A come agricoltura: cibo per la terra

Creato il 23 maggio 2014 da Marga

mappa dell’argomento

Nell’ introduzione si è visto come nel neolitico sia iniziata la trasformazione della Terra da parte dell’uomo. La deforestazione ha iniziato a cambiare il volto del nostro pianeta e probabilmente a metter mano al suo termostato, costituito dall’ azione chimica delle radici sul terreno (erosione dei silicati), come ci dicono Claudio dela Volpe dal blog della SCI e Ugo Bardi in una splendida conferenza/lezione di chimica della quale riporto il finale ;
“Parte della CO2 che abbiamo emesso in atmosfera sarà ancora qui fra 40.000 anni da adesso. In realtà ci starà molto più a lungo. Quindi, vedete quanto sia importante la reazione che vi ho mostrato. La reazione di erosione dei silicati è ciò che mantiene “Gaia” viva – o meglio, essa è Gaia. E non fate l’errore di pensare che Gaia sia una Dea e che, in qualche modo, si prenda cura di noi. No. È più corretto dire che Gaia se ne frega di noi – il che è ciò che ci si aspetta da una reazione chimica, dopo tutto. Siamo noi che abbiamo armeggiato con questa reazione chimica e saremo noi a doverne affrontare le conseguenze.

Alla fine, non possiamo sperare di forzare il pianeta a fare ciò che vogliamo che faccia. Quindi dobbiamo imparare a vivere nel flusso dei cicli della Terra. Per questo, dobbiamo sapere un po’ di chimica. La mia idea oggi, era quella di mostrarvi un po’ di chimica. Ma più che la chimica, dobbiamo imparare i nostri limiti, altrimenti non sopravvivremo a lungo.

Questa è la nostra Terra, non un pianeta di fantasia, cerchiamo di conservarla come l’abbiamo trovata:”

ciclo dell’azoto

Il tema prevalente di  questa seconda parte, sarà un  altro problema legato all’agricoltura: l’impoverimento del suolo. La crescita delle piante necessita di sostanze nutritive presenti nel terreno: in primo luogo azoto, fosforo e potassio. Con il raccolto, la coltivazione sottrae al terreno le sostanze necessarie alla crescita delle piante e per mantenere elevati i raccolti e le rese è necessario ricostituire la fertilità del suolo

Ma come?
La fertilità del suolo si ricostituisce lentamente grazie all’esposizione all’aria e alla pioggia. Sono però necessari anni , perché torni ai livelli originari. Questo processo si può accelerare con l’irrigazione e con la concimazione
Quali sistemi si sono utilizzati per rendere fertile il terreno?
Ve lo dico in poesia, quella che usò Virgilio nel libro primo delle georgiche:

Gia 2000 anni fa, dunque, si era capito che la terra si esaurisce coltivandola sempre con lo stesso tipo di coltura. Un sistema per ricostituire la fertilità era quindi quello di praticare la rotazione delle colture.

In cosa consiste?
Si divide il l terreno coltivato in più parti, ciascuna delle quali viene seminata con piante diverse o lasciata a riposo ( maggese) secondo un ciclo pluriennale .
La prima soluzione, quella praticata anche dai Romani prevedeva
1°anno maggese, 2°anno frumento

Nel Medioevo la rotazione divenne triennale :

rotazione biennale e triennale

1° anno maggese, 2° frumento 3°orzo avena
Oltre alla necessità di mantenere i terreni fertili, cresce anche il bisogno di nuove terre da dedicare all’agricoltura. Già dal Medioevo si assiste all’ampliamento delle superfici coltivate e all’abbattimento di foreste vergini.
Poi ci fu la scoperta dell’ America: nuove terre e nuove specie da coltivare.
A partire dal ‘700 ( i tempi non sono quelli del mondo globalizzato!), mais e patata

nuove colture

approdano definitivamente in Europa e vengono inserite nel sistema di rotazione.
E sempre a proposito di rotazioni, Intorno al XVII secolo si ebbe una pensata davvero geniale, che contribuì in modo consistente a quella che venne poi definita la rivoluzione agricola: l’introduzione della rotazione quadriennale:
1° anno maggese, 2°frumento, 3°,4° loietto ( ovvero foraggio)
L’introduzione delle colture foraggere in sostituzione del maggese ha portato grossissimi vantaggi:

  • liberare azoto nel terreno tramite le radici rigenerando la dotazione di sostanze fertili

    nei campi,

  • incrementare l’allevamento e l’alimentazione per il bestiame.
  • Aumentare la disponibilità di letame per la concimazione.

Colture foraggere e l’incremento dell’allevamento avviarono una sorta di circolo virtuoso che consentì un eccezionale aumento della produttività agricola e quindi della produzione totale.

