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A Chicago è nata una stella: Jimmy Butler è il Most Improved Player of the Year!

Creato il 09 maggio 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

The @ChicagoBulls' @JimmyButler named 2014-2015 @Kia NBA Most Improved Player of the Year! #KiaMIP pic.twitter.com/s7AkGKiDGj

— NBA (@NBA) 7 Maggio 2015

Jimmy Butler è un ragazzo abituato a migliorare e a migliorarsi ogni giorno. Ha imparato, molto prima di dispensare magie quest’anno sui parquet di tutta la NBA, il significato e l’importanza del duro lavoro per guadagnarsi da vivere. Sua madre, quando aveva soltanto 13 anni, lo buttò fuori da casa sua, a Tomball, in Texas. Il padre, ovviamente, non era della partita già da quando era bambino. Butler non aveva soldi o un posto dove andare, quindi restò con alcuni amici prima di cambiare aria. Divenne una star all’high school della città, supportato dalla famiglia Lambert, prima che coach Mike Marquis, del Tyler Junior College, gli diede l’opportunità della vita, per diventare un campione. Nel 2011 la 30° chiamata dei Bulls lo fece sbarcare nella Lega e, quattro anni dopo, Butler è ormai una stella tra le più brillanti della Città del Vento. A 25 anni, Butler è il Most Improved Player of the Year, ma è già diventato un grande uomo da un pezzo.

Una stagione spettacolare sotto moltissimi aspetti quella vissuta dal nativo di Houston: career-high in termini di punti (20 a partita), tirando con il 46% dal campo ed il 38% da oltre l’arco, oltre ad aver tentato 463 liberi (7° nella Lega) ed averli convertiti con una percentuale dell’83%, rimbalzi (5.8), assist (3.3) e palle rubate (1.7), prima selezione in carriera per l’All-Star Game ed il primo trofeo per il giocatore più migliorato della stagione nella storia della franchigia, a compimento di un processo di crescita spaventoso. I suoi 38.7 minuti giocati di media sono il massimo per un giocatore NBA quest’anno e Chicago ha messo insieme, nelle 82 partite di regular season, 50 vittorie e 32 sconfitte, assicurandosi il terzo gradino del podio in una Eastern Conference dominata dagli Hawks, con i Cavaliers a fare da seconda forza. Nei playoff, poi, i Bulls hanno rischiato grosso, ma finito per domare agilmente la pratica Bucks in sei gare ed ora, proprio contro Cleveland, sono avanti 2-1 ed hanno acquisito il fattore campo dopo la vittoria in Gara 1 nell’Ohio.

L’anno passato Butler aveva destato una buona impressione, non andando però oltre i 13.1 punti di media, tirando con il 39.7% dal campo. La sua crescita, appena al di sotto dei 7 punti a partita, è la più alta quest’anno per chi ha giocato almeno 40 partite, mentre l’ottimo sviluppo delle sue performance al tiro è la seconda in percentuale, alle spalle di quella di Harrison Barnes (+8%), per chi ha tentato almeno 600 tiri. Non soltanto uno sviluppo a livello meramente individuale ed offensivo, ma anche in ogni aspetto del suo gioco: i rimbalzi sono saliti da 4.9 a 5.8 a partita, mentre gli assist da 2.6 a 3.3 ed inoltre Butler ha potenziato ulteriormente una fase difensiva ora incredibilmente efficace, come dimostra la cura metodica ed arcigna su LeBron James nelle semifinali di Conference ancora in corso.

Somehow, some way, with the people that were in my corner, I found a way to get there“, ha detto Butler nel momento in cui ha ricevuto il premio, sottolineando quanto sia stato difficile, ma produttivo, il suo processo di crescita nei Bulls. “It’s a testament to his work ethic and what he’s done. Each year, he’s gotten a lot better. I think it’s being recognized by a lot of people now. Where he is today, in comparing that to where he was four years ago, he’s made a gigantic jump“, ha aggiunto un’entusiasta Tim Thibodeau, mentore dell’esponenziale sviluppo del gioco della guardia e ben contento di avere un’arma di questo potenziale in più nel suo arsenale. Butler ha terminato la sua dichiarazione dicendo di trovarsi alla grande a Chicago e di voler continuare ancora per molto tempo la sua avventura nell’Illinois.

A lui sono andati 92 dei 129 primi posti disponibili e 535 punti. Al secondo posto, come nel premio di Defensive Player of the Year, si trova invece Draymond Green dei Warriors, con 11 primi posti e 200 punti, mentre al terzo è Rudy Gobert dei Jazz con 12 primi posti e 189 punti. Con il ritorno ad ottimi livelli di Derrick Rose e sperando che l’infortunio a Pau Gasol sia meno grave del previsto, a Chicago si può tornare a sognare in grande. Consapevoli che Jimmy Butler, nella sua vita, ha già realizzato molto di più di quanto ognuno si sarebbe potuto aspettare.

 

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