Ormai è un dato di fatto che il gene Coppola ha una marcia in più.
Se del grande Francis Ford non si possono negare le qualità, nemmeno i suoi discendenti se la cavano male, con la figlia Sofia che ha dimostrato il suo perchè nonostante le critiche che iniziano a sentirsi riguardo Bling Ring e la nipote Gia che ha avuto modo di dimostrare di avere ereditato bene a Venezia 70, con l'esordio in Palo Alto.
Non può essere da meno, quindi, l'altro figlio, Roman Coppola che ha già alle spalle il riuscitissimo ruolo di co-sceneggiatore e co-regista di quel piccolo genio di Wes Anderson in vari progetti.
Non stupisce così che con questo suo secondo lungometraggio, lo stile Coppola (ben percepibile dalla trama e dalle musiche indie scelte) e lo stile Anderson (inquadrature e ambientazione sixties) vengano amalgamati alla perfezione in quello che è un film surreale e onirico.
Il Charles Swann del titolo è un grafico che non riesce a superare la rottura con la fidanzata. Quello che vediamo è il suo processo di elaborazione del lutto, tra schianti in automobile, gran bevute e sproloqui a cui fanno da intervallo incursioni nella sua mente fantasiosa, che si scatena in messe in scena e sogni ad occhi aperti. Accanto a lui, una sorella con il pallino della scrittura (la Medium Patricia Arquette), un avvocato in crisi matrimoniale (il sempre grande Bill Murray) e il migliore amico e musicista strampalato Kirby (il cugino di Roman, Jason Schwartzman).
Nella parte di un protagonista tanto attratto dalle donne, con quell'aria sonnacchiosa e provolona intrisa nell'alcool, non poteva calzare meglio quel mascalzone di Charlie Sheen, che regala quindi un'intepretazione parecchio naturale.
Con questo cast e queste premesse -e l'alone wesandersiano e coppolano in agguato- ci si aspetta ovviamente tanto, se non troppo. La verità sta però nel mezzo, ovvero in un film un po' pasticciato, che sembra quasi un divertissement tra amici, colorato e buffo quanto basta per omaggiare Fellini in un finale in cui la sottile linea tra finzione e realtà si infrange, ma a cui manca decisamente qualcosa di solido per restare ancorato a Terra.
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