Salendo per le scale che occupano il minor spazio immaginabile,siamo arrivati alla fina nell'appartamento del cugino,e sopra ancora,alzando una botola,siamo sbucati in una piccola camera da letto,buia perche' William ci ha fatto arrivare l'acqua ma non ancora la corrente e costruita senza tanti scrupoli sul tetto,ingombro di depositi d'acqua e ciarpame vario messo li' casomai servisse,ma anche spalancato sullo spettacolo soprannaturale di quel cielo turbolento e di quei lampi inoffensivi,che sembrano sbalzare la notte e la citta' al riparo dal tempo.
Mentre sto' col naso per aria affacciato al finestrone e penso che su questo pianeta non c'e' gran che di meglio di una notte all'Avana,ammesso che l'Avana si trovi su questo pianeta,sento venire dalla cameretta la voce di Silvio Rodriguez in una vecchia scontata canzone.
"Vivo en un pais libre
cual solamente puede ser libre
en esta tierra en esto instante
y soy feliz porque' soy gigante"
Mi volto e nella barcollante semioscurita' ocra di una candela c'e' Maday con una collanina di pezzetti d'ambra,conchiglie paglierine e conterie gialle e un ventaglio dorato che le smuove i capelli neri.
I segni di Ochun mandano tenui luccichii quando incrociano uno scarto della fiammella.
Il resto e' il buio sulla sua pelle nuda e sulle sue labbra chiuse.
"Amo una mujer clara
que amo y me ama,sin pedir nada
o casi nada,que no es lo mismo
pero' es igual"
Che Orula signore della saggezza e della divinazione,vada a farsi un giro sul Malecon.
Non voglio piu' capire,ne' scrutare il futuro.
Voglio fare naufragio su quest'isola e sul silenzio di quella bocca.