Afanador è colombiano di origine. Fino all’età di 14 anni ha vissuto a Bucaramanga, la ciudad bonita, situata nel plateau panoramico sopra il Rio de Oro e ricca di storia coloniale. Dirlo ha senso. Perché furono proprio questi anni a insegnargli la bellezza, ammesso che sia insegnabile. Fatto sta che quel mix di natura soverchiante e tradizioni antiche e rituali devono aver in qualche modo esercitato l’immaginazione del fotografo allo stupore e alla meraviglia. Con il suo mezzo espressivo Afanador entra in contatto successivamente, quando cambiando contesto si trasferisce ancora ragazzino negli Stati Uniti. Però quel modo di vedere le cose gli è rimasto appiccicato addosso, così come la voglia di trasformare l’ordinarietà della realtà in un qualcosa di splendido…
Le ossa, tecnicamente, se le fa poi a Milano, dove verso la fine degli anni Ottanta costruisce il suo portfolio e individua la sua modella-tipo: «È interessante piuttosto che convenzionalmente bella, col collo e le braccia scolpite, e il busto lungo e aggraziato, per lungo tempo preferito da pittori enigmatici e senza tempo». Con questo portfolio, e con queste idee, Afanador torna negli Usa, a New York, e non si ferma più. Le più importanti riviste di moda, pubblicità, ritratti di figure emblematiche in tutti i campi – l’arte, la letteratura, la musica, il cinema, tra cui, colombiani come lui, Sofía Vergara e Gabriel García Márquez –, mostre in tutto il mondo. E poi quattro libri ambitissimi, nei quali si delinea sempre di più una personalissima idea di erotismo: Torero, Sombra, Mil besos e Angel Gitano. Pare che Torero, esaurito ad appena un anno dalla pubblicazione, sia diventato una sorta di oggetto di culto.
La modella ha i capelli tirati indietro, il trucco delle labbra è scuro e marcato, la pelle bianchissima. A differenza di quanto avveniva nel servizio di Avedon, coi morti qui c’è poca o nessuna interazione. Minime le occasioni di contatto, è più difficile immaginarsi una storia. Un cranio può al limite fungere da copricapo. Ma ci sono due lodevoli eccezioni: Charlotte seduta al tavolo con tre scheletrini, in una compagnia ambigua dove uno le posa delicatamente la mano ossuta sulla spalla, mentre lei stringe la mano di un altro; Charlotte vestita di nero, mentre bacia un grande corvo appollaiato sulla sua mano.
I colori sono eleganti, sfumati, rarefatti. Una cosa che non sempre avviene nei lavori di Afanador. Non vado oltre ma vi invito a visitare il suo sito e a curiosare fra tutto quello che ha fatto. Il compito è: esercitarvi a captare i tratti di questo immaginario erotico così particolare, naturale ed educato, che sa mescolare con sapienza la malizia, la decadenza, la formalità classica, l’audacia e la raffinatezza.