Chesil Beach di Ian McEwan: pensare che per almeno due anni è rimasto lì, nella mia solita pila delle "letture in attesa", impermeabile anche al caloroso suggerimento di qualche amico.
Sarà che non mi tentava, la trama. La prima notte in un luna di miele, il naufragio di una coppia.
Eppure, eppure, non è quello che succede che conta davvero. Piuttosto quello che non succede.
Inghilterra, anno del signore 1962, prima della rivoluzione sessuale, dei Beatles, delle minigonne di Mary Quant, prima di tutto, quando anche tenersi per mano in pubblico è un oltraggio alla morale e in camera di letto vincono inibizioni e imbarazzi.
C'è ciò che rimane dell'Inghilterra vittoriana, con le sue convenienze e ipocrisie, in questo libro. C'è un mondo che indugia sul ciglio della storia prima di trapassare del tutto, come il sole al tramonto.
E c'è ancora di più, molto di più, in queste pagine virate sul sentimento del rimpianto, con un'intensità che poche altre volte ho incontrato.