A colpi di compromesso

Creato il 30 agosto 2011 da Salvom1983
Il compromesso era solito significare che mezza pagnotta era meglio di niente. Tra i moderni statisti sembra in effetti che mezza pagnotta sia meglio di una pagnotta intera.
G. K. Chesterton

Le prime pagine di oggi delle testate di disinformazione vicine al governo sono un concentrato di soddisfazione per il brillante accordo raggiunto ieri che, in pratica, riscrive la manovra.
Tuttavia, basta una rapida lettura parallela per accorgersi che qualcosa non torna. Hanno vinto tutti. La cosa non lascia perplessi, poiché più che di un accordo politico (nell'accezione più alta del termine, nell'interesse dei cittadini, etc...: i soliti deliri di un idealista) si tratta di un baratto di concessioni reciproche volto a frenare la caduta verticale dei consensi. Eppure stavolta scappa proprio da ridere.
Il titolo a cinque colonne de Il Giornale è "Ha vinto Berlusconi", corredato da una foto alta quasi mezza pagina del buon Silvio con le mani giunte in segno di esultanza, che ricorda quasi il Dalai Lama. Il sommario spiega perché ad imporsi sarebbe stata la linea del premier: "Via il contributo di solidarietà e stop all'aumento Iva. Ritocchi alle pensioni. Paga la politica: abolizione di tutte le Provincie, dimezzati i parlamentari". Prendiamo atto e andiamo avanti. Libero titola, chiaramente a tutta pagina, "Vittoria: niente tasse". Stavolta il trionfatore è, modestamente, il giornale stesso, ertosi a paladino dei no-tax italiani, che riassume così i dettagli della nuova manovra: "Via il superbalzello sui redditi oltre i 90mila euro. No all'aumento Iva. Controlli a tappeto anti-evasione. In pensione più tardi ma c'è il trucco. E gli Enti locali si salvano". Volendo essere in buona fede, si desume che gli enti locali graziati secondo Libero siano i comuni. Ma la parte più bella deve ancora arrivare. Belpietro, infatti, dà segnali di ritorno all'ovile, dopo aver finto per pochi giorni di attaccare perfino il padrone in nome di principi irrinunciabili: "Silvio: «Ho raddrizzato questo decreto nato male». La Lega non ride però ci sta". Insomma, Berlusconi ha vinto perché ha seguito le indicazioni di Libero. Il più sottile dei direttori berlusconiani, Sechi, scrive nel suo editoriale su Il Tempo che "Silvio Berlusconi ha recuperato lo spirito del 1994", a beneficio dei fessi che ancora credono al mito fondativo e spiega che "l’abolizione delle Province, altra battaglia del nostro giornale, avverrà per via costituzionale, insieme al dimezzamento dei parlamentari". Un momento. Questo significa che l'accordo di ieri non prevede un bel niente per quanto riguarda parlamentari e province, dato che su queste due materie si passerà per via costituzionale, il che richiederà almeno un anno di tempo. Dulcis in fundo, La Padania: "Manovra, passa la linea della Lega. Al vertice dei Arcore tra Carroccio e Pdl si trova la quadra: 3 miliardi di tagli alla politica, dimezzati gli aggravi agli enti locali; stralciata l’abolizione delle Province; Comuni e Regioni faranno lotta agli evasori, gli incassi resteranno nei loro bilanci". Nell'articolo si specifica che il taglio delle Provincie è "previsto attraverso una legge costituzionale che conferisca alle Regioni le relative competenze ordinamentali" e che i tre miliardi di tagli alla politica consistono in un "duro colpo alla casta con il contributo di solidarietà riservato solo ai parlamentari e il loro dimezzamento". Solo che qui la cosa è descritta come già fatta. Sorvolando sulla scadente costruzione della frase, il messaggio che si fa intendere è che la Lega ha imposto le sue richieste al resto dell'esecutivo.
In barba a chi disprezza queste testate e le definisce house organs piuttosto che veri quotidiani: per conoscere la verità basta leggerli tutti e non credere a nessuno. C'è da scommettere che gli stessi disparati concetti verrano riproposti in TV dai vari lacché chiamati a difendere il provvedimento, con il risultato di creare una confusione di idee in cui, per l'appunto, hanno vinto tutti. La realtà è che siamo di fronte all'ennesima pace armata. L'origine della questione sta nell'evanescenza del patto di governo tra PdL e Lega, i quali, ormai da tempo, non attirano più nuovi consensi e lottano tra loro per spartirsi un bacino elettorale che, inesorabilmente, tende a ridursi. È difficile dissimulare quando il clima è sereno, figurarsi quando il barometro tende al "si salvi chi può".

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