L'Autorità nel determinare i nuovi canoni (dai circa 50 milioni di euro annui che pagavano insieme Rai e Mediaset si scenderebbe a una cifra intorno ai 26 milioni) ha applicato la legge n.44 del 2012 che ha convertito il decreto legge 'Semplifica Italià: la norma indica che a pagare il canone per le frequenze siano gli operatori di rete, mentre prima pagavano le società televisive sulla base dei fatturati. Di qui la riduzione di spesa per i due 'incumbent' del settore. Nel mettere mano a una rimodulazione dei canoni delle frequenze sicuramente si terrà conto della divisione tra operatore di rete e fornitore di contenuti indicato dalla legge, ma sarà anche considerato che i proprietari dei multiplex che sono anche fornitori di contenuti (come è il caso sia di Rai che di Mediaset) detengono un vantaggio competitivo rispetto a chi è solamente operatore di rete.
Un vantaggio di cui la delibera dell'Agcom indubbiamente non ha tenuto conto. Nel decreto, cui sta lavorando il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli troverebbe posto anche la riforma del canone di abbonamento alla Rai, la cui cifra scenderà rispetto a quella attuale sia perchè la nuova norma dovrebbe avere la meglio sul fenomeno dell'evasione sia perchè in parte sarà finanziata dai giochi. Inoltre la cifra dell'abbonamento terrà conto della capacità di spesa dell'utente.