La rivoluzione agricola porta ad un aumento della produzione di cibo, così l’alimentazione delle

incremento della produzione agricola

persone migliora e cresce il numero di abitanti (aumento demografico).
Le innovazioni tecnologiche hanno come conseguenza una minore necessità di mano d’opera: i contadini espulsi dalle campagne vengono assorbiti dalle industrie nascenti e dalle città.
L’aumento della produttività agricola, e quindi la crescente disponibilità dei beni primari ha permesso lo spostamento della forza lavoro nei centri manifatturieri alimentando il processo di urbanizzazione, favorendo in tal modo l’avvento della rivoluzione industriale.

In questo contesto vorrei mettere a fuoco due figure molto importanti : un economista e un chimico. Malthus (1766 – 1834) e Liebig. (1803- 1873).
Siamo in Inghilterra sul finire del XVIII secolo. La società stava profondamente cambiando; alla prevalenza esclusiva del reddito agricolo si stava affiancando il reddito industriale in rapida espansione, con  importanti conseguenze sugli schieramenti politici

Thomas Malthus

I conservatori (tories) si chiudevano a difesa dei proprietari terrieri ovvero del reddito agricolo, mentre i progressisti ( whigs) si stavano orientando verso nuovi indirizzi di politica economica.
La maggioranza dei seggi era dei proprietari terrieri che chiedevano misure protezionistiche sul prezzo dei cereali.
Intanto dalle campagne si registravano enormi flussi migratori con tutti i  problemi di organizzazione del territorio e di legislazione sociali, legate a questo fenomeno.
Il mercato del lavoro offriva alle masse urbane di disoccupati e proletari un’ occupazione e un salario ma secondo le leggi della domanda e dell’offerta. Quindi il salario era tanto più basso quanto maggiore era il numero dei richiedenti e l’occupazione era tanto più insicura quanto più frequenti erano le crisi, i fallimenti per i rischi congiunturali della produzione e per la libera concorrenza.
Quindi i maggiori centri urbani erano appesantiti da masse umane che vivevano in condizioni di assoluto degrado, igienico, alimentare, morale.
Da qui il dibattito: era possibile alleviare le sofferenze dei poveri? I lavoratori avevano o no il diritto di organizzarsi per ottenere condizioni di lavoro migliori?
Per dare un’idea di quale fosse il pensiero prevalente dico solo che nel 1800 la Camera dei Comuni vietò le associazioni operaie dichiarandole illegali.
In questo contesto appare la figura di un pastore anglicano formatosi in ambiente illuminista ma profondamente contrario all’idea ottimistica di progresso che caratterizzava quella corrente di pensiero. Se per gli illuministi il progresso dell’economia era come “ la lancia di Achille capace di infliggere profonde ferite all’antico sistema sociale, ma anche di risanarlo e guarirlo” per Malthus il progresso era ricettacolo di rischi “immanenti e necessari”.
Quali rischi?
Il rischio fondamentale a suo parere era l’espansione demografica. Nel 1798 uscì il suo Saggio che poi venne riproposto ampliato nel 1803.
Cosa diceva Malthus?
Prendendo come base i dati statistici relativi alle colonie inglesi del Nord America, arrivò a questa conclusione:
“La popolazione, quando non è arrestata da alcun ostacolo si raddoppia ad ogni periodo di 25 anni, crescendo così in progressione geometrica. I mezzi di sussistenza, anche nelle circostanze più favorevoli alla loro produzione, non possono crescere che in progressione aritmetica.
Posto che la popolazione attuale ascenda a un miliardo di uomini, la razza umana crescerebbe secondo i numeri 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256 e i viveri secondo i numeri 1,2,3,4,5,6,7,8,9. In due secoli la popolazione si troverebbe , rispetto ai viveri come 256 a 9! In tre secoli come 4096 a 13, in duemila anni la differenza sarebbe quasi impossibile da calcolarsi “
Detto ciò ecco i termini e i dati del problema secondo Malthus
• La popolazione aumenta con un ritmo x corrispondente a una progressione geometrica
• Le risorse aumentano con un ritmo y corrispondente a una progressione aritmetica
• Per evitare lo squilibrio incontrollabile tra x e y occorre inventare modi di contenimento dello sviluppo di x tali che non turbino le leggi di natura e lascino spazio alle esigenze vitali dell’ uomo
• Una legislazione sociale che garantisca provvidenze a tutti gli uomini indiscriminatamente, ( ossia senza tener conto della produttività economica dei singoli) e la garantisca in base a un parametro sufficiente a mantenerli in vita, rischia di costringere l’umanità intera a uno squallido destino di povertà e di sottosviluppo.

