A lezione di Fisica

Creato il 22 gennaio 2014 da Fisiciaroundtheworld

Insegnare la Fisica all’Università a coloro che pensano che la Fisica sia un esame ostico, troppo lungo e pressochè inutile, non è impresa semplice, ma probabilmente stimolante. Lasciamo da parte le platee di studenti iscritti al Corso di Laurea in Fisica, tipicamente estremamente attratti dall’insegnamento ed in ampia parte affetti dalla patologia “Se sono qui è per prendere il Nobel”. Trascuriamo i miti correlati elaborati da Tullio Scopigno e Roberto Di Leonardo, secondo cui i fisici assumono una posizione estrema nei confronti dei doveri didattici, ovvero o si dedicano totalmente alla didattica ai limiti dell’esaurimento psicofisico o si dichiarano totalmente insofferenti verso di essi (miti che confermo in toto, e di cui vi consiglio la divertente lettura). Guardiamo invece all’insegnamento quadratico medio della Fisica nelle nostre Università, e proviamo a trovare quel che di positivo e di negativo sia rintracciabile.

La mia esperienza di insegnamento nell’Università parte da lezioni di coaudiutorato didattico, ovvero esercitazioni, che ho iniziato a fare ormai quasi 10 anni fa. Da un paio d’anni tengo invece corsi di Fisica generale in autonomia, e se da una parte il passaggio da compiere, da esercitatore a docente, è notevole ed impegnativo, dall’altra si può essere ripagati dello sforzo e monitorare la crescita dei propri studenti può essere persino divertente. Quando ho iniziato il corso di Fisica ed illustrato le grandezze fisiche fondamentali, ho fatto qualche veloce esempio su come trasformare una velocità espressa in Kilometri orari in una velocità espressa in metri al secondo. Ad alcuni sguardi perplessi, e a penne che fremevano sui quaderni, ho aggiunto la fatidica domanda su quanti litri di acqua metto in un metro cubo, e a quanti metri quadri corrispondono 5 centimetri quadrati. La platea iniziava, almeno in parte, a sudare. A questo punto, quando si avverte la mancanza di nozioni e capacità fondamentali, che dovrebbe essere scontato avere non dico dopo una maturità, ma probabilmente già a conclusione delle secondarie inferiori…cosa fare?! Credo che dalla mia parte della barricata i pareri siano diversissimi “Si arrangino”, “Ma come ci sono arrivati qui…”, “Bisognerà ricominciare da capo…ma come?”, ed altrettanto diversificate saranno le opinioni fra i banchi, fra chi si sente completamente disperso e chi avverte già il timore di annoiarsi.

Trascurando la domanda sul perchè ci sia sempre più di frequente questo tipo di lacuna, ho adottato l’approccio che potrebbe essere sintetizzato dallo slogan riportato da Jeremy Craven in una sua presentazione illustrativa della didattica che ho ascoltato qualche mese fa, ovvero “Low on facts, high on concepts”. In pratica, l’insegnamento della Fisica deve ambire a fornire concetti “alti”, descrizioni che ambiscono all’universalità e stimoli che vadano oltre l’applicazione di un certo set di equazioni. Dall’altra parte, non occorre perdere di vista la terra, la quotidianietà dove rintracciare l’equazione appena dimostrata. Insomma, l’altalena è sempre cruciale: nel calcolo dei momenti delle forze, nelle metodologie didattiche e, magari, anche nella vita.