Era il 2009. Pochi mesi dopo la pubblicazione di ‘Foot of the mountain’ la notizia fu ufficiale e nelle interviste ai tre, spesso separate, si leggeva tra le righe che la fine del gruppo non fu decisione unanime e che a Paul Waaktaar, che suonava il campanello degli a-ha con una borsa di canzoni per il nuovo album, un bel giorno non aprì nessuno.
Cinque anni dopo, in occasione del 30° anniversario di Rock in Rio (De Janeiro), gli a-ha vengono invitati per un concerto speciale, nel ricordo della loro esibizione del 1991 che tuttora è nel Guinnes dei Primati per l’evento musicale con la maggior affluenza di pubblico pagante.
Waaktaar dice sì sì sì e tira fuori dal cassetto un pacco di canzoni (dal 2010 non ha pubblicato praticamente nulla, what-a-shame!) e stavolta ha dalla sua il bravo Morten che già scalda l’ugola. Meno coinvolto, ma pur sempre della partita è Magne, tastierista ma ormai artista poliedrico, che già nelle interviste mette i puntini sulle i: gli a-ha ritornano con un meccanismo a orologeria, solo per 12 mesi, in cui avremo un album nuovo di zecca e un tour mondiale.
A settembre ascolteremo l’album Cast In Steel, che si preannuncia composto da almeno due anime (ecco i ‘puntini sulle i’): una dichiarata scelta analogica/artigianale (Waaktaar) [io incuriosito], l’altra elettronica (Magne) [io meno incuriosito]. Quindi un progetto che avrà ben poco di condiviso, con la probabile presenza anche di qualche brano di Morten e il suo entourage, quindi per me difficile da considerare come valore aggiunto all’opera [io vado a mescolare il sugo].
Il primo singolo estratto è “Under the make-up”, da oggi in radio premiere, una canzone scritta da Waaktaar “The King”, stella polare di songwriting del sottoscritto, va da sè che le aspettative siano alle stelle.
Cercherò di essere obiettivo.
[Primo ascolto]
Impatto piuttosto spiazzante, un intro solo voce e piano a cui si aggiunge…ta dah! l’orchestra! (no synths at all, strumenti di legno e metallo suonati da persone vere! WOW siamo sì o no alla fine del mondo?). Il verso, brevissimo, introduce un chorus dal sapore cinematografico molto ‘James Bond’, e così per due volte, poi bridge in chiave diversa per poi tornare sul binario, poi chiusura e tanti saluti e grazie.
nota a margine: la registrazione della parte orchestrale si è svolta via Skype. Waaktaar+produttore+arrangiatore dell’orchestra in tre località diverse, New York, Oslo, Los Angeles, mentre l’orchestra di 70 elementi in Macedonia. Mai come in questo caso la realtà/fantascienza mi fa riflettere sull’oscuro motivo che mi obbliga a guidare per 50km al giorno per andare al lavoro anzichè collegarmi in pigiama al monitor dell’ufficio.
Deluso? Beh, sì, un pochino, speravo in un pezzo ritmato e con più tensione.
E’ anche vero che, porca miseria, a eccezione dei primi due anni, per qualche motivo incomprensibile gli a-ha hanno spesso sbagliato i singoli estratti dagli album e anche stavolta fatico a capire quale strategia ci sia dietro la scelta di questo brano così pacato e classico da sembrare sorpassato rispetto alla musica contemporanea, e perchè mai aprire le danze con un pezzo adatto alla traccia di chiusura dell’album? Diciamo che si vuole essere non convenzionali? Diciamolo.
[Secondo-Terzo ascolto]
Che bello però il suono, così naturale e genuino, direzione stilistica che attendevo da secoli. Credo sia la strada giusta per dare la possibilità al gruppo di dimostrare una versatilità mai veramente riconosciuta…pur mancando sempre all’appello le chitarre, [eppure di The King ho visto spesso foto a casa sua, con decine di chitarre appese al muro….che forse questo sia un segnale…..che abbia veramente appeso la chitarra al muro? ;-) ].
Ma mi piace o no? Sono confuso, ma su alcuni passaggi ho un brivido sulla schiena. Mi darò il tempo per ascoltare il brano per tutta la giornata…
[10 ore dopo, in un episodio di Empire – family drama che sto divorando in questi giorni – Courtney Love interpreta una cantante decaduta e strafatta che in sala di registrazione viene letteralmente spogliata di pelliccia collane e trucco per ritrovare la vera artista e registrare la canzone della rinascita. Mmmhh.]
Ho fatto proprio bene a darmi più tempo, ma aspettare domani proprio non mi serve. Dopo averne effettuato la fredda autopsia utile per il blog, dalla testa sono passato all’ascolto emozionale (con la schiena, nel mio caso) e…….ora non sono per niente obiettivo… but who cares?
Under the make-up è un nuovo incredibile classico marchiato a-ha e va di diritto nella mia Top5 per restarci, sono ormai un suo ostaggio e vorrei che la ascoltassero tutti, perchè è uno di quei pezzi che non ti accorgi ma piano piano conquistano anche i detrattori.
E’ vero, il ritornello è così semplice, non c’è nulla che mi faccia dire ‘oh!’. In puro stile Waaktaar e forse per questo un po’ prevedibile, ma senza artifici tocca più di una corda emotiva, in equilibrio, a un passo dalla stucchevolezza e mi ha richiesto più di un ascolto per apprezzarlo veramente: cantato fenomentale, bassista che finalmente strapazza il proprio strumento con risultati miracolosi, l’orchestra, arrangiata splen-di-da-men-te e con passaggi sorprendenti… tutti insieme funzionano eccome e portano il brano, pur sempre uguale a se stesso, sempre più in alto fino a che prenderà il volo verso il sontuoso finale orchestrale.
Quanti anni, quante canzoni vestite di plastica sono dovuti passare per arrivare qui, nel posto giusto?
C’è un container di eleganza in questa canzone, un concentrato di stile nelle note e anche nei versi pur semplici, che [credo] raccontano di una relazione in cui le barriere si sono lentamente ispessite fino a nascondere tenerezza e spontaneità…
[I wanna see you under the makeup.] ….finalmente. Era la svolta che auspicavo quasi dal principio. Under the make-up ci restituisce una band senza trucco, comunque riconoscibile e più bella di sempre. Sono incantato e temo che il mio eyeliner non sia waterproof :-0 …
[Let all the worry vanish away] …mentre la ascolto ancora una, due, quattromila volte e mi trovo a fissare un punto a caso del soffitto, del monitor o dell’auto davanti a me…
[…like it’s the first time] …e alzo ancora il volume, finestrino aperto, ripensando a tutti i brividi sulla schiena delle prime volte in cui ho ascoltato la musica che mi emozionava. E’ già estate, e io stupido che non me n’ero accorto.
IL FRAMMENTO
https://ioego.files.wordpress.com/2015/07/a-ha_under-the-makeup_frammento.mp3
LINK AL BRANO COMPLETO
lo trovate QUI (abbiate pazienza è una primizia, i link continuano a essere rimossi, cercherò di tenerli aggiornati)
GIUDIZIO: CINQUE STELLE!!!