Il Saggio viene pubblicato in un momento in cui si discuteva se fossero utili i provvedimenti legali per l’assistenza ai poveri: discutevano se avesse un senso compromettere gli interessi dei produttori per inseguire la chimera di una giustizia impossibile; discutevano se fosse ulteriormente sopportabile l’ulteriore disuguaglianza nella distribuzione dei beni.
Malthus si inserì nella discussione ponendosi fermamente contro l’ideologia socialista che affermava il diritto dell’uomo a ricevere un aiuto e un sussidio sistematico da parte della società.
Non è vero, egli sostenne, che gli individui improduttivi abbiano diritto alla solidarietà sociale.
La società si costituisce sulla base dell’utile e del contemperamento degli egoismi, e nessun utile è possibile attribuire all’assistenza. Infatti l’assistenza non è altro che un prelievo forzoso di reddito, prelievo che non si traduce in occasione di nuova produzione, ma solo di nuovo consumo, di nuove bocche da sfamare.
Questo idee così radicali non potevano che avere un doppio destino: o amore sconfinato o odio assoluto. E questo spiega da una parte la fortuna immensa del Saggio e dall’altra le accuse e le critiche pesanti di cui Malthus venne fatto oggetto. Marx lo definì “staffiere gallonato della borghesia” (allora gli insulti erano molto raffinati), ma gli esponenti della borghesia furono pronti ad accogliere le sue tesi e una pagina che ora riporto fu considerata quasi il manifesto del liberalismo sul terreno economico.
Un uomo nato in mondo già posseduto, se non può ottenere dai genitori una sussistenza che pur ha motivo di chiedere, e la società non ha bisogno della sua opera, non ha nessun diritto da rivendicare sulla benché minima porzione di alimenti, e, in realtà, non ha ragione di essere dove è. All’opulento banchetto della natura, non c’è un coperto per lui. Essa gli dice di andarsene e farà presto ad eseguire il suo ordine se il malcapitato non riesce a far breccia nel cuore di qualcuno degli ospiti. Se questi si alzano e gli fanno posto, altri intrusi si faranno avanti a pretendere l stesso favore. La notizia che chiunque venga sarà nutrito riempie la sala di numerosi pretendenti, l’ordine e l’armonia della festa ne sono turbati, l’abbondanza che prima regnava si trasforma in penuria, la felicità degli ospiti è guastata dallo spettacolo di miseria e di accattonaggio che ogni angolo della sala presenta, e dal clamore importuno di quanti sono furiosi di non trovare il cibo loro promesso. Troppo tardi gli ospiti comprendono l’errore in cui sono caduti trasgredendo gli ordini severi impartiti agli intrusi dalla grande padrona del festino, che desiderando che tutti i suoi ospiti fossero sazi e sapendo di non poter provvedere per un numero illimitato di persone, aveva cortesemente rifiutato di accettare i nuovi venuti , una volta occupata tutta la tavola.”
Impressionante vero?
Malthus era terrorizzato dalla prospettiva di un aumento demografico incontrollato che pensava potesse essere favorito da condizioni di vita migliore(non guadagnate) da parte del popolo. In realtà la storia dimostra che non è così: l’incremento demografico frena, in condizioni di benessere.
Ma, oltre che esprimere questo suo poco caritatevole pensiero( condiviso con entusiasmo da economisti passati , presenti e prevedo anche futuri) Malthus nel suo saggio fa anche un’altra cosa, questa molto meno condivisa e alla base del suo oblio: mette in discussione i concetti stessi di progresso, di sviluppo, di libertà e di giustizia. Li mette in discussione non nel senso di negarli, ma di riportarli entro il quadro delle leggi della natura che sono le leggi degli equilibri possibili, le leggi del limite, le leggi della compatibilità. A mettere in crisi il sogno di una società in espansione capace di offrire a tutti i suoi membri una quota uguale e crescente del reddito prodotto basta, a giudizio di Malthus , una sola considerazione: la considerazione del rapporto tra popolazione e sussistenza.
Il sistema di coltura delle terre fertili non consente una troppo rapida espansione: perché l’agricoltura è ancorata a procedure di sfruttamento del terreno che non possono subire potenziamenti superlativi. E qui Malthus sbaglia perché non prevede i nuovi indirizzi in agronomia che aprono, con l’uso dei fertilizzanti, inattese speranze. Proprio per rendere ben evidente il fatto che esiste un limite allo sviluppo espose la legge delle due progressioni , che però contiene una serie di errori:
non è vero che lo sviluppo demografico avvenga secondo una progressione geometrica e non è vero che l’aumento delle risorse debba procedere a ritmo più lento rispetto all’ aumento della popolazione. Non voglio dilungarmi oltre e perciò vi invito a leggere questo saggio che ho trovato interessante anche se non recentissimo.

