L'errore non è alieno né al cinema né alla letteratura, così si ritrovano copertine di romanzi settecenteschi con donne vestite in abiti edoardiani (per esempio la nuova edizione Giunti Y di Orgoglio e Pregiudizio), profusione di anacronistiche crinoline e altre amenità.
Di tutti questi modi di presentare erroneamente le epoche storiche, uno mi irrita particolarmente ed è quello di raffigurare sempre le eroine scarmigliate e spettinate, con la folta chioma al vento.
NO!
Finiamola con quest'idea!
Diciamolo chiaro e tondo, nessuna ragazza prima della seconda metà dell'Ottocento si sarebbe sognata di uscire di casa spettinata e con i capelli sciolti, né un'aristocratica né una borghese e neanche contadine e popolane che avevano comunque una loro etichetta di vestiario.
Nessuna di loro avrebbe fatto la scena madre di Titanic, con il vento tra i capelli e l'aria da eroina romantica maledetta, l'avrebbero creduta un'indemoniata!
La nemica giurata di tutto ciò era la cuffietta, un rettangolo più o meno grande di tessuto, spesso bianco, che serviva per raccogliere i capelli. La cuffia, più o meno elaborata a seconda dello strato sociale, era un accessorio indispensabile, non un optional, e credo che sia giunto il momento che registi e sceneggiatori imparino ciò.
Se la Regina Vittoria portava la cuffia anche in alcune sue rappresentazioni ufficiali, chi sono le eroine moderne per esimersi? Chi è Elisa di Rivombrosa, Elizabeth Bennet o Agnes Grey per dettare il contrario?
Coprirsi i capelli non era una forma di svilire la propria femminilità, ma una questione di praticità, impediva il disfarsi dell'acconciatura facendo apparire la figura disordinata e selvaggia, l'immagine peggiore che una donna poteva dare di sé (anche se fa molto bohemien), inoltre proteggeva il capo dal sole così come noi sotto la canicola indossiamo occhiali e cappellino.
Sebbene possa apparirci strano, poco abituati a coprirci il capo se non per vanità, all'epoca la cuffia era la regola, non il vezzo.
Se non era la cuffietta a coprire la testa, allora si doeva fare i conti con l'immancabile cappellino, qualcuna portava anche la cuffia sotto il cappello... e se proprio una ragazza doveva uscire a capo scoperto, si sarebbe prima preoccupata di pettinarsi a dovere e sistemarsi i capelli in una acconciatura sufficientemente rigida da non sembrare disordinata. Non vedetela come una assurdità, è un po' come chiedere a certe donne musulmane di non mettere il velo, è considerato sconveniente e contrario alla loro legge morale.
Non occorre ritornare troppo indietro nel tempo per ricordare che anche le nostre nonne, alla messa domenicale, ci andavano col fazzoletto legato sotto il collo, perchè non stava bene che una donna entrasse in chiesa col capo scoperto, era una cosa estremamente irrispettosa. L'usanza decadde in Italia soltanto negli anni Sessanta, ormai tempo di grandi ribellioni, ma se osservate attentamente i film di Don Camillo vi accorgerete che moltissime, se non la totalità delle signore alla celebrazione ha il fazzoletto (perchè la cuffia non usava più ed erano troppo povere per un cappello signorile).
Secondo indiscrezioni della costumista dell'ultimo O&P del 2006, la famosa attrice già protagonista di Pirati dei Caraibi si sarebbe ribellata ad una scena in cui doveva portarla, sostenendo che le faceva la testa grossa. Una motivazione validissima, dopotutto lei è una star di Hollywood, mentre la Austen è solo una scrttrice di qualche secolo fa, è solo uno degli autori che ha venduto di più in tutta la storia della letteratura...
Tutte le eroine post-moderne di Jane Austen dovrebbero imparare a infilarsi una cuffia, anche se questo rovina la loro perfetta messa in piega, al tempo i riccioli e le pettinature elaborate erano riservate agli eventi mondani, per tutti gli altri giorni i capelli indisciplinati con cui tutte noi combattiamo la mattina si nascondevano sotto cuffietta e pizzi.
Qualcuno ha recentemente guardato in tv Lo straniero che venne dal mare? La protagonista sembra uscita da un quadro Preraffaellita, tuttavia per l'epoca era impensabile che una ragazza tenesse una simile mise per scorrazzare per strada.
Nonostante il concetto venga ribadito all'uscita di ogni film storico nel corso degli ultimi vent'anni, non ci sono stati miglioramenti e all'alba del XXI secolo, quando del passato si conoscono quasi tutti gli aspetti e ci si vanta di essere, nei suoi confronti, obiettivi e coerenti, ecco che ci propinano immaginia dir poco anacronistiche.
Non siamo come nei paesi islamici, ha detto un giorno una famosa sceneggiatrice italiana di fiction storiche. Posso anche darle ragione, ma non cambia il fatto che tu stia rappresentando il passato e devi farlo come era, non come la gente pensa che sia.
Perpetrare un simile errore, dare credito all'ignoranza o ammantare il luogo comune di una qualche giustificazione della serie l'ho visto in televisione è, a mio avviso, una colpa grave da parte di qualcuno che si prefigge di raccontare una storia e lo fa innegabilmente male.
Se si raccontasse Cappuccetto Rosso e al posto del lupo venisse fuori una tigre del Bengala, credo che in molti si alzerebbero indignati dicendo che quello non è il canone, cioè la linea guida. Come procedere dunque?
O gli sceneggiatori dicono chiaramente che il loro film è un'opera liberamente ambientato nel... oppure, ancora meglio opera di ambientazione fantastica, in quanto non canonica, oppure si decidono a far le cose come si deve. Ma se non lo fanno lo devono ammettere.
Qualche esempio esplicativo.
Catherine Morland
L'abbazia di Northanger
Elizabeth Bennet
Orgoglio e pregiudizio
Jane Austen
Becoming Jane
Marianne Dashwood
Ragione e sentimento
Mary Smith
Cranford
Amy Foster
Lo straniero che venne dal mare
Jane Eyre
Jane Eyre
Emma Woodhouse
Emma
Hester Prynne
La lettera scarlatta
Hester Prynne
La lettera scarlatta
Caroline Ingalls
La casa nella prateria
Fanny Price
Mansfield Park
Mary Ingalls
La casa nell prateria
Hester Prynne
La lettera scarlatta
In linea di principio, se la cuffietta di un'eroina non viene citata almeno una volta nel libro, o se questa vaga spensierata come nei dipinti di Waterhouse, di Rossetti o di Hunt (che però erano ambientati nel Medioevo), allora è anacronistica.
Ormai irrimediabilmente fuori moda (chissà che non torni presto e non ci ritroviamo tutte con quel buffo accessorio in testa), la cuffietta, come lo scialle è irrimediabilmente considerato un indumento da nonne, da usarsi solo nelle fiabe, eppure non è sempre stato così e questo è bene che lo rammentiamo, noi, ma soprattutto chi PRETENDE di fare storia.
Baci a tutti
Mauser