A fantastic fear of everything ( 2012 )

Creato il 10 gennaio 2014 da Bradipo
Jack, scrittore di libri per bambini , decide di cambiare genere e si mette al lavoro su un libro sui serial killer dell'età vittoriana. La sua psiche, già instabile , deflagra miseramente per la paura insana che ha di essere assassinato e si ritrova a vivere da recluso nel suo appartamento. Un giorno il suo agente gli prospetta un incontro con un importante produttore americano interessato al suo libro e Jack ora deve affrontare due problemi: uscire dal suo squallido appartamento in cui vive in solitudine e andare alla vicina lavanderia automatica, di cui ha una fobia folle, per pulire i suoi vestiti. E lì lo incontra veramente un serial killer che lo tiene prigioniero nel seminterrato assieme a un'altra cliente....
A Simon Pegg ci voglio un sacco di bene perchè la trilogia del Cornetto mi ha regalato momenti di assoluto divertimento e anche le altre cose che ha fatto non mi sono affatto dispiaciute.
Qui si presenta senza il suo compagno di merende Nick Frost e senza il terzo membro della banda , Wright , con un film che gli è stato praticamente fabbricato attorno per come è poggiato interamente sulle sue spalle.
Pegg è interprete sopraffino ma tende a debordare e in questo A fantastic fear of everything deborda abbastanza in una interpretazione totalmente sopra e fuori le righe nell'evidente intento di dare al suo personaggio una valenza grottesca all'interno di una narrazione sbilenca, rapsodica, in cui quello che vediamo ci fa venire sempre il dubbio se sia vero o semplicemente una proiezione mentale del protagonista, un tizio da rinchiudere subito all'interno di un manicomio, nella sua bella stanza imbottita e magari vestito con una comodissima camicia di forza.
In realtà A fantastic fear of everything ha una narrazione così frammentata che non si capisce che direzione voglia prendere: forse ne vuol prendere troppe e alla fine non ne prende nessuna.
Diciamo che vale più per singole sezioni che nel suo insieme: ad esempio è veramente ben congegnata la sequenza alla lavanderia con un crescere della tensione lento ma continuo sempre riletto attraverso un'ironia acre e bastarda, mentre è insostenibile il pippone finale con uno dei serial killer più asini mai visti sullo schermo.
Ma probabilmente anche questo rientra in quella prospettiva grottesca in cui inquadrare e includere il film.
Senza il contraltare del suo amicone Nick Frost, Simon Pegg si esibisce in un one man show estenuante, una specie di spettacolo da acrobata della recitazione che si esibisce senza rete di sicurezza, un campionario di smorfie e mossette che spesso non rendono giustizia alla sua bravura.
Non si può nascondere un pizzico di delusione per un film che prometteva ben altro: tra commedia e horror quello che viene fuori è un ibrido grottesco in cui tutte le idee sembrano ammassate un po' alla rinfusa e questo non permette al film di decollare , anzi si fa un po' fatica a proseguire proprio perchè manca una vera e propria coerenza nella struttura narrativa.
Alla lontana ha riportato alla memoria il favoloso John dies at the end di Don Coscarelli ma quello era sostenuto da una scrittura di ben altro livello e da una regia molto più matura rispetto a quella dell'esordiente Crispian Mills ( dalla regia mi dicono che fosse un musicista di una band di un certo successo ) coadiuvato dall'altrettanto esordiente Chris Hopewell, un passato glorioso nella direzione di videoclips musicali.
Peccato, nonostante Simon Pegg riempia ogni scena non me la sento proprio di consigliarlo....
( VOTO : 5 / 10 ) 
 

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