Per sentire un’ opinione un tantino diversa da quella di Malthus eccovi questo video

qui troverete la traduzione italiana

Nonostante tutto la teoria di Malthus ebbe un importante risvolto culturale: significò un richiamo al senso del limite. Occorre rispettare e conservare alcuni parametri propri della dimensione umana, se non vogliamo che l’ambizione stessa del progresso finisca per travolgerci e distruggerci. Dal punto di vista economico Malthus fu il primo a rendersi conto che un sistema in espansione produttiva deve essere alimentato e sostenuto da una crescente domanda e che perciò i problemi dello sviluppo e del consumo sono intimamente connessi.

E adesso facciamo un piccolo salto temporale: catapultiamoci nel 1840. In quest’ anno, viene pubblicata un’opera “ La chimica e la sua applicazione all’agricoltura e alla fisiologia”

vita di Liebig

, scritta, su consiglio della British Association for the advancement of science da un famoso chimico tedesco di nome Justus von Liebig (1803 1873).
Il nome Liebig è per molti legato all’estratto di carne da lui inventato ( dado Liebig) o alle figurine Liebig, in particolare al famosissimo e rarissimo Feroce Saladino. Ma Liebig fu un grandissimo scienziato, uno dei padri della chimica e uno dei suoi maggiori contributi lo diede proprio all’agricoltura.

vita di Liebig

Fondandosi su ricerche sperimentali sue e di altri, Liebig mise in evidenza che le piante, oltre all’anidride carbonica e all’ acqua, hanno bisogno per il loro sviluppo di azoto, acido fosforico, potassio, calcio, magnesio, acido silicico e altri composti inorganici e che perciò, i mezzi nutritivi delle piante sono le sostanze inorganiche. Quando in seguito alle coltivazioni di cereali, tuberi ecc., si sottraggono dal terreno questi componenti minerali, sorge la necessità, per impedire l’esaurimento del terreno, di fornire ad esso i composti azotati, fosforati e il potassio di cui ha bisogno. Per dimostrare la validità delle sue teorie, Liebig fece esperienza in grandi terreni aridi dei dintorni di Giessen, nella cui università insegnava, ottenendo risultati brillanti. Atri sperimentatori di diversi paesi quali Francia e Stati Uniti, raggiunsero risultati analoghi dimostrando l’enorme importanza che ha l’aggiunta nel terreno dei concimi minerali. Fondamentale poi è l’osservazione secondo cui ogni pianta ha bisogno, ogni anno, di una certa quantità di vari elementi nutritivi; la crescita è perciò impedita o rallentata se la concentrazione nel terreno di anche uno solo degli elementi nutritivi è inferiore alla soglia minima della necessità della pianta; è questa la “legge del minimo” che introduce, implicitamente, il concetto di “limite alla crescita”. L’aumento della produzione vegetale richiedeva quindi l’aggiunta al terreno di sali inorganici contenenti azoto e fosforo. (G.Nebbia)
Dall’ Accademia delle scienze di Torino

“Come ha messo in luce Antonio Saltini nelle ultime opere, Liebig converte la propria dottrina del fosforo in dottrina sulla storia delle società umane, che sarebbero tutte destinate al tramonto dopo avere esaurito le riserve di fosforo dei terreni sui quali siano sorte. Spiega in questo modo il collasso della Grecia, di Roma e dell’Impero spagnolo; così, da chimico vestito il manto del profeta, proclama il prossimo tracollo dell’Impero britannico dove, data la diffusione dei water closets, il fosforo degli alimenti viene destinato a disperdersi in mare, come era avvenuto a Roma a causa della cloaca massima. Sopravviveranno, secondo la dottrina del tramonto delle civiltà di Liebig, solo il Giappone e la Cina, dove milioni di sudditi solerti vuotano, ogni mattina, i vasi da notte nelle concimaie, dalle quali i contadini porteranno con diligenza il contenuto a concimare le risaie
L’opera di Liebig diede il via a importanti attività industriali legate all’agricoltura e in particolare all’industria dei concimi potassici, azotati, fosfatici. Liebig insistette comunque sull’importanza della materia organica nel terreno e sulla necessità di conservarne il contenuto di humus e anzi di arricchirlo mediante concimi organici, anticipando in questo molti dei principi della agricoltura “organica”, in un corretto equilibrio fra i concimi artificiali e quelli naturali.
Per approfondire eccovi questo interessante articolo di Giorgio Nebbia.

Quella di Liebig è la risposta alle teorie di Malthus: i fertilizzanti minerali hanno permesso di aumentare la produttività agricola e di arrivare felicemente al XIX secolo, triplicati dai tempi di Malthus e Liebig e pronti a moltiplicarci ulteriormente supportati da un’altra rivoluzione: quella verde.
Continua …


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