INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti
Libreria Marabuk
Via Maragliano, 29/e – Firenze
tel. 055 360437
info.marabuk@gmail.com
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di Lorena Bruno
Nel novembre 2012, dopo 18 anni di attività, ha chiuso Edison, la libreria di piazza della Repubblica a Firenze, per il mancato rinnovo del contratto d’affitto, non perché la libreria andasse male. Al suo posto oggi c’è Feltrinelli Red. Alcuni librai non si sono arresi alla disoccupazione, hanno fondato una cooperativa e aperto una loro libreria. Abbiamo intervistato una di loro, Marida Maritato.
Quando e perché nasce la libreria Marabuk?
La libreria ha aperto il 21 marzo 2015, ma il progetto è partito prima, perché la nostra cooperativa, Materiali resistenti, è nata il 18 luglio 2014. La cooperativa è il frutto dei nostri progetti dopo la chiusura della libreria Edison: ci siamo scelti tra noi per comunione d’intenti e abbiamo iniziato a lavorare al progetto di apertura di una libreria nostra. L’idea è nata dalla voglia di continuare a fare il proprio lavoro in modo indipendente: l’unico sistema era farlo per conto nostro. Siamo molto soddisfatti, tutti i nostri trattamenti di fine rapporto sono stati investiti sulla libreria, al di là di pochi aiuti da parte della Filcams Cgil o la Legacoop Firenze, non abbiamo avuto nessun aiuto. Ci sono stati tanti buoni propositi del Comune, della Provincia e dalla Regione, però ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto da soli, che dà molta più soddisfazione.
Chi sono i librai di Marabuk?
Siamo sei soci, Daniele, Lorenzo, Vincenzo, Maria, io e Simone. Io ho quindici anni di esperienza, gli altri molti di più. Siamo dei sognatori.
Parliamo del nome della libreria, perché si chiama Marabuk?
Il nome è una fortunata coincidenza: la nostra cooperativa, come dicevo, si chiama Materiali resistenti, quindi volevamo un nome che non si distaccasse molto da questo, ma che fosse più adatto a una libreria. “Mar” richiama il nome della cooperativa, abbiamo pensato che dovesse essere mar-at-buk, molto italianizzato; in seguito abbiamo trovato questo spazio in via Maragliano 29 a Firenze, abbiamo pensato che calzasse a pennello e l’abbiamo chiamata così.
A Firenze esiste un’associazione di librerie indipendenti?
Non ancora. Ci sono state molte riunioni negli anni, anche prima che aprissimo; i librai indipendenti hanno sempre cercato di incontrarsi per creare un’associazione che li tutelasse contro lo strapotere delle catene di librerie. Ci stiamo lavorando, speriamo che succeda presto.
Conoscete la piattaforma Satellite Libri, punto di incontro tra libraio, editore e lettore?
La conosciamo, abbiamo curiosato sul loro progetto e li abbiamo visti molto attivi.
Di che cosa hanno bisogno i librai in Italia? Di un sindacato di categoria, di un associazionismo più operativo, di una nuova legge Levi?
Il libero mercato non può essere applicato al libro come per qualsiasi altra merce. Il prezzo del libro è bloccato, chi acquista di più ha un determinato sconto e di conseguenza può scontare di più, cosa che noi non possiamo fare. Non potremmo applicare uno sconto del 15% come fa Feltrinelli, chiuderemmo subito, come tutti i librai indipendenti. Ci vorrebbe più sostegno, che in Italia non c’è, perché non c’è interesse nel promuovere la cultura, nel far sì che i piccoli librai rimangano aperti, anzi spesso risultano un po’ scomodi se non promuovono un determinato tipo di libri. Ci vorrebbe che lo Stato tutelasse la diversità, nel settore dei libri come in ogni altro. I librai indipendenti però resistono perché a Firenze stanno rifiorendo, seppure a fatica, coraggiosamente. Bisogna puntare sulla diversificazione, offrendo al cliente ciò che si aspetta da un libraio: non il mordi e fuggi dell’ultimo libro di grido che si può trovare dappertutto a un prezzo minore, ma offrire dei servizi come la competenza, la possibilità di trovare in libreria iniziative per la cultura, senza limitare le idee. A livello nazionale un’associazione tra librai potrebbe aiutare molto, a livello locale non fino in fondo. Fin quando non si prendono le distanze dall’idea di coltivare il proprio orticello, gelosi del proprio spazio, non si riuscirà mai a raggiungere un risultato: se la cultura gira, gira per tutti. Noi cerchiamo di interagire con gli commercianti della nostra zona, perché ha bisogno di rinascere: se il quartiere non fa rete non sopravvive nessuno.
Il mercato ne detta alcuni, se so che Fabio Volo vende, piaccia o no, noi dobbiamo tenerlo; poi scegliamo a nostra discrezione: se un autore ci piace molto lo promuoviamo. Ad esempio, a me interessa molto Eureka Street di Robert McLiam Wilson (Fazi Editore) e continuo a ordinarlo nonostante sia uscito anni fa, così come altri miei colleghi consigliano quello che hanno letto e apprezzato. Curiamo molto il settore per ragazzi, stiamo cercando di dare molta evidenza agli autori che seguono il filone della genitorialità ad alto contatto, come Bortolotti, Balsamo e altri, perché proviamo a dare un’impronta diversa alla puericultura. Se mi chiedono i libri della tata, ce l’ho, ma provo anche a offrire un’altra scelta che secondo me è migliore.
Chi sono i clienti di Marabuk e qual è il vostro rapporto con il territorio?
Non ti posso dire se c’è un target particolare, abbiamo aperto da poco e non c’è un settore che va più di un altro, se non quello per ragazzi, che rappresenta la metà del fatturato. La nostra clientela è molto colta, Volo non ha fatto il boom. Cerchiamo di dare spazio alle piccole case editrici come L’orma editore, la Sur, l’Iperborea, la Clichy, che nella grande distribuzione non hanno questa visibilità, al di là di pochi casi in cui il libraio va contro certe direttive. Noi ci teniamo molto perché questa case editrici stanno svolgendo un lavoro enorme di selezione. Proviamo a far conoscere qualcosa di nuovo.
Che cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
In questo momento c’è un libro di Donato Carrisi e I cuccioli non dormono da soli di Alessandro Bortolotti.