22 maggio 2014 • Festival di Cannes 2014, Speciale Festival di Cannes, Speciale Festival OAC, Vetrina Cinema
A Cannes non è venuto, come era facile prevedere, e la conferenza stampa è stata ovviamente annullata. Ma è comunque stato il suo giorno. Parliamo di Jean-Luc Godard, uno dei pochi veri maestri di cinema rimasti. Il suo Adieu au Langage, presentato in concorso al Festival, era il titolo più atteso della kermesse, nonostante le grandi star e gli importanti nomi di questi giorni. L’assenza del padre della Nouvelle Vague non ha però scalfito l’emozione di vedere sul grande schermo la sua nuova opera.
Un’ora e un quarto di sperimentazione, un film saggio sbalorditivo, ipnotizzante, stimolante, girato addirittura in 3D. Il pubblico era visibilmente in trepidazione, le aspettative non sono state deluse, gli applausi a fine proiezione (e durante) sono stati scroscianti. Godard è sempre Godard, verrebbe da dire, e chissà se Jane Campion e il resto della giuria decideranno di assegnargli qualcosa, che sia un riconoscimento speciale o addirittura la Palma. Sarebbe dovuto, forse anche meritato. Perché anche se di bei film ne abbiamo visti in questi giorni – e anche se Godard di certo non avrebbe bisogno di nessun premio - Adieu au Langage rimane il momento di cinema più alto di questa edizione. Fuori categoria.
Héloïse Godet – Photocall – Adieu au langage (Goodbye to Language) © FDC / M. Petit
Ma veniamo al resto del programma giornaliero. Vicino ad un maestro come Godard, ecco un altro regista francese in concorso. Ci riferiamo a Michel Hazanavicius, il premio Oscar per The Artist, che ha messo da parte il cinema muto e in bianco e nero per raccontarci una sofferta storia ambientata durante la seconda guerra cecena. Protagoniste del film la sua musa Bérénice Bejo e Annette Bening. La pellicola è un remake di Odissea tragica di Fred Zinneman, ovviamente con l’ambientazione spostata dalla Berlino postnazista alla cecenia di fine anni ‘90, ma non ha la forza dell’originale. Nonostante sia diretto con crudo realismo da Hazanavicius, interpretato con intensità dagli attori e avvolto in una affascinante fotografia livida e chiaroscurale, il film purtroppo scivola sullo schermo senza regalarci nulla di nuovo, commovendo sì, ma presentando una sceneggiatura con qualche buco. Il film ha diviso, applausi e “buu” di dissenso alla proiezione per la stampa. Il Palmarès, a meno di sorprese, non dovrebbe vederlo protagonista. Prevediamo comunque un ottimo successo, quando uscirà in sala il prossimo novembre.
Altro importante appuntamento della giornata, la Masterclass con Sophia Loren. La diva italiana, splendida e lucidissima nonostante i quasi 80 anni, è stata accolta da una vera standing ovation e ha incontrato il pubblico del festival nella Sala Bunuel. “Spero mi rivolgano delle domande, non credo mi facciano tenere una lezione di storia del cinema”, aveva dichiarato ieri il premio Oscar. Così è stato. Sophia ha parlato di Mastroianni, commuovendosi ogni volta che lo ha nominato; ha raccontato di un film mancato con Luchino Visconti sulla Monaca di Monza; e ha portato i suoi ricordi dell’esperienza con Charlie Chaplin e Marlon Brando sul set de La contessa di Hong Kong. “Brando aveva una voce molto esile – ha dichiarato Sophia – era un grande attore ma non era simpatico“. Su Chaplin invece ha detto: “Era un regista durissimo ma un giorno mi disse: tu sei come un violino, tutto diventa più armonioso con te“. Insomma, ogni parola della Loren alla fine è valsa molto di più di una lezione di storia del cinema.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net
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