di Alessandro Ligas
L’Università di Cagliari mette a disposizione il Palazzo delle Scienze, in via ospedale, per la realizzazione di un polo museale destinato alla ricerca ed alla comunicazione della ricerca scientifica.
Da allora è stato un susseguirsi di lettere, proposte e promesse che dal 2000 ad oggi ritroviamo sui principali quotidiani. Parole che si rincorrono tra loro e che per alcuni aspetti trovano anche un loro valore (meglio definirla “speranza”) quando 43 consiglieri regionali, il 17 giugno 2003, con la proposta di legge 450, richiedono al Consiglio Regionale della Sardegna l’istituzione della fondazione culturale “Centro Regionale della Scienza in Sardegna” (notizia che peraltro i media hanno ampiamente trattato). Ma le parole rimangono tali e non seguì mai nessuna discussione in aula.
Convegni, auspici, articoli di giornali, “voci inedite” come quelle di Renato Soru e Giorgi Pellegrini nel 2007, appelli degli scienziati, ma alla fine non si è mai concretizzato nulla se non apparire sui giornali.
Oggi c’è una nuova proposta da parte dell’ateneo del capoluogo che da più speranze.
Il progetto è stato presentato ufficialmente durante l’VIII edizione del Festival Scienza in una tavola rotonda a cui hanno partecipato l’assessore alla Cultura, Enrica Puggioni, per il Comune di Cagliari, il suo omologo regionale Claudia Firino, il rettore dell’Università di Cagliari Maria del Zompo, insieme ai “tecnici” Michele Lanzinger, direttore MUSE di Trento e Carla Romagnino presidente del comitato Scienza Società Scienza. La tavola rotonda è stata moderata da Andrea Mameli giornalista free-lance, esperto di comunicazione scientifica e responsabile comunicazione CRS4.
All’interno del palazzo verranno collocate le collezioni universitarie a carattere scientifico “soluzione” continua il ricercatore “che è sembrata la migliore per via della sua struttura adatta ad ospitare un museo”. Che aggiunge “la sua distribuzione planimetrica richiama i caratteri distintivi tipici dei musei-tempio ottocenteschi che si erigevano al di sopra di una scalinata monumentale con un atrio centrale che distribuiva gli ampi ed ariosi spazi articolati intorno a coorti interne”.
Museo che però non può essere fatto di soli oggetti, ma che deve essere un luogo di vita, di comunicazione e di scambio abbandonando il carattere puramente conservativo e statico del passato modo di concepire gli spazi museali. Sarà necessario un approccio “friendly”, amichevole, che consente al visitatore di rapportarsi con le scienze in maniera “paritaria” nel senso che deve essere ridotto all’osso il distacco tra la scienza e l’uomo comune. Sottolinea il ricercatore “per fare questo si sta pensando ad un museo interattivo dove attraverso gli strumenti multimediali è possibile dare voce a quelli che sino ad oggi sono stati degli oggetti che difficilmente riuscivano a comunicare con il pubblico”.
In questo modo si da un valore nuovo agli oggetti, diverso da quello puramente didattico. L’ipotesi che l’ateneo vuole perseguire è quella, conclude il ricercatore, di “un museo che adotti le differenti modalità di approccio alla scienza, al fine di poter unire le molteplici possibilità di comunicazione fornite da differenti modelli espositivi del museo scientifico: Museo di Scienze Naturali, Museo di storia delle Scienze e Science Center”.
Il rettore ha mostrato la forte volontà di proseguire in questo progetto sottolineando che questo compito è “etico, non per noi ma per chi verrà dopo di noi, per l’evoluzione dei comportamenti e per essere pronti per le novità che verranno”. Continua la professoressa “anche l’epigenetica mostra come l’ambiente sia assolutamente fondamentale per lo sviluppo delle persone: il nostro compito è dunque arricchire il contesto culturale in cui crescono bambini e ragazzi sardi per accrescere le loro motivazioni”.
Durante l’incontro la professoressa ha sollecitato più volte l’istituzione di un tavolo tecnico, con il comune e con la regione, che hanno accettato, per approfondire il progetto e per discutere delle prospettive, del piano di fattibilità e del modello di governance “non facendoci condizionare dalle difficoltà ed investendo sulle nostre intelligenze” ha concluso la professoressa.
L’Università, luogo per antonomasia di produzione di nuova conoscenza e di alti profili formativi, persegue, in questo modo, la sua terza missione, che si può riassume nel favorire l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della Società. Una sfida questa che costruisce nuove rotte per diffondere il sapere nella società nella logica della corretta informazione, del business e della curiosità scientifica.