilizzante, Matthias Schoenaerts è l'anello debole della catena (esclusi gli innegabili meriti estetici) ma tuttavia è sopportabile. Le dolenti note arrivano purtroppo alla fine, con lo sciagurato, imbarazzante cameo di Corrado Guzzanti, di cui, ancora adesso, tutti noi che eravamo a Venezia continuiamo a chiederci il motivo... una macchietta impresentabile, un poliziotto tutto pizza e mandolino che parla come Nino Frassica e francamente non si può sentire. Questo però non azzera quanto di buono il film aveva fatto vedere fino a quel momento, e che non è affatto poco.