Tu mi amavi. Per te io ero quello che apriva la porta, accendeva le lampade, preparava il cibo. In te, io toccavo l’intima realtà di ogni natura, l’egoismo essenziale che costituisce la base di ogni amore. Tu solo vedevi in me l’Onnipotente, vedendo in me Colui-Che-Non-Si-Puo’-Spiegare. Ogni giorno, colmo di un ardore meticoloso, ti affannavi a leccare le mie mani. Ma ti irritavi, se qualcuno le baciava. Ogni mattino, quando ti svegliavi, celebravi la mia risurrezione, perchè per te gli assenti erano come i trapassati. Ogni sera, quando mi addormentavo, tu ti appallottolavi ai miei piedi; e mentre io mi abbandonavo a questa morte transitoria, mi sentivo simile alle statue tombali degli uomini del MedioEvo, con il cane di casa accucciato ai loro piedi. Privato della società dei tuoi simili, la tua vita ben satolla assopiva i tuoi istinti a tutto vantaggio del cuore. Quando mi guardavi, leggevo nei tuoi grandi occhi quella religione dei deboli, che la paura, la gratitudine e la speranza hanno un giorno spinto a inventare Dio.
M.Y